5 agosto 2024

"Nell'arte non c'è fascismo". Nell'ultimo libro di Sgarbi "Una storia esemplare: il caso Cremona", un elogio a Rodolfo Bona

Cremona torna alla ribalta della critica artistica nazionale. Vittorio Sgarbi, nel suo ultimo volume ‘Nell’arte non c’è fascismo - Arte e Fascismo - Nel fascismo non c’è arte (La Nave di Teseo – Prefazione di Pierluigi Battista), tesse, nel capitolo ‘Una storia esemplare: Il caso Cremona’ un vero elogio all’attuale assessore alla Cultura del Comune promotore della mostra “Il regime dell’arte?” (2018/19). Parlando del recupero dell’arte del Ventennio l’ex sottosegretario ai Beni culturali del governo Meloni, scrive (p.78) “In questo mare di indifferenza e di pregiudizi, si è mosso con coraggio, rialzando la testa della dignità critica Rodolfo Bona, e ha proceduto in modo molto più radicale di quanti hanno genericamente tentato il recuperato dell’arte del ventennio”. “Va riconosciuto a Rodolfo Bona”, appunta Sgarbi (p.79) “il merito di avere voluto illuminare un momento storico nella sua assoluta identità, costringendoci a una più onesta revisione del giudizio critico, oltre ogni pregiudizio”. Parole di miele anche per la prefazione scritta da Bona “è esemplare per quella libertà e onestà di visione che consente, forse la prima volta in una mostra sul Novecento, al di fuori di estetismi brandiani, illuminazioni longhiane antipatie personali che diventano negazioni della storia, di affrontare tre anni del Novecento (quelli del Premio Cremona) con gli stessi criteri che adottano per lo studio dell’arte antica”. Citazione d’onore anche per un altro grande esperto di arte cremonese: Pietro Bonometti; e per la sua difesa dell’opera di Giuseppe Tomè: ‘Cameratismo’. Bonometti l’ha definita come ‘opera che non può essere giudicata alla stregua di una servile e interessa accondiscendenza al regime fascista, perché altro. Le sue opere non sono che memorie di guerra di un reduce dell’eroica epopea del Carso” (p.92).

Nel volume c’è anche un’accurata ricostruzione della genesi del ‘Premio Cremona’ a partire proprio da quel gemellaggio fra la nostra città e quella tedesca di Hannover. L’epopea di molti cremonesi (601) che si trasferirono in Germania a lavorare. La spola di quadri tra la città del Torrazzo e quella teutonica tra il 1938 e il 1941. E poi la lunga ‘processione’ di quegli autori cremonesi e non che esposero al ‘Premio Cremona’

Sgarbi racconta anche storie di mani che hanno vituperato o dimenticato opere. Come quella della grande tela realistica e epica ‘sottoposta a mille vicissitudini del piacentino Luciano Richetti, In ascolto, (…) depositata al museo civico di Cremona, nel 1945, fu tagliata in più parti, alcune superstiti” (p.87). O come ‘Mistica fascista: laspada e l’aratro’ di Neno Mori abbandonata nei locali di industria cremonese dal 1940 e recuperata da Bona.

Una rilettura della cultura cremonese che farà di certo discutere e riflettere.

Nelle foto il libro di Sgarbi e il quadro di Bruno Amadio,  La Nazione è poggiata sulla terra, 1940 , Consorzio Agrario Cremona e Mario Biazzi ascoltazione di un discorso del Duce alla Radio 1939, Camera di Commercio Cremona

Roberto Fiorentini


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


ottavio

6 agosto 2024 06:28

Dopo anni di indifferenza e di buio dell arte del ventennio ora si cerca timidamente di ammettere che nel ventennio vi era dell Arte e si cerca di far uscire dall oblio grandi artisti che nel ventennio hanno dato tutto per l arte ma facendo credere che non era Arte fascista e come dire che nel rinascimento non c era Arte e Arte non e rinascimento .ma insomma e come fire che la gioconda non e di Leonardo .ammettetelo nel fascismo c era Arte e nell Arte dell epoca vi era il fascismo aprite la mente siate obbiettivi e non giocare con le parole avete rispetto delle opere che esponete e degli Artisti che le hanno create.