«Fede e scienza devono rispettarsi reciprocamente»: la riflessione del Vescovo in Cattedrale per l’Immacolata
«Che cosa pensava e sentiva il Signore nella creazione?». Inizia riflettendo sulla creazione l’omelia che il vescovo Antonio Napolioni ha proposto durante la Messa nella solennità dell’Immacolata Concezione, presieduta nella mattinata di mercoledì 8 dicembre in Cattedrale, alla presenza dei Canonici del Capitolo della Cattedrale, del rettore mons. Attilio Cibolini, e del parroco don Antonio Bandirali.
«Dio fin dall’inizio – ha detto – mostrava una fiducia sconfinata, non solo in sé stesso, ma anche in quell’avventura di libertà, quella storia di alleanza che è la vita. Dunque sin dall’inizio predestina, prevede, intuisce e genera potenzialità infinite di amore: sin dall’inizio pensa a Maria. La possibilità, le necessità che una di quelle piccole creature così fragili potesse diventare la nuova Eva, la madre che introduce alla pienezza di vita e di bellezza»
Il parallelismo fra scienza e fede è il tema centrale dell’omelia del Vescovo che ha voluto proporre una riflessione su un tema più che mai attuale: «Scienza e fede devono rispettarsi reciprocamente. Non si può in mome della fede dire “la scienza non mi serve”, “dalle malattie mi salverà solo la preghiera”. Ma non si può dire che la scienza e la tecnologia da sole ci salveranno senza il senso ultimo della vita, lo sguardo profondo nel cuore umano, il mistero della salvezza che genera la speranza»
E mettendo in guardia dalle facili scorciatoie e della divisione in fazioni, il vescovo invita a guardare al Maestro che chiama la nostra libertà al confronto con la sua verità: «La nostra vita è un concerto di pianoforte suonato a quattro mani, dove Dio ci indirizza e ci aiuta seduto al nostro fianco; ci possono essere momenti alti e altri bassi, momenti facili e momenti difficili, ma in tutta questa varietà di situazioni non siamo mai soli a condurre, il maestro è vicino che suona con noi, la mano di Dio guida la nostra, ci insegna. In queste settimane prima del Natale dobbiamo smettere di essere solisti, stonati e ritornare ad essere cantori innamorati della comunione con i fratelli, sotto lo sguardo premuroso di Maria, cosicché la sua bellezza sia anche la nostra».
La celebrazione si è conclusa con l’augurio rivolto da mons. Napolioni a tutti i fedeli per questa giornata così importante e significativa che invita a «prepararsi al Natale con gioia e letizia, vicini ai bisognosi e pronti ad aiutare, usando la libertà che ci è stata donata per donare a nostra volta, suonando in armonia col nostro maestro».
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