È festa a Palazzo Stauffer: Sollima e i suoi allievi protagonisti di una serata caleidoscopica
A un anno esatto dalla sua ultima esibizione in questa città, in questa stessa magica cornice, nello stesso festival ritorna l’istrionico violoncellista e compositore (e, per l’occasione, carismatico conduttore) Giovanni Sollima alla guida di un entusiasmante gruppo di allievi con una serata dal titolo emblematico “Cello fest”.
Definire questo evento solo un “semplice” concerto non rende giustizia all’esibizione a cui abbiamo assistito: abbiamo partecipato ad una vera a propria performance artistica in cui Sollima ha fatto da “ponte” tra la musica e il pubblico.
La volontà di collegare epoche e stili musicali lontani nel tempo e nello spazio è stata la forza motrice di un programma variegato e travolgente.
L’ensemble di violoncelli, organico che ha ormai una storia pluridecennale e che ad oggi è presente in forma di gruppo cameristico in molte orchestre internazionali, ben si è prestato a questo tipo di esibizione musicale anche grazie alla duttilità di questo strumento. Dallo stile rinascimentale al Minimalismo, dal Barocco al rock lo stile del compositore Sollima si fa carico di secoli di storia condensandoli in maniera accattivante, tra i suoi meriti sicuramente va riconosciuto il fatto di aver avvicinato nuove generazioni alla pratica strumentale e alla frequentazione delle sale da concerto.
Il programma ha alternato autori classici, musica popolare per approdare al finale con il cavallo di battaglia di Sollima “Violoncelles Vibrez”, brano che ha visto come solista l’autore stesso. E con i Nirvana come bis.
I ragazzi si sono esibiti in varie formazioni, dal duo (come nella vezzosa suite Op. 16 di Popper) ad ensemble più ampli.
La decisione di dare uguale spazio a tutte le tradizioni del mondo (da Wagner alla musica tradizionale macedone e ad autori come Silvestrov e Tansman) è da sempre una cifra stilista di Sollima e ne sottolinea la profonda missione pedagogica, sociale e, naturalmente, musicale.
I gruppi si sono distinti, oltre che per precisione tecnica, anche per audacia e spirito di intraprendenza: la volontà di “giocare” con lo strumento spingendolo oltre i limiti della tecnica tradizionale. Glissandi, suoni percussivi e utilizzo registri estremi hanno arricchito la tavolozza espressiva di un gruppo strumentale che non ha avuto paura di mettersi in gioco e talvolta di rischiare. D’altronde si sa, la fortuna aiuta gli audaci (e chi studia).
Una serata che ben si intona all’interno di una rassegna con un’offerta variegata atta a mettere in luce talenti promossi dalla Fondazione.
Beniamino del pubblico, il violoncellista ha riscosso il successo che ci si aspettava senza tradire le aspettative.
Domani sera alle 21, presso l’Auditorium Arvedi, terza serata del festival. Si esibiranno il Quartetto di Cremona (a lungo assente dai palcoscenici cittadini) e il Quartetto Thumós.
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