150 anni fa moriva Alessandro Manzoni. Quei personaggi cremonesi dei Promessi Sposi (Fra' Cristoforo, l'Innominato, il padre Guardiano) e la marcia funebre di Ponchielli
150 anni fa moriva Alessandro Manzoni, scrittore, drammaturgo e poeta. Della sua residenza milanese e delle celebrazioni si è occupato sabato con un editoriale il nostro Francesco Martelli (leggi qui). Ma quali furono i rapporti di Manzoni con Cremona. Ce li racconta il professor Gianfranco Taglietti:
Nella tragedia «Adelchi» compare un Ervigo, conte di Cremona, longobardo; ne «Il conte di Carmagnola», il Duca, nel 1431, comandante in capo delle forze armate veneziane in guerra con i Milanesi, a causa della avversa sorte bellica e, in particolare, della mancata conquista di Cremona da parte di Guglielmo Cavalcabò, uno dei suoi condottieri, fu ritenuto colpevole di tradimento e decapitato nella «piazzetta» del palazzo ducale di Venezia.
Nella biografia manzoniana non si ha notizia di un soggiorno a Cremona del Manzoni: vi passò una volta sola, nel luglio del 1804, di ritorno da Venezia e vi si trattenne per il breve tempo occorrente per recarsi a casa Crotti (ora palazzo Crotti-Calciati) per far visita ad un compagno di collegio, che non trovò e a cui lasciò un affettuoso biglietto.
Venendo all'aneddotico, si sa che un Cremonese, due volte vedovo, tale signor Germani, si propose per marito, a mezzo lettera, ad una delle figlie del Manzoni, Cristina. Il desiderio matrimoniale del bisvedovo non venne però esaudito. Venendo poi al romanzo, non c'è chi non ricordi padre Cristoforo e tutta la lunga serie di scritti sulla identità del perso-naggio, se reale o di fantasia, se da Cremona, se appartenente alla famiglia Picenardi o meno.
Infine la rievocazione del tributo di partecipazione offerto da Cremona alla notizia della morte del Poeta. Telegrammi di condoglianze furono spediti giovedì 22 maggio 1873 dal sindaco Tavolotti e dal Presidente della Deputazione provinciale. Una rappresentanza abbastanza numerosa partecipò alle solenni esequie funebri del 29 maggio.
La domenica successiva ai funerali, al teatro Filodrammatici si tenne una commemorazione con un discorso del prof. Lucchi, e con la recitazione di un'ode dell'avv. Reggiani, di un' elegia dell'avv. Ratti, mentre la signorina Cipelletti declamò «La morte di Ermengarda» dall'Adelchi. Altre commemorazioni si tennero nella settimana seguente in varie sedi culturali.
Ricordiamo, per ultimo, che il nostro Amilcare Ponchielli compose una «Marcia funebre» per i funerali di A. Manzoni e che anche a Cremona vennero raccolte offerte in denaro per il monumento a lui dedicato da erigersi a Milano.
Dove Cremona ha avuto un ruolo importante è invece nei Promessi Sposi con molti personaggi che avevano legami con Cremona a cominciare da fra Cristoforo, sicuramente Lodovico de' Picenardi, nobile cremonese, vissuto e morto nel lazzaretto di Milano durante la peste da lui descritta. A Cremona via Mantova si chiamava un tempo via dei Cappuccini (e via Cappuccini resta l'arteria laterale) ed è stata individuata come il rifugio di uno straordinario, centrale personaggio dei Promessi Sposi, padre Cristoforo, ovvero il nobile di alto lignaggio Lodovico Picenardi passato al convento per il pentimento di aver ucciso un uomo nei pressi del suo palazzo (forse in piazza Filodrammatici). Purtroppo di quel convento non resta più nulla, abbattuto nel 2016 nell'indifferenza totale (leggi qui) nonostante un gruppo di cremonesi avesse cercato, invano, di fermarne la distruzione e di cui non resta traccia se non una lapide all'incrocio tra via dei Cappuccini e via Mantova.
E poi ancora nel capitolo IX del romanzo, Renzo, Agnese e Luci , arrivati alla porta del convento di S.Martino, a pochi passi da Monza, chiedono di parlare al padre Guardiano, amico di fra' Cristoforo. Dalle tavole cronologiche del Concento risulta che in quell'anno, 1628, era padre guardiano Costantino Gatti di Cremona, figlio del pittore Bernardino, il nostro Sojaro. E' quel frate che fa arrossire Lucia con quel suo "Dio sa quante belle chiacchiere si farebbero, se si vedesse il padre guardiano, per la strada, con una bella giovane...".
Ed ancora la presenza del personaggio manzoniano, l'Innominato, a Bagnolo Cremasco sembra storicamente accertata, avendo egli dimorato per anni nell'antica e storica cascina, ormai demolita, situata nella frazione Gaeta. Si definisce "storica cascina" perché per diversi anni fu il rifugio di un bandito inafferrabile ai ministri della giustizia, nonostante le "Grida" emanate contro di lui dal Governatore di Milano e le grosse taglie che pendevano sul suo capo.
Quell'uomo che il Manzoni fa rivivere nel suo romanzo con l'appellativo di "Innominato", è stato identificato in Francesco Bernardino Visconti.
L'identità fra il bandito e il personaggio del romanzo è stata affermata per la prima volta dallo storico Cesare Cantù nel 1831. La sua presenza a Bagnolo, per un periodo di tempo, è stata dimostrata su fonti documentarie dagli studiosi che si sono interessati di lui in varie pubblicazioni (C. Domini, G. Scotti, A. Bavaglio) e viene confermata da alcuni documenti conservati negli archivi della parrocchia di Bagnolo e della Curia vescovile di Crema.
Nella foto Alessandro Manzoni e la demolizione del convento di Fra' Cristoforo
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commenti
Pasquino
23 maggio 2023 03:29
Ora è evidente la grandezza di chi ha voluto demolire la casa dell'ortolano !!!!!
Mi piace pensare al suo bel sorriso e a quella espressione un po' così....... "che hanno coloro che son nati a Genova"... per ricordare una bella canzone e voler sdrammatizzare per non piangere sulle disgrazie di una città così ben governata da 10 anni