5 agosto 2022

"Orsola, l'affittuaria di Pasolini a cui ha dedicato alcune pagine, era mia zia ". Aristide Faroldi racconta come si viveva in quella casa di via Platina

"Ursula, la più radicalmente cremonese di tutte le persone di quella Cremona, divenuta mia patria”. Chi era quella donna di cui Pier Paolo Pasolini parla, con affetto e ammirazione, in alcune delle sue pagine più riuscite, quelle di 'Operetta Marina'? “Era mia zia, la sua affittuaria, la sua padrona di casa”: a svelare il piccolo mistero che aggiunge un altro tassello nella ricostruzione della 'cremonesità' di Pasolini è Aristide Faroldi, 63 anni, volto storico del mercato bisettimanale cittadino.
Pasolini, come noto, visse a Cremona, dal 1933 al 1935, nello stabile all'angolo tra via Platina e via XI Febbraio, da dove, ricorda la lapide appesa sopra un'arcata dei portici, 'terminò la sua infanzia e spiegò la sua avventura artistica'. In un altro passo dello stesso racconto Pasolini scrive: “'Ursula, Ursula' gridava dal basso delle scale, rosse e lucide come fossero metalliche, presso il cancello di ferro puntigliosamente lavorato, il vecchio padrone di casa”. Proseguendo: “Al richiamo che saliva dalla porta della spezieria socchiusa verso l'interno dell'ingresso, la vecchia Orsola rispondeva un 'Ven subit' indiretto, gutturale, che dalle rampe e dalle ringhiere senza un grano di polvere, cadeva come nel cuore della terraferma padana”. Per concludere: “Le voci dei padroni di casa, o i passi della signora Valtorta nell'appartamento vicino, o i rari veicoli che passavano sull'acciottolato di via XI Febbraio, al riflesso ancora freddo della dura stagione, avevano nella mia seconda primavera cremonese un'eco già definitivamente amica, che come una volta per sempre, imprimeva il suo carattere all'angoloso quartiere raccolto dietro il Duomo, all'intera città, sede di un'esistenza che la riempiva come la sua aria stessa, muta, bianca, domestica, senza contorni”. Quanto amore, in queste pagine poetiche, per Cremona, e per lei, la padrona di casa.
Tutti la chiamavano Orsola ma, in realtà, il suo vero nome era Zaira. Zaira Pugnoli - racconta il nipote Aristide -. Lei e il marito non avevano certo problemi dal punto di vista economico, tutt'altro. Al piano terra del palazzo di via Platina, dove ora c'è un bar, possedevano una drogheria ben avviata. Con il figlio, che poi sarebbe diventato medico oculista, abitavano al primo piano dello stesso edificio, di cui erano proprietari. Al secondo, sopra di loro, la famiglia Pasolini. Il retro della bottega si affacciava sulla tromba delle scale ed era sempre aperto, da lì gli inquilini andavano e venivano”. Aristide, bambino, si recava spesso nel negozio della zia. “Ricordo che indossava un paio di guanti neri tagliati all'altezza delle dita, perché l'ambiente era freddo o non veniva riscaldato. Mi riempiva la mano di caramelle”. E' in quelle occasioni che la commerciante ha accennato al nipote di quell'adolescente inquieto ancora sconosciuto, studente del liceo classico Manin, che abitava al piano superiore. “Diceva che era un ragazzino schivo, educato, riflessivo”. Solo anni dopo sarebbe diventato quello che è diventato. “Ma a quel tempo la zia era già morta. E' stata un'altra mia zia, Gianna, a leggere, tempo dopo, 'Romàns', scoprire che Pasolini le aveva dedicato due pagine bellissime e raccontarlo in famiglia. Ne eravamo tutti orgogliosi. Ho cercato il libro in Italia, ma inutilmente. L'ha scovato, scritto nella nostra lingua, mia nipote in Francia”. Orsola doveva essere una donna particolare. “Farinacci in persona andò da lei per dirle che nella notte ci sarebbe stata una retata. Allora lei si vestì di nero e accompagnò in bicicletta suo figlio a Retegno, piccolo paese in provincia di Lodi, da un'altra zia. Una famiglia del posto l'ha tenuto nascosto per otto mesi rischiando la vita”. Al nipote capita di passare per via Platina, alzare lo sguardo verso quella targa di marmo e, come tanti altri, avere lo stesso pensiero: “Nel 2022 ricorre il centenario della nascita di Pasolini. Cremona avrebbe dovuto e dovrebbe fare di più per rendere omaggio a uno dei massimi poeti del Novecento”. Al giovane inquilino, all'amico timido e riflessivo di Orsola, “la più radicalmente cremonese di tutte le persone di quella Cremona divenuta mia patria”.

 

Gilberto Bazoli


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commenti


Pasquino

5 agosto 2022 17:07

Abbiamo a Cremona un assessore alla cultura ? Ma forse non sa chi era Pasolini