21 agosto 2025

Zanzare, virus e ritardi nei trattamenti: "Serve una regia unica, non protocolli frammentati", l’appello del biologo molecolare Cristian Bosi per affrontare l’emergenza estiva

Tra gli argomenti che tengono banco in questa estate 2025 spicca quello delle arbovirosi, vale a dire le malattie virali trasmesse da artropodi vettori, in particolare di questi tempi le zanzare. Cremona, doveroso ricordarlo, è fra le province in cui sono scattati per la donazione di sangue obblighi di controllo e analisi aggiuntive. Restrizioni che hanno interessato anche le confinanti province di Lodi, Mantova, Milano, Parma, Pavia e Piacenza. Tra le arbovirosi purtroppo più sotto i “riflettori dell’attualità” spiccano Chikungunya, Dengue e West Nile. Il biologo molecolare parmense Cristian Bosi, che da tempo collabora nel monitoraggio delle arbovirosi, in esclusiva per Cremonasera ha accettato, ben volentieri, di fornire una serie di dettagliate spiegazioni e di questo, innanzitutto, lo si ringrazia.

"Negli ultimi anni – spiega il dottor Bosi - il tema delle arbovirosi è diventato centrale anche in Italia. Si tratta di malattie virali trasmesse da artropodi, che nel nostro Paese sono veicolate principalmente dalle zanzare. Due i gruppi di maggiore interesse sanitario: la zanzara comune (Culex pipiens), principale vettore del West Nile Virus, e la zanzara tigre (Aedes albopictus), capace di trasmettere Dengue, Chikungunya e Zika. Le linee guida nazionali e regionali indicano chiaramente che la strategia più efficace per contenere le popolazioni di zanzare è il controllo delle larve”. Qui, aggiunge chi scrive su queste righe, sarebbe curioso sapere da un po’ di sindaci ed amministratori, come mai in molti comuni siano stati effettuati con evidente ritardo trattamenti larvicidi ed adulticidi e come mai, ad oggi, vi siano comuni in cui non è ancora stato fatto nulla. A questo riguardo è anche bene ed utile ricordare che, il Testo Unico degli Enti locali, definisce chiaramente che il sindaco è il responsabile della salute pubblica, della sicurezza e della protezione civile sul proprio territorio e, quindi, in caso di diffusione di contagio potrebbe essere anche chiamato a risponderne.  

Precisato e ricordato questo, ecco che Bosi spiega che per il controllo delle larve “Lo strumento più diffuso è l’impiego del Bacillus thuringiensis israelensis, un batterio che produce tossine letali per le larve ma innocue per l’uomo, gli animali domestici e la fauna non bersaglio. Le tossine di questo batterio sono racchiuse in cristalli che si dissolvono solo nell’intestino degli insetti bersaglio, rendendo il trattamento altamente selettivo. Questo approccio – prosegue l’esperto -  è preferibile rispetto agli insetticidi adulticidi, che presentano una tossicità più elevata e possono indurre resistenza nelle popolazioni di zanzare se utilizzati in modo indiscriminato.

Gli adulticidi maggiormente utilizzati appartengono alla classe dei piretroidi (naturali o sintetici), originariamente estratti dal fiore del crisantemo, che agiscono sul sistema nervoso degli insetti causando paralisi. In caso di reale necessità, affidarsi esclusivamente ai larvicidi non rappresenta la soluzione più adeguata. È fondamentale tenere a mente che larvicidi e adulticidi hanno funzioni diverse e devono essere scelti in base allo scenario che si presenta e ai risultati che si cercano di ottenere. In generale – evidenzia - i prodotti larvicidi sono utilissimi per mantenere bassa la popolazione nel tempo e devono essere impiegati regolarmente. La loro efficacia aumenta se accompagnata da un’adeguata informazione al cittadino, che dovrebbe applicarli anche nelle proprietà private, spesso difficili da raggiungere dalle amministrazioni.

Per quanto riguarda gli adulticidi, questi servono per abbattere rapidamente le zanzare adulte in caso di emergenze sanitarie o infestazioni particolarmente elevate. Si tratta di soluzioni temporanee, da utilizzare in sinergia con i larvicidi per una maggiore efficacia. Tali sostanze, se impiegate correttamente, presentano una tossicità relativamente bassa per l’uomo, pur non essendo del tutto prive di rischi, soprattutto per bambini e anziani. Purtroppo la loro azione non si limita solamente alle zanzare, ma interessa anche importanti insetti impollinatori come le api e per questo li si utilizzano con parsimonia. In alcune regioni italiane, ad esempio in Emilia-Romagna, Arpae utilizza una rete di ovitrappole per rilevare la presenza di Aedes albopictus (zanzara tigre). Le uova deposte su appositi listelli di legno – spiega Bosi - vengono analizzate e contate, e mensilmente viene elaborata una mappa del rischio per ciascun capoluogo di provincia. Soglie operative ad esempio oltre 700 uova per listello — indicano la necessità di intensificare gli interventi. Per i comuni non capoluogo, invece, non esistono dati dedicati e spesso si utilizza il trend provinciale come riferimento, pur sapendo che può non riflettere le situazioni locali. Nelle regioni prive di programmi strutturati la gestione risulta ancor più complessa, poiché senza dati ufficiali diventa difficile pianificare interventi di prevenzione. In questi casi si corre il rischio di affidarsi a parametri generici, come l’indicazione di “alta densità di zanzare”, presente nelle circolari ministeriali, che però resta legata alla percezione soggettiva.

A complicare le decisioni delle amministrazioni locali – fa notare ancora Bosi - contribuisce anche la frammentazione dei protocolli regionali, provinciali e distrettuali Ausl, che possono infatti prevedere procedure diverse per la zanzara comune e per la zanzara tigre. Questa eterogeneità rischia di rallentare o rendere meno uniformi le azioni di contrasto e prevenzione. Occorre comunque considerare che un piano nazionale arbovirosi del ministero della salute fa da cornice di riferimento. Un altro elemento fondamentale della prevenzione è la comunicazione tempestiva. In caso di rilevazione di casi umani o di condizioni favorevoli alla diffusione del virus, i cittadini devono essere informati rapidamente per adottare misure personali di protezione, tra le quali ricordiamo l’uso di repellenti cutanei e abiti coprenti, l’applicazione di zanzariere, l’utilizzo di condizionatori o ventilatori e la riduzione dei ristagni d’acqua per limitare l’attività delle zanzare e la probabilità di essere punti. Queste precauzioni andrebbero adottate sempre durante i mesi estivi, con particolare attenzione ai luoghi che ospitano persone vulnerabili, come ospedali e case di cura.

È fondamentale – sottolinea con forza il dottor Bosi - che le amministrazioni locali ne promuovano l’applicazione, per educare i cittadini alla prevenzione ed evitare di trovarsi a gestire un’emergenza improvvisa. In sostanza il controllo e la prevenzione delle arbovirosi richiedono un’azione coordinata tra istituzioni, tecnici e cittadini. Un monitoraggio costante, interventi mirati e una comunicazione chiara possono ridurre in modo significativo il rischio di trasmissione di queste malattie, proteggendo la salute pubblica. È inoltre importante sottolineare che, nella stragrande maggioranza dei casi, le arbovirosi presentano un decorso asintomatico o lieve. Le manifestazioni cliniche più gravi si osservano soprattutto in soggetti anziani, immunodepressi o affetti da patologie croniche. Per questo motivo – conclude - non è necessario allarmarsi, ma è fondamentale mantenere alta l’attenzione sulla prevenzione e sulla protezione delle categorie più vulnerabili, che rappresentano le fasce di popolazione maggiormente esposte a tale rischio”.

Eremita del Po

Paolo Panni


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