“Ospitali e pellegrini”. San Facio nella Lettera Pastorale del Vescovo Napolioni alla vigilia del 750° anniversario della morte
È dedicata a San Facio la quinta Lettera pastorale scritta dal Vescovo Antonio Napolioni per la comunità diocesana in uscita in questi giorni e intitolata “Ospitali e Pellegrini. Sulle Orme di San Facio”.
In un agile volume, impreziosito dalle belle illustrazioni della giovane artista cremonese Giulia Cabrini, la Lettera Pastorale del vescovo riprende e ripropone la vita del Santo nato a Verona ma vissuto per gran parte della sua vita nella Cremona del XIII secolo, così come raccontata da Vita, Morte e Miracoli del Beato Facio, manoscritto compilato dal presbitero Giovanni, cappellano della Cattedrale di Cremona, subito dopo la morte del Santo, avvenuta il 18 gennaio 1272, tradotto e pubblicato da La Vita Cattolica nel 1972.
«L’anniversario – scrive nelle prime righe mons. Napolioni – invita a ricordare uno dei più antichi santi custoditi dalla Chiesa cremonese, cogliendo alcuni messaggi di grande attualità per noi», «non con il rigore dello studioso, ma nella semplicità di una riflessione personale e di un dialogo fraterno, che il Vescovo offre a credenti e non, a tutti i fratelli pellegrini nel tempo e nello spazio che ci son dati di attraversare».
La Lettera, che affianca alla riflessione brani tratti dalla agiografia del Santo, invita dunque le comunità, ad essere «ospitali e pellegrini, come lui – spiega in vescovo presentandone l’uscita – ma nel nostro tempo, nel quale rischiamo di rinchiuderci nelle nostre case. È necessario riscoprire ospitalità, ascolto, accoglienza… anche come Chiesa. Una Chiesa in dialogo con il mondo, che non si vergogna dei propri limiti e non è trionfalistica nei doni che amministra, ma li spartisce con tutti lungo il cammino della vita».
I pensieri che il vescovo suggerisce a partire dall’esempio di San Facio sono dunque tracce sul cammino che oggi le comunità cristiane sono chiamate a compiere: «Religione, cultura e società bollono insieme nella medesima pentola della storia, in ogni tempo», scrive ancora Napolioni, con una dedica particolare ai giovani adulti: «A trent’anni, uscendo da un sostanziale silenzio sulla sua infanzia e giovinezza, egli [Facio] iniziò una nuova vita. Vorrei dedicare queste pagine ai suoi coetanei di oggi, defraudati di futuro dall’ingordigia spensierata della mia generazione, ma sempre capaci di un nuovo inizio, perché insopprimibilmente animati dall’umano desiderio di vita, vera e buona. Buon viaggio, giovani amici. Anche attraverso le ostilità che sempre incontra chi – come il giovane Facio – opera il bene controcorrente, pur di essere fedele alla verità intuita nel cuore».
Senza scindere dunque spiritualità e scelte di vita, valori universali e sfide di questo tempo, nei dodici brevi capitoli della sua Lettera alla diocesi il vescovo affronta, lasciandosi guidare dai passi del santo, i passaggi più attuali della contemporaneità, che riguardano la Chiesa e la società intera: la solidarietà concreta, il lavoro, la transizione economica ed ecologica, la preghiera, il protagonismo laicale all’interno della Chiesa, il cammino Sinodale.
Facio è stato pellegrino decine di volte a Roma e Santiago de Compostela, dove ha incontrato Dio e gli uomini «per tornare a Cremona più carico di quella carità che ne ha fatto uno dei padri dell’Ospedale Maggiore», ricorda il vescovo, riferendosi alla fondazione del Consorzio dello Spirito Santo e al servizio fatto a favore dei poveri che la biografia del Santo ha tramandato e di cui rimangono segni tangibili, come la ex chiesa conosciuta in città come “del Foppone”, intitolata proprio a San Facio. «Anche noi dobbiamo farci pellegrini: non con esperienze straordinarie, ma con uno stile quotidiano di incontro alla vita e al Signore, che ci chiama a non restare bloccati, a muoverci secondo lo Spirito. Nel tempo di Avvento – conclude mons. Napolioni presentando “Ospitali e pellegrini” – questa semplice e fraterna meditazione tra passato, presente e futuro, possa essere anche un dono che il vescovo condivide con le comunità in questo tempo di cammino Sinodale: cerchiamo come rinnovarci, troviamo nei santi dei paradigmi sempre attuali e fecondi a cui ispirarci».
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