10 luglio 2024

10 luglio 1944, ottant'anni fa quelle bombe dal cielo: 119 morti e 82 feriti. La cronaca e le foto di quella tragica giornata

Ottant'anni fa (10 luglio 1944) cadevano le bombe degli alleati sulla nostra città provocando parecchi morti. Oggi quella tragica giornata sarà ricordata con una serie di manifestazioni. Noi vi riproponiamo la drammatica cronaca di Mario Levi pubblicata su "Vecchia Cremona" e una serie di fotografie.

10 luglio 1944. Erano le 9 o poco più; alla stazione i ferrovieri stavano lavorando; nelle strade vicine si svolgeva l'intenso traffico normale, i negozi erano pieni di massaie. Improvvisamente, si udì il rombo di una potente formazione aerea. Le sirene d'allarme non avevano suonato, nessuno pensava potesse trattarsi di una incursione nemica. E probabilmente, se le sirene avessero suonato in tempo, molti non se ne sarebbero preoccupati, tanta era ormai l'abitudine di udire quei cupi ululati, di veder passare le squadriglie ad altissima quota, dirette verso chi sa quali bersagli lontani. D'un tratto un tremendo boato riempì l'aria di spavento. Polvere e fumo, oscurarono il cielo a porta Milano. E, nello stesso istante, risuonarono gli ululati delle sirene d'allarme.

Fuggire? Come? Dove? La morte incombeva. Le bombe precipitavano con un sibilo lacerante, scoppiavano con boati paurosi, le case cadevano in frantumi, nelle strade si formavano dei crateri, la polvere sottile rendeva l'aria irrespirabile. Non durò che pochi minuti l'incursione, ma i danni furono enormi. Erano crollate tutte le case sul lato destro del piazzale di Porta Milano, alcune sul lato opposto, due o tre oltre l'angolo di via Dante, altrettante in via Palestro, alcune in viale Trento e Trieste. Nella stazione (punto di mira degli aerei) le rotaie erano divelte, alcuni locali di servizio distrutti, le pensiline, dalle colonnette spezzate e contorte, erano infrante, lo stesso edificio principale era assai danneggiato. Oltre la linea ferroviaria, al cimitero, lo spettacolo era tragico. Bombe vi erano cadute in gran numero, decine di tombe erano state distrutte, molte ossa affioravano dal terreno.

Cominciarono le opere di soccorso. Feriti ve n'erano un po' dappertutto nel quartiere. I morti, tratti dalle macerie dopo un lavoro a voite protrattosi per parecchie giornate, erano settanta, in maggioranza ferrovieri.

Quella fu la prima grande incursione aerea contro Cremona.

La prima volta che gli apparecchi nemici furono avvistati nel nostro cielo, fu allo scoccare delle 3 della notte dell'11 giugno 1940 subito dopo la dichiarazione della guerra. Tornarono ogni sera per due settimane consecutive, ma passavano sulla città senza far danni. Poi, dopo la sconfitta francese, per quasi due anni gli aerei non furono segnalati. Fu soltanto nel giugno 1944, dopo la liberazione di Roma e l'occupazione della Normandia, che le incursioni ripresero. Dopo il grande bombardamento della mattina del 10 luglio, i cremonesi non ebbero che poche ore di riposo. Verso le 17, le sirene dettero l'allarme e gli aerei, scesi a bassa quota, bombardarono la cosiddetta « linea Maginot», ch'era un grande deposito di carburante, lungo le rive del Po e tentarono di demolire il ponte. Non vi riuscirono, tornarono nel pomeriggio del 14 e dopo pochi tiri, il ponte era distrutto.

Da allora le incursioni aeree si sono succedute senza sosta, sino al mattino del 25 aprile 1945, quando già le forze partigiane avevano occupato la città. Se non erano bombardamenti massicci, come quello presso il Casermone, erano mitragliamenti che provocavano vittime e danni.

Al cimitero, vi è un campo dedicato ai caduti per le incursioni.

Vi sono sepolte 126 salme di vittime dell'arma aerea. Poichè alcuni morti vennero trasferiti in altre città e altri sono sepolti in co-lombai ed in tumuli, si può ritenere che a Cremona le vittime delle incursioni aeree siano state circa 150. Cronologicamente, possono essere forniti i seguenti elementi:

Settantacinque morti il 10 luglio 1944; uno il 23 luglio; uno il 4 agosto; uno l'11 agosto; uno il 13 agosto; uno il 4 novembre; tre il giorno 8; uno il 18, uno il 22 e ben 12 il 15 dicembre 1944.

Per l'anno 1945, i dati sono i seguenti: 20 gennaio 6 morti; 21 gennaio nove morti; 22 gennaio un morto; 25 gennaio due morti; 28 gennaio un morto; in febbraio (giorno 4) non vi fu che una incursione cruenta con un morto; in marzo tre incursioni con un morto ciascuna: il 16, il 21 e il 22. Nella incursione del 16 marzo, morì un uomo la cui moglie era rimasta vittima quattro mesi prima di un altro bombardamento aereo. Anche in aprile vi furono quattro incursioni: una il giorno 15 con 5 morti, una il giorno 20 con due morti; una il giorno 24 con 5 morti e l'ultima nella mattinata del 25 aprile, durante la quale un giovane venne ucciso.

Le vittime del 10 luglio 1941, non poterono essere sepolte immediatamente: il personale del cimitero, pur rinforzato da alcuni elementi, non fu in grado di scavare tante tombe che nel giro di alcuni giorni; i feretri in attesa di sepoltura, vennero provvisoriamente deposti sotto gli androni. Per ricordare una mortalità tanto elevata, bisogna risalire a giorni che sembrano lontani: quelli dell'epidemia della « spagnola» dell'ottobre 1918. Il numero dei morti cominciò ad aumentare in modo impressionante nei primi giorni del mese; al 10 di ottobre, i morti assommavano gia a una quindicina al giorno. Il giorno 17 ottobre 1918, vennero accolte al cimitero 44 salme, numero che sembrava enorme se si considera che in quell'epoca la media della mortalità era di quattro al giorno. Ma il giorno 16, restò memorabile negli annali del camposanto: vi furono fatti affluire 50 morti. Poichè in quei giorni il cimitero restava aperto per sette ore e mezzo, i funerali giungevano con un ritmo di uno ogni nove minuti. Per fortuna si era giunti alla punta massima: il giorno successivo, i funerali furono 28, poi pian piano la epidemia fu vinta. Durante il periodo culminante dell'epidemia, furono proibiti i cortei funebri, l'affissione di manifesti mortuari e la pubblicazione di necrologie sul giornale; tutto questo perchè la cittadinanza si impressionasse meno. Per la spagnola, morirono circa 1.600 cremonesi.

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In diverse occasioni ci siamo occupati di quel 10 luglio: così il bombardamento è stato vissuto in Orfanotrofio (leggi qui), e il racconto delle bombe alla Cavalli e Poli (leggi qui

 

 

Mario Levi


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commenti


Giacomo Zaffanella

10 luglio 2024 08:26

Mai una volta che si dica con chiarezza chi è stato. Così la storiella dei buoni contro i cattivi resta in piedi

Luciano Sassi

11 luglio 2024 16:02

Se uno conosce la storia sa che erano inglesi o americani. In conseguenza della guerra dichiarata dagli italiani. La guerra non porta pietà ma solo danni .