Reportage dall’Etiopia 1935 – 1937, fotografie di Stefano Stradiotti in mostra a Castelponzone
È stata ufficialmente inaugurata la mostra: 1935 – 1937 REPORTAGE DALL’ETIOPIA di Fotografie di Stefano Stradiotti presso Casa Scaglioni – Pallavicini, in Via Storta 18 a Castelponzone, Scandolara Ravara (CR), sede dell’Associazione Castelletto dei Ponzoni; aperta nei mesi di maggio e giugno ogni sabato pomeriggio e la domenica.
L’appuntamento è stato organizzato dalla Prof. Renata Stradiotti, promotrice dell’Associazione Castelletto dei Ponzoni oltre che figura di spicco nel mondo della storia dell’arte, che ha vissuto la sua professione nei Musei Civici di Brescia prima come curatrice storico – artistica poi come Direttrice (1992 – 2012).
Hanno contribuito ad una interessante tavola rotonda di confronto la giornalista e scrittrice Beatrice Ponzoni, il Prof. Sergio Onger, docente di Storia Economica dell’Università degli Studi di Brescia, il Dott. Paolo Ghiringhelli, responsabile di ADAFA Cremona ed il Prof. Roberto Consolandi, importante storico dell’arte italiana.
Un pomeriggio che ha stimolato i numerosi presenti a riflessioni su quello che, per la prima volta in una guerra italiana, è stato il ruolo determinante della componente mediatica.
Per comprendere la mostra è necessario, però, conoscerne il perimetro storico. Il 3 ottobre 1935 le truppe italiane avanzarono in territorio etiope e come tanti giovani abili e arruolabili anche Stefano Stradiotti ricevette nel luglio 1935 l’inaspettata cartolina-precetto di chiamata alle armi.
Fu un periodo storico travagliato, e senza una formale dichiarazione di guerra ebbe inizio quella che la storia definirà una vera e propria guerra coloniale. Da tempo l’Italia si stava preparando all’intervento militare. Vani furono i tentativi diplomatici internazionali, comprese le perplessità di Papa Pio XI, ma la decisa azione del Duce e la posizione del clero italiano che appoggiò quasi all’unanimità la guerra, spinsero i contrari a tenere un profilo basso. Solo in pochi si accorsero che il conflitto avrebbe portato al terribile percorso che condurrà alla Seconda Guerra Mondiale.
All’interno di questo contesto il giovane Stradiotti, il 20 luglio si trovò catapultato a Roma presso l’Ottavo Reggimento Genio. Alla mancanza di notizie e indicazioni certe seguì la partenza per l’Africa orientale il 28 luglio e il 5 agosto sbarcò a Massaua (città e porto della Colonia Eritrea sul Mar Rosso).
Stefano nacque il 15 dicembre 1910 a Motta Baluffi, in provincia di Cremona. Studiò materie tecniche per poi dedicarsi, senza molto trasporto, all’agricoltura secondo la tradizione familiare. Il suo interesse principale era per il disegno tecnico ed artistico, in generale, per tutto ciò che “riproduceva” la realtà che lo circondava. Proprio durante la campagna in Etiopia sviluppò la passione per la fotografia che lo accompagnò per tutta la durata della guerra.
Lui che, aveva lasciato con rammarico il piccolo paese, scrisse con grande assiduità alla fidanzata Angiolina, diventata poi sua moglie, trasmettendo lettere e scatti fotografici tanto da trasformare poi questa corrispondenza personale in un vero e proprio reportage.
La guerra di Stefano. Stradiotti seguì quindi l’intera campagna bellica fino al marzo 1937. Arruolato nel Genio come radiotelegrafista, dapprima nella brigata agli ordini del Generale Dal Mazzo della compagnia 2° Divisione Indigeni sotto il comando del Generale Vaccarisi che, a sua volta, apparteneva al Corpo d’armata Indigeno al comando del Generale Pirzio Biroli. In un primo tempo, giunto a Macallè (città etiope) venne assegnato alla sezione Osservatorio per occuparsi del servizio al centralino telefonico; passaggio importante che gli consentì l’incontro con l’importante figura del Generale Emilio De Bono, a seguito dello Stato Maggiore che comandò l’esercito italiano nelle prime fasi della guerra, e degli operatori dell’Istituto nazionale L.U.C.E (L’Unione Cinematografica Educativa), il più efficace mezzo del regime nel campo dello spettacolo, della comunicazione e della produzione cinematografica e documentaristica sotto la diretta supervisione di Benito Mussolini.
Nel dicembre 1935 iniziarono le lunghe e difficili marce nel territorio del Tembien. Stefano venne destinato alla 2° Compagnia Radiotelegrafisti-Battaglione trasmissione 3° Corpo d’Armata Nazionale Eritreo A.O., agli ordini del Generale Ettore Bastico. Stefano visse una condizione più confortevole rispetto alla privazione a cui fu sottoposto durante la permanenza presso la Compagnia Indigeni.
I due Corpi d’Armata inviati vennero mandati al fronte nord per conquistare Macallè e sferrare gli attacchi definitivi all’Amba Alagi e all’Amba Aradam con una tattica a tenaglia. Stefano, dopo aver seguito con estenuanti marce tutti gli spostamenti e gli scontri delle Armate nel territorio del Tembien, tornò alla sua “vecchia specialità radio”.
Stefano non si trovò mai in prima linea ma come “specialista”, accompagnò tutte le operazioni a relativa distanza e documentò gli spostamenti fissando con il suo obiettivo i luoghi, le persone, gli avvenimenti, con una spontanea ed accurata attenzione all’inquadratura dei soggetti, utilizzando una macchina Coronet di fabbricazione inglese (esposta all’interno della mostra). Molte furono le difficoltà sia per procurarsi le pellicole sia per stampare le immagini per la mancanza della carta idonea; diligentemente, però, inviò con frequenza i negativi ed i positivi che sono stati ottimamente conservati.
L’archiviazione. Saggiamente ed in modo ordinato Stefano creò una vera e propria documentazione fotografica (dietro ogni immagine sono annotati luogo e data). Frequenti furono le lettere della campagna in Africa dal fronte nord (15 settembre 1935-29 marzo 1936), seguì una lunga sosta a Samrè (4 aprile 1936-4 giugno 1936); qui venne trasferito in ufficio al comando Genio come disegnatore. Interessante è la documentazione di tutto il trasferimento: passando per Asmara e Om Ager fino a Gondar, sede del Governatorato dove la Direzione Genio fu destinata (4 luglio 1936-14 febbraio 1936); il viaggio di ritorno partendo da Massaua attraverso il canale di Suez e lo sbarco a Napoli (14 marzo 1937).
Ciò che l’osservatore potrà contemplare e scrutare sarà il frammento dello sguardo di un giovane ragazzo, all’incirca ventenne, che privato della sua gioventù venne catapultato dalla campagna cremonese alla guerra in Etiopia. Uno sguardo che vive l’atrocità di quegli anni, apparentemente lontano dalla prima linea. La mostra restituisce, grazie all’impegno della Prof. Stradiotti e della figlia Laura, uno straordinario documento storico avvolto da scatti che, quasi, sembrano ricercare la dolcezza dei paesaggi della campagna padana. Noi non sapremo mai con esattezza cosa cela lo sguardo di un’attenta macchina fotografica. L’immagine rappresenta un frammento di vita. Certo è che in quelle immagini di uomini in divisa, piuttosto che le rappresentazioni di donne indigene portatrici d’acqua, giovani mamme con bimbi sulle spalle, soste militari e partenze, non c’è traccia di quella propaganda legata all’età fascista che tanto tentò di accreditare quella che venne definita “conquista di un posto al sole”.
La guerra non ha mai i guanti di seta, lo scrivo spesso, ma quella campagna mostrò l’aspetto feroce dell’uomo. Stefano tornò sano e salvo nella sua amata campagna, sposò la sua fidanzata Angiolina e per tutta la vita conservò gelosamente tutte le fotografie e la corrispondenza di quel periodo. A tutti noi ha regalato uno sguardo differente di una importante storia, forse, anche in mezzo alle brutture della vita abbiamo sempre la necessità di non perdere uno sguardo umano per non dimenticare chi siamo.
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commenti
Augusto Antonioli
19 maggio 2024 15:24
Per molti motivi e diversi ci si interessa a questa pagina di Storia poco conosciuta e che si intreccia con vicende familiari di molti.
Purtroppo oggi Domenica 17 maggio la mostra era inequivocabilmente chiusa, il che consonava purtroppo con un paese che non merita l'attuale decadimento.
Augusto Antonioli