I miracoli mariani sul territorio: la singolare coincidenza delle numerose guarigioni di bambini e ragazzette sordo muti. Dai casi più antichi fino al secolo scorso, le storie da non dimenticare
Sarà forse un caso o sarà forse suggestione, ma è piuttosto singolare notare come sul nostro territorio, in luoghi anche separati da molti chilometri di distanza, si siano verificate in passato apparizioni mariane che hanno avuto come protagonisti bambini o ragazzini sordomuti, che hanno riacquistato la parola dopo aver incontrato la Vergine. Su almeno quattro casi storici, in seguito ai quali vennero edificati altrettanti luoghi di culto, tre sarebbero avvenuti nell'arco di una ventina di anni, tra il 1652 e il 1680, in paesi anche lontani tra loro, a maggior ragione se consideriamo i mezzi di trasporto del XVII secolo.
Dovera, maggio 1386
Ma andiamo con ordine e partiamo dal caso più antico riportato. Qui dobbiamo scavare nel tempo almeno fino al 1386, nella campagna cremasca di Dovera; siamo a maggio, secondo quanto riporta la cronaca sarebbe precisamente il 14 di maggio e una ragazzina di nome Caterina si trova in campagna. Sta badando alle oche e si trova nei pressi di un fosso; all'epoca ce ne sono parecchi, sempre pieni di acqua e caratterizzati da alberi lungo le loro rive. Caterina è poco più che una bambina, è nata sorda e con la mano destra paralizzata, quindi non ha mai imparato a parlare. Mentre la piccola sta badando alle oche, improvvisamente la sua attenzione viene catturata da un potente bagliore, all'interno del quale intravede una figura femminile, bella e dolce, che le chiede aiuto per oltrepassare il piccolo fosso. La bambina le da una mano e la figura femminile, passato il corso d'acqua, se ne va come era venuta, senza aggiungere altre parole o senza chiedere altro a Caterina, che però una volta tornata a casa racconta l'episodio alla famgilia, suscitando comprensibilmente lo stupore di tutti, avendo inaspettatamente riacquistato l'udito e la parola, oltre all'uso della mano paralitica.
Immediatamente dunque si grida al miracolo e la cosa più giusta da fare, a quel punto, è naturalmente costruire un luogo di culto in memoria di quell'avvenimento; la scelta del luogo si allinea con la presenza -in prossimità del posto dell'apparizione- di una colonna su cui era dipinta un'immagine di una Madonna col Bambino. Quindi viene deciso di inglobare quella santella esposta alle intemperie all'interno di un luogo più consono all'immagine di Maria.
Derovere, luglio 1652
Passano alcuni secoli ed eccoci a quei miracolosi 30 anni nei quali la Vergine sarebbe comparsa almeno tre volte ad altrettanti giovani sordomuti, donando loro l'udito e la parola, chiedendo in cambio un luogo di culto a lei dedicato. Ecco che nel 1652 tocca a Monica, 9 anni, nata sorda e incapace di parlare. Siamo lungo la via Postumia, nel territorio di Ca' de Cervi, vicino a Derovere; terra di gente povera, semplice e devota che vive del lavoro nei campi. Così anche il padre di Monica, che nel luglio del 1652 sta lavorando proprio in quell'angolo di campagna, sotto il sole cocente dell'estate padana; come tutti i bambini, pure Monica ha il compito di portare al padre il paniere con il pranzo, l'acqua e il vino per la pausa di mezzogiorno. Così si incammina attraverso le strade sterrate e i filari di alberi con sottobraccio il paniere preparato dalla mamma, avvolta da quel silenzio che la accompagna fin dalla nascita. Giunta in prossimità di un antico ponte che scavalca il canale Delmona (ponte che fino agli anni '70 era ancora presente e che venne abbattuto dai Dugali in cambio della promessa di una passerella pedonale, mai realizzata), Monica vede una bella signora, sopra un roseto che le parlò e le disse di chiedere ai fedeli che la Madonna voleva una chiesa a lei dedicata proprio in quel luogo, in fregio alla Delmona. Così anche Monica, come Caterina, corse dal padre a raccontare a gran voce della gentile signora e della sua richiesta.
Anche in questo caso la giovinetta era stata guarita e anche a Ca' de Cervi sorse prima una cappelletta, oggi ancora presente, proprio nel luogo dell'apparizione, quindi nel 1712 sorse il vero e proprio santuario dedicato oggi a Maria Madre della Parola Divina.
Casalbuttano, giorno di Pentecoste del 1668
Una storia per molti tratti sovrapponibile a quella di Monica è l'apparizione a Casalbuttano, pochi anni più tardi. Stavolta è Brigida, 12 anni, la protagonista della vicenda. Anche lei è sorda e muta e pure lei sta portando da mangiare al padre che lavora nei campi; lungo la sua strada, passa accanto alle rovine di una cappelletta che un tempo era stata dedicata a Maria Vergine, distrutta durante i saccheggi delle milizie impegnate nella guerra fra francesi e spagnoli, una decina di anni prima. Proprio lì, sopra il tronco di un albero, ecco che si palesa una bella signora, avvolta di luce, che chiede a Brigida di dare indicazioni al padre affinchè accorresse presso le rovine dell'antica chiesetta abbattuta per disseppellire la statua che raffigurava Maria con in braccio Gesù bambino. Detto fatto, la ragazzina corse a raccontare tutto al padre il quale, miracolosamente la voce della figlioletta, non esitò ad abbandonare il lavoro per correre con altre persone alla ricerca di quell'effigie. Che venne ritrovata per davvero. Di nuovo ed inevitabilmente si parlò di un miracolo e, con non poche difficoltà, negli anni a venire in quel luogo venne eretta una chiesa ad imperitura memoria del prodigio.
Casaletto Ceredano, intorno al 1860
Stavolta il protagonista è un bambino, Abele, che ha solo 8 anni. E' il più piccolo di tutti i giovani protagonisti di queste storie. Anche lui è sordomuto. Un giorno si allontana da casa e finisce per perdersi nella campagna allora ricca di alberi e boschi. Quando i genitori se ne accorgono sono già passate alcune ore: scatta subito la ricerca ma ormai sta facendo sera, cala il buio e il tutto è reso drammaticamente più complicato dalla condizione di Abele, che non può sentire i genitori e le persone che lo chiamano a squarcia gola e allo stesso modo, se dovesse finire in pericolo, non avrebbe la possibilità di chiedere aiuto o di dare indicazioni sulla sua posizione. Insomma, un dramma nel dramma. La notte passa nell'angoscia e nella disperazione dei genitori che si stanno ormai rassegnando quando, ad un certo punto, odono la voce di un bambino che risponde ai richiami. Ma come? Il piccolo Abele sordo e muto ora sente e parla? Sì, perchè oltre ad essere sopravvissuto alla notte all'addiaccio, il ragazzino ha anche una storia da raccontare: accanto a lui, per tutta la notte, era rimasta una gentile signora, che oltre a tenergli compagnia e dargli conforto, aveva fatto sgorgare dal terreno una fontana per dissetarlo. Un doppio miracolo dunque, la guarigione di Abele e la fontana che ora zampillava dal terreno: venne così realizzata una piccola struttura a protezione della 'fonte miracolosa', che nel tempo divenne un modesto tempietto corredato da una statua lignea che rappresenta la Vergine accanto ad un bambino.
Quattro storie simili, accomunate da una continuità temporale davvero impressionante (contando le ultime tre, poco più di vent'anni) e da una serie di fattori come la giovanissima età dei protagonisti, la patologia da cui sono affetti e la presenza dell'acqua nei pressi dei luoghi delle apparizioni. Insomma, un periodo davvero intenso per la fede e la devozione del territorio, forse legato anche ai fatti luttuosi di quegli anni, dalle guerre che portavano combattimenti e soldataglie straniere sul territorio, alle pestilenze che spesso erano conseguenza diretta di queste presenze. Un periodo storico in cui sicuramente la fede e la figura di Maria erano di conforto per le persone più umili e semplici, così come la notizia di un'apparizione era senz'altro un motivo di speranza.
Un ultima storia merita di trovare memoria, sebbene molto più recente -parliamo del secolo scorso- e in seguito alla quale però non venne eretto alcun santuario. Siamo a Cicognolo: la vicenda racconta di un bambino che cadde nel canale Ciria, che allora attraversava tutto il paese e che in gran parte scorreva proprio sotto le strade e le case. Il piccolo, che non sapeva nuotare, finì in acqua proprio all'imbocco della conduttura che convogliava il canale sotto la strada; era estate e la portata della Ciria era massima. Si fece di tutto per evitare che il bambino finisse risucchiato in quel pertugio che lasciava solo pochissimi centrimetri tra il pelo dell'acqua e la conduttura, ma gli sforzi furono invani e il piccolo venne inghittito dalle acque. A quel punto per tutti vi fu la consapevolezza che avrebbero solo potuto ripescare il corpo del bambino all'uscita del canale, dopo aver attraversato tutto il tratto sotto l'abitato: un percorso troppo lungo per riuscire a trattenere il fiato o per poter restare a galla nelle tumultuose acque, senza spazio vitale. Tutti si recarono all'uscita con la morte nel cuore, in un'attesa lunga e drammatica. Ma quello che successe lasciò tutti sbigottiti: il bambino uscì vivo da quel pertugio. Come era stato dunque possibile? Il piccolo raccontò di non avere avuto paura perchè in quel tratto buio accanto a lui era rimasta una bella signora con una candela in mano a fargli luce, che gli aveva tenuto la testa fuori dall'acqua.
Ancora una volta la 'bella signora' ha scelto un bambino piccolo e ancora una volta l'acqua è l'elemento comune di tutte queste apparizioni.
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