23 settembre 2024

«La bellezza, la fragilità, l’amicizia»: tre parole per una Chiesa con lo sguardo di un bambino". Il vescovo ha guidato il pellegrinaggio diocesano di inizio anno pastorale al Santuario di Caravaggio

Anche questo anno pastorale 2024/25 per la Chiesa cremonese è iniziato con lo sguardo rivolto al volto di Maria. A nome di tutta la comunità diocesana, riunita nel pomeriggio di domenica 22 settembre a Caravaggio per l’annuale pellegrinaggio al Santuario, il vescovo Napolioni ha rivolto la preghiera di saluto alla Vergine del Fonte.

Pellegrini in cammino e nella preghiera verso il Santuario, “Pellegrini di speranza” verso il nuovo anno pastorale che condurrà la diocesi, insieme con la Chiesa universale, al Giubileo del 2025.

“Santa Maria, Madre di Dio e dell’umanità, siamo qui da te, fonte di ogni grazia, per invocarti all’inizio di un nuovo cammino” ha pregato il vescovo dopo la preghiera del rosario guidata dal parroco di Caravaggio Giansante Fusar Imperatore e dopo il canto delle litanie che ha accompagnato la processione verso lo speco. Con lui il vescovo emerito Dante Lafranconi, il vicario generale Massimo Calvi, il vicario episcopale per la pastorale Gianpaolo Maccagni, il rettore del Santuario Amedeo Ferrari e dagli altri sacerdoti concelebranti giunti insieme alle proprie comunità dalle cinque zone della diocesi, dove nelle scorse settimane il vescovo ha incontrato le presidenze dei consigli pastorali parrocchiali e unitari per un primo momento di condivisione e dialogo sul percorso del nuovo anno.

Dopo la preghiera di saluto con cui ha affidato la Chiesa cremonese a Maria, mons. Napolioni ha presieduto la Santa Messa all’esterno della Basilica, nel giardino del crocifisso, con l’accompagnamento dell’unione corale “Don Domenico Vecchi” diretta dal maestro Grazioli, la presenza delle religiose dei diversi istituti della diocesi e di numerosi malati come sempre accompagnati dal servizio generoso di volontarie e volontari dell’Unitalsi e della Fondazione SS. Redentore di Castelverde, con il servizio all’altare dei ministranti di Cassano d’Adda.

«In questo tempo abbiamo così grande bisogno di farci pellegrini di speranza», ha introdotto il vescovo richiamando proprio il titolo dell’anno pastorale e del Giubileo. «Non stanchiamoci di desiderarlo, di preparare questo cuore, perché si ridesti alla speranza, perché non ceda alle tentazioni di scoraggiamento, al pessimismo, al male. Godiamoci questa intimità con Dio popolare, che schiude il nostro cuore a nuove relazioni».

L’omelia si è aperta con un pensiero alla Galilea, «ai rumori di guerra» che ne feriscono il silenzio e alla nostalgia che per i credenti qui e oggi è nostalgia di Cristo.

«Le nostre passioni fanno guerra nelle nostre membra», ha proseguito monsignor Napolioni ripercorrendo i passi della Scrittura. «Chi di noi hai il cuore in pace? Siamo onesti, avere il cuore in pace è un capolavoro di Dio. E gli altri – ha aggiunto – sono il grande aiuto nella sfida di vivere in pace. Ci riusciamo solo insieme».

Di fronte alle fascinazioni di una vita individualistica, dove la proposta del mondo è quella di bastare a se stessi, il vescovo invita a riflettere e a riflettersi nella Passione di Gesù: «La solitudine ci rende disperati, mentre la Passione di Gesù rigenera i cuori, le relazioni, mette in circolo la grazia, la possibilità del perdono. Questa è la passione che ci guarisce».

E lo fa attraverso lo sguardo di un bambino: “Preso un bambino lo pose in mezzo a loro”. «Ci fa ancora commuovere lo sguardo di un bambino? Richiama a tutti noi lo stupore per il miracolo della vita. Gesù ha imparato dalla madre come si abbraccia un bambino. Il potere dell’essere bambini, figli, pronti all’avventura della vita, della fede e della gioia».

In questo sguardo, in questo abbraccio il senso dell’impegno pastorale, del cammino della comunità cristiana anche in questo anno che inizia: «E allora – ha aggiunto monsignor Napolioni – il nostro programma pastorale si riassume in tre semplice parole che i bambini ci insegnano: la bellezza, la fragilità, l’amicizia. Accogliere un bambino significa accogliere ogni fragilità, anche la nostra. Anche la fragilità delle nostre parrocchie che non sempre sono come vorremmo ma che possono essere un miracolo di amicizia. Ognuno, anche oggi, regala il miracolo della sua presenza. e ognuno porta a casa l’incoraggiamento che viene dalla presenza degli altri: questa è la bellezza discreta di una Chiesa che prega, che celebra, che invoca la Madre e da lei impara i gesti che vincono le resistenze che abbiamo nel cuore». A Maria è dedicato l’ultimo pensiero dell’omelia: «Non siamo qui per affidarci a Lei in uno “scaricabarile religioso”, ma veniamo a scuola da Lei, veniamo a riconoscerci e farci plasmare dalla sua maternità per essere una Chiesa che accoglie tutti come un bambino. E che così accoglie il Signore».

La celebrazione è quindi proseguita nel raccoglimento della preghiera concludendosi con l’indulgenza plenaria concessa nell’occasione a chi ha partecipato all’Eucaristia.

Il prossimo appuntamento, che chiuderà il ciclo le iniziative di apertura dell’anno pastorale 2024/25 sarà il convegno pastorale in programma sabato 28 settembre in Seminario, a Cremona. L’avvio dei lavori sarà alle 9 nel salone Bonomelli dove, dopo la preghiera e il saluto del vescovo Antonio Napolioni, interverrà il vescovo di Asti, Marco Prastaro, che, con uno sguardo già rivolto al Giubileo, aiuterà a introdurre il tema dell’anno pastorale, “Pellegrini di speranza”. Nel pomeriggio i lavori proseguiranno a gruppi seguendo tre “sentieri”: l’amicizia… che invera la comunione; la bellezza… che apre al mistero; la fragilità… che invoca la carità. La conclusione con il Vespro in chiesa alle 16.30. Il convegno è aperto a tutti ma è richiesta l’iscrizione compilando il modulo su www.diocesidicremona.it/convegno24.

(www.diocesidicremona.it)

 


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