Agosto di 35 anni fa, Cremona finì sulle pagine dei giornali nazionali: era il primo capoluogo con una giunta "anomala" Dc-Pci-Verdi. Sindaco Alfeo Garini, vice Giuseppe Tadioli
Agli inizi di agosto di 35 anni fa Cremona finiva sulle pagine dei giornali nazionali perchè nella nostra città si dava vita ad una delle prime giunte "anomale" in Italia che vedeva al governo la "strana" alleanza Dc-PCI-Verdi con l'avvocato Alfeo Garini sindaco e vicesindaco il comunista Giuseppe Tadioli. In verità l'accordo Dc-Pci c'era già stato a giugno a Casalmaggiore (sindaco Araldi). La stessa maggioranza anche in Amministrazione provinciale con Giancarlo Corada come presidente. Sindaco democristiano anche a Crema, Walter Donzelli, ma con una maggioranza Dc-Psi-Pensionati.
Le elezioni comunali si erano tenute il 6 maggio e avevano sancito la forte presenza della Lega Lombarda, un calo della Dc, la tenuta del PSi (che veniva da dieci anni di guida del Comune da parte di Renzo Zaffanella), un passo indietro piuttosto deciso del Pci e dei partiti minori. Molti i volti nuovi che entrarono nel salone dei Quadri. Le trattative per la scelta del sindaco non furono semplici e, a sorpresa, a quasi due mesi dal voto spuntò il nome del candidato sindaco Garini (all'epoca presidente del Movimento per la Vita e di certo non esponente della sinistra democristiana ma vicino agli andreottiani). La giunta Dc-Pci-Verdi, votata il 6 agosto 1990, risultò così composta: Alfeo Garini, sindaco; Giuseppe Tadioli vicesindaco; Michele de Crecchio assessore ai Lavori Pubblici; Alessandro Zanetti, assessore all'Urbanistica; Cesare Mainardi assessore all'Economato, Programmazione Economica, Bilancio e Commercio; Andrea Tolomini, assessore ai Diritti del Cittadino, Partecipazione, Riforma della macchina Amministrativa, Progetto Giovani e Sport; Maria Cristina Manfredini, Assessore all'Istruzione, Cultura, Asili Nido; Giovanni Zelioli, Assessore ai Servizi Sociali e Luigi Quadri, Assessore a Polizia Urbana, Traffico ed Educazione Ambientale.
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commenti
Francesco Capodieci
16 agosto 2025 19:34
La normativa nazionale sulle elezioni degli enti locali, in vigore 35 anni fa, rendeva allora possibili e inevitabili le lunghe trattative fra i partiti per la scelta del sindaco, senza alcun coinvolgimento diretto dei cittadini. Tutto ciò sarebbe cambiato con la legge n. 81 del 1993, che ha previsto l'elezione diretta del sindaco e del presidente della Provincia da parte dei cittadini, con eventuale secondo turno di ballottaggio. Si è così realizzato, a mio avviso, un cambiamento positivo in senso democratico, al contrario di quello operato nel 2014 dalla 'legge Delrio' che ha soppresso l'elezione diretta del presidente della Provincia e del consiglio provinciale, contribuendo così al generale disinteresse dei cittadini verso la 'cosa pubblica'.