Jacques Le Poulain, il pellegrino di Brest lungo il Po ma con quell'accoglienza a Isola Dovarese rimasta nel cuore
Chissà se qualcuno si ricorda ancora di monsieur Jacques Le Poulain, il sessantaquattrenne di Brest, diretto a Medjugorje. All’inizio di Luglio, l’avevamo incontrato lungo il Po, durante la cinquantunesima giornata di marcia (leggi qui). Tra coloro per i quali il suo passaggio è divenuto indelebile, ci sono, ne siamo sicuri, gli abitanti di Isola Dovarese. In ogni caso, è meglio procedere con ordine. Jacques, aveva ipotizzato di terminare l’esperienza, grosso modo, nella seconda decade d’Agosto. A Ferragosto, Jacques ci spiazza, affermando di essere già rientrato in Bretagna. Il pellegrinaggio è stato “accorciato” (è Le Poulain stesso ad usare tale vocabolo). Ma come?! Visitati i santuari mariani del Monte Berico a sud di Vicenza, del Monte Grisa sopra Trieste, di Tersatto (Trsat), nei pressi di Rijeka, e di Vepric, monsieur Jacques ha preso un pullman ed è arrivato ai piedi della statua della Vergine di Medjugorje, sulla collina delle apparizioni, di cui ci invia le foto, che suscitano in noi un’obiezione.
-Scusi, lei non c’è…
“Désolé – ci risponde lapidario - je ne suis pas adepte des selfies (spiacente, non sono un patito dei selfies)”.
Perbacco! Incassiamo, salviamo il salvabile con una battuta qualunque e ci interessiamo ai motivi della contrazione dell’esperienza:
“Innanzitutto, il caldo estivo è stato talvolta eccessivo, insopportabile e debilitante – dichiara Le Poulain – è preferibile organizzare le escursioni in stagioni più fresche. Inoltre, in Croazia, è vietato il bivacco e, specie sulla costa, i campeggi sono presi d’assalto dai turisti: il rischio è che non resti spazio per i viandanti. Va pure sottolineato che l’incolumità personale è esposta a gravi pericoli, poiché, nemmeno nelle strade più intensamente trafficate, esistono camminamenti riservati ai pedoni. E poi – ammette – era diventato forte il richiamo degli affetti, la voglia di stringere di nuovo la piccola Blanche, la mia nipotina di quattro mesi, in vacanza a Brest, con i suoi genitori!”.
Ha in programma nuovi itinerari spirituali?
“Non vi è nulla di definito: forse andrò da Malaga a Santiago di Compostela oppure mi recherò a Fatima, a San Giacomo di Lisbona …”.
Quali sono stati il momento peggiore ed il più coinvolgente?
“In Croazia, a Rukavac, al termine di una mattina estenuante, ho domandato ad alcuni automobilisti in sosta di potermi dissetare: mi è stato negato sgarbatamente. Non ho protestato, ho rimesso lo zaino in spalla ed ho proseguito fino al primo bar. Invece, in Italia, a Isola Dovarese, una situazione analoga ha avuto uno sviluppo opposto. A metà pomeriggio, dopo una breve pausa in un caffè, oltrepassato il fiume Oglio, mi sono dato alla ricerca di un luogo adatto per la notte. La cittadina era come schiacciata sotto il sole. Ho notato in lontananza un campo da calcio, che mi è subito parso la soluzione ideale e mi sono avvicinato per chiedere il permesso di pernottarvi a due uomini che vi stavano lavorando. In principio, la risposta è stata negativa, in quanto, a una certa ora, l’accesso viene chiuso. Allora, ho pensato di mostrare l’articolo pubblicato da CremonaSera il giorno precedente e sono stato esaudito. Mi sono state regalate quattro bottiglie d’acqua (due naturali e due gasate): un’autentica benedizione contro l’afa asfissiante! Mi sono sistemato in un angolino appartato e mi sono coricato prestissimo. Per quella volta, la porta è stata lasciata aperta. Nel dormiveglia, ho sentito uno scalpiccio, un rumore di passi: non mi sono mosso. Sono stato fermo immobile in attesa. Tornato il silenzio, ho dato un’occhiata fuori dal mio riparo ed ho scoperto un sacchetto con della frutta, un paio di brioches ed una confezione di salviettine umidificate. Sono stato vinto dalla commozione: mi sono ripetuto che possono accadere delle belle sorprese nel percorso di un pellegrino! Non posso ringraziare chi è stato gentile con me, poiché non ne conosco il nome. Li affido quotidianamente al Signore, durante le mie orazioni”.
Però, non è stato complesso rintracciare gli “angeli” isolani. Ci è bastato spulciare tra le condivisioni social del pezzo. Il servizio era infatti piaciuto a Diego Delfanti, che, nel postarlo su Facebook, aveva scritto: “Buon viaggio Jacques, dopo questa nottata, porta Isola Dovarese nel cuore e, al tuo arrivo, dì una preghiera per me, per Willy e per le nostre famiglie”. L’emozione è tuttora intensa in Diego ed in Willy Peschera, rispettivamente presidente e vicepresidente del gruppo sportivo del paese: “È stato un incontro toccante; ci si è presentata una persona di grandi carisma e mistero. Jacques si è comportato con un’eleganza e con una discrezione, che ci hanno colpito. Ci siamo espressi in un francese maccheronico. Eravamo preoccupati: erano previsti temporali, che, poi, fortunatamente, non si sono verificati. Jacques si è posizionato vicino ai giochi per i bambini. La sua tenda era equiparabile ad un castello per lui. Tornato a casa, ho raccontato tutto a mia moglie Cinzia Mazzolari. Sebbene le avessi ripetuto che Jacques, malgrado le insistenze, non aveva voluto niente, lei, con la sua sensibilità femminile, ha deciso di tornare al centro, per depositarvi una specie di kit con l’indispensabile. Sono davvero felice che Jacques non ci abbia scordato: lo abbracciamo”.
E lei, Jacques, che “morale” ha tratto dalla vicenda?
“Attraverso i miei pellegrinaggi, mi sono reso conto che gli imprevisti e le difficoltà (errori di orientamento, deviazioni, negozi non disponibili, circostanze sgradevoli, individui antipatici) sono sempre bilanciati da accadimenti positivi. Vivo il delicato equilibrio tra luci ed ombre come una Grazia del Cielo: riesco così a relativizzare le inevitabili avversità ed a superare più facilmente le criticità”.
Dentro di noi, le parole di Jacques rievocano il celeberrimo finale de I promessi sposi, il sugo della storia, in cui Renzo e Lucia “Dopo un lungo dibattere e cercare insieme, conclusero che i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore”.
Foto: Jacques Le Poulain presso il Largo Atleti Azzurri d’Italia e Willy Peschera e Diego Delfanti (a destra, con il pizzetto); a Brest con i nipotini Félix e Blanche; il centro sportivo di Isola Dovarese; la statua della Vergine Maria ed il santuario di Medjugorje; il crocifisso sul Monte Krizevac.
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