"Ripensando a Cremona, il mio cuore si gonfia". Buon compleanno grandissima Mina
Oggi Mina compie ottantacinque anni. Un mito, il nostro mito cremonese che tutta Italia celebra. Una grandissima cantante, una donna straordinaria. Eppure Cremona sembra non accorgersene. Telegiornali, speciali televisivi partiti già da qualche giorno, canzoni alla radio, riedizioni di dischi in vinile, dirette televisive, amarcord di amici e colleghi. Ovunque tanta musica, la sua musica, le sue canzoni, la sua voce inarrivabile. Una dea dalla voce straordinaria dall’estensione incredibile, capace di acuti e toni bassi come nessun’altra nel nostro Paese, fuori forse Aretha Franklin o Sarah Vaughan. Nessun ricordo per questo 25 marzo nella sua Cremona se si esclude lo splendido spettacolo del Filo ("Ancora, ancora, ancora")di ieri sera dove Marta Cataldi dei “Mina Vagante” (con Lorenzo Colace, Armando Cocchi e Federico Delfini) ha interpretato brani tra i più iconici dell’artista, alternandoli con l’intensa narrazione di Corrado Villa. Non c'è più la vetrina del fotografo Arturo Capitano che celebrò i primi settant'anni della cantante con una serie bellissima di fotografie. Le sue prime cartoline da autografo con la pettinatura a carciofo, la sua esibizione all’Odeon con i Solitari, le rose che gli consegna Jimmy, lo strillone che vendeva “La Notte” e a cui tutti volevano bene. Sotto il Torrazzo non c'è nulla per la nostra Mina. Bastava addobbare qualche vetrina, diffondere le sue canzoni, proiettare i suoi “musicarelli”, cioè pellicole girate e montate in pochissimo tempo a ridosso del successo dei rispettivi 45 giri. Eppure “la tigre” ha legato per sempre il suo nome a Cremona. Alla nostra città ha persino dedicato una raccolta di successi con tanto di foto in copertina con la Bertazzola e il Duomo. Ma noi cremonesi siamo fatti così. Un po’ schivi, un po’ nostalgici, distaccati ma orgogliosi delle nostre radici. Di Stradivari, di Monteverdi, di Ponchielli, di Tognazzi e di Mina. Mina vuole bene a Cremona e ai cremonesi.
Anche lei un po' distaccata, come noi, ma pronta a commuoversi nel ricordare la sua città, gli amici di un tempo, gli affetti.
Lo ha fatto per anni anche da brava giornalista con la sua rubrica domenicale su “La Stampa”.
E i suoi articoli-racconti erano davvero molto belli. Spesso ci infilava persone, ricordi, angoli di Cremona. Ha raccontato dell’attesa di Santa Lucia, del Po inquinato (“Ma tanto il Po non morirà”), un atto d’amore per il fiume e per la nostra città. E poi della sua scuola, della musica, della Baldesio, degli amici rimasti, della sua casa di via Cesare Battisti e poi dell'attico del Fulmine, del dialetto, della città che gli mancava
Un tempo, specialmente di notte, la potevi incontrare 3-4 volte l'anno in giro per la città. Di giorno da Richetto a Porta Venezia (del vecchio gelataio famoso in tutta Italia, è rimasta solo l’insegna e la ricetta del gelato alla crema), un’altra volta da Bozzoli in via Solferino mentre comprava vestitini per i nipoti, poi dal pasticcere Lanfranchi o in via Platina da Denti e infine da Ambrogio Saronni, in corso Mazzini a prendere il suo grande cotechino vaniglia o il salame cremonese. Erano i suoi luoghi della memoria, a pochi passi dal palazzo del Fulmine dove abitava o dalla scuola per ragionieri che frequentava (allora il Beltrami era in via Gerolamo da Cremona).
Quei quattro cantoni che ama a cui, di tanto in tanto, amava ritornare, di notte, senza clamore, magari con il cappellino calato sulla testa, quando la città dorme. “Il sole smorto e sfinito per aver cercato tutta la giornata di attraversare la nebbia e lo smog se n’era già andato da un po’. Un freddo, ma un freddo accoltellato. - scriveva sulla Stampa a proposito della sua città -Tiro fuori il cappellino che avevo in borsa e me lo calo fin sugli occhi. I passi rallentano senza che me ne accorga. E il cuore si gonfia. Intorno le strade strette della mia Cremona. I palazzi del Cinquecento incombono sui ciottoli del mio percorso e anche su di me. Una potente botta emozionale m’investe con la forza di un uragano. Cerco di cristallizzare nella memoria quel momento e ci riesco molto bene. Infatti dura ancora e ancora e ancora. Permane negli occhi e nell’anima. Bevo profondamente l’emozione, il sapore, il gusto di casa: «che rimanga nel cuor esule a conforto, che lungo illuda la mia sete in via». E grazie, D’Annunzio. Grazie anche a te che non amo poi così tanto, ma che vesti perfettamente i miei desideri, in questo momento. E poi non è neppure vero. Non ho bisogno di ricordare. La mia memoria è tatuata sulla mia pelle. E sugli occhi. E’ per quello che non ci vedo tanto bene. Filtro tutto attraverso un colino molto severo e quel che rimane au- menta il mio ritrarmi. Cremona mi divora e io son felice di farmi sbocconcellare. Mi spingo fino a rivedere la mia scuola...”
Buon compleanno Mina. (m.s.)
Nelle foto tre momenti delle visite cremonesi di Mina: da Bozzoli in via Solferino, alla pasticceria Denti e all'uscita da Saronni con Daniele Parolini (foto Faliva e Muchetti)
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commenti
stefano ETN
25 marzo 2025 10:10
Buon compleanno all'anziana cantante. Di sicuro una interprete di altissimo livello, probabilmente la migliore (nel suo genere) che abbiamo avuto in Italia. "Grande, grande", parafrasando il titolo di una sua famosa canzone.
Ma per il resto? Si è trasferita quasi subito in Svizzera per motivi fiscali, sottraendo (lecitamente, beninteso) chissà quanti milioni di euro all'erario italiano. A Cremona, appunto, si è sempre letto di fugaci passaggi nei consueti negozi del centro, intangibile ai più, nella sua inscalfibile torre d'avorio.
E per la sua città, che cosa ha fatto? Nulla, al momento, che mi risulti. Cremona è la Città della Musica, forse la cosa poteva suggerirle qualche idea, che non è arrivata.
Non era obbligata, ovviamente, però le parole di qualche scritto, intervista o altro rispetto all'affetto per la sua città stanno a zero ("Parole, parole": un'altro cavallo di battaglia). Contano i fatti.
Quindi auguri alla cantante, con il ringraziamento per aver prodotto una colonna sonora gradevole e di grande qualità, che spesso ha accompagnato la mia vita. Per il resto, francamente, lascerei perdere le ovazioni.
Marco
25 marzo 2025 10:34
Percezione corretta che va ampliata. Cosa ha fatto Cremona in tutti questi anni per celebrarne i genetliaci? Nulla... o quasi. Cremona non è una città accogliente nè riconoscente. Come con Gino Ruggeri: medaglia, una pacca sulla spalla e poi... "ma ora levati di torno che dobbiamo gestire 2,4 milioni di euro". Un città di ripensare.
Sandro Generali
25 marzo 2025 15:33
Ricordo di bambino e ragazzo. Mio padre insegnava violino a suo fratello Alfredo. Al mio compleanno 8 anni, sua mamma mi regalo' un libro "il piccolo evaso" (c'è l' ho ancora). Lei aveva 13 anni e ricordo"buon giorno maestro" rivolta a mio papà. L' ho rivista poi alla ragioneria, io in prima, lei non ricordo se in seconda o in terza (non aveva un buon rapporto con gli studi) e si parlava già di lei cantante. Erano i tempi dei primi urlatori. Ero compagno di banco di un caro amico della sua cara amica, Antonia, se la memoria non mi tradisce, che mi aggiornava. Aveva una Mercedes spider gialla o crema e si vedeva spesso girare con la sua amica. Ricordi di ragazzo finiti col diploma e il mondo del lavoro. Saluti