1910 quando Collinet-Guerin sperimentò a Cremona l'immagine stereografica. Ecco le sue foto della vecchia città
Esistono decine di modi diversi per fare il cronista o per descrivere parte di qualche avvenimento o di qualche luogo. Si può partire dipingendo immagini su pietre, scrivere ad un computer o fare fotografie tramite strumenti sempre più piccoli o sofisticati, ma l'importante è osservare per poter presentare o condividere una piccola o grande storia, facendo in modo che sia parte anche per coloro che non l'hanno vissuta. Euclide, Leonardo da Vinci o Giovanni Battista Della Porta avevano un talento anche per la cronaca perché loro, ma sono solo alcuni dei nomi disponibili, nel corso dei secoli hanno cercato di sviluppare un modo nuovo per far vedere e capire qualcosa, un modo visionario ma geniale come del resto era il profilo di molti tra coloro che si sono avventurati in questo ambito. Leonardo o Della Porta avevano cercato di avvicinare le persone alla realtà come solo i migliori cronisti possono fare, avevano studiato per cercare di rendere una tavola o un disegno in grado di essere visto come l'occhio umano poteva vedere, ovvero in 3D, offrendo un senso di profondità ad una immagine racchiusa in un dipinto o una stampa. Mica roba da poco, pensandoci bene, ad occhio e croce era una sorta di visione tramite realtà virtuale del XVI secolo, nel 2023 è considerata la base per fare cronaca ma nel 1500 era qualcosa di inimmaginabile.
Quel giorno del 1910 a Cremona doveva fare un gran caldo, il sole batteva forte con quella luce che solo la piena estate riesce ad offrire, un clima poco idoneo a molte attività, ma una luce che renderà giustizia alla bellezza di molti edifici e al lavoro di un fotografo. Nella città quasi deserta dal calore opprimente si aggirano poche persone, tra queste c'è anche un fotografo, è un professionista come tanti prima di lui i quali, da quasi mezzo secolo e da diverse parti del mondo, volevano ritrarre parti di quella città che sapeva affascinare storici o turisti. Il suo nome era Marthe Collinet-Guerin e la particolarità di questa cronista è che, nel suo lavoro, ricalcava quel sogno o quella ricerca che Leonardo o Euclide avevano cominciato secoli prima. La macchina e gli obbiettivi di Collinet-Guerin erano studiati per proporre una immagine stereografica, in pratica cercava di rendere un soggetto più vicino alla percezione dell'occhio umano di quanto non fosse, ai tempi, disponibile. Il risultato sarà stupefacente ma non solo per questa tecnica che era all'avanguardia più di un secolo fa, ma perché, grazie ai suoi fotogrammi e la spettacolare luce estiva, prende forma un servizio fotografico eccezionale, un servizio da usare come volantino pubblicitario per la città di Cremona. Lo scorcio del Duomo da via Solferino perde di vista il profilo della cattedrale per concentrarsi sul piccolo particolare dell'edicola che sembra occupare l'imbocco della strada mentre palazzo Cittanova ha un colore stupendo, nell'angolo le impalcature per dei lavori di manutenzione paiono voler indicare tra le mete turistiche anche palazzo Trecchi. Ai tempi il Cittanova è ancora il palazzo degli archivi e si vede un cittadino in posa quasi come metro di riferimento per le dimensioni della struttura, l'effetto è stupefacente, il Cittanova sembra in perfetta continuità con il Trecchi, le merlature sono diverse ma i due edifici sembrano contigui. L'orologio del Torrazzo purtroppo non si vede, anche qui c'è una impalcatura che è destinata alla manutenzione della torre e parte dalla Bertazzola ma è incredibile l'ombra che una delle guglie proietta sulla torre, a fianco del Battistero una persona, forse un religioso, cammina incurante della macchina e della calura. Le immagini stereografiche ampliano la percezione della bellezza della città del Torrazzo, osservandole con cura ci si può rendere conto di come sia più immediata la sensazione, anche se in bianco e nero, della magnificenza di alcuni particolari. San Luca è “semplicemente” San Luca, un biglietto da visita in mattoni e cotto a vista che toglie il fiato nella sua asimmetrica bellezza immortalata da un angolo diverso da quello comunemente usato allora. L'ingresso nella attuale piazza Stradivari chiarisce le differenti sfumature anche degli abiti dei pochi pedoni, l'impressione è che possa diventare una sorta di prologo alla bellezza di piazza del Duomo, racchiusa tra la facciata della Cattedrale che sembra presentare il Battistero e il bellissimo gioco di proporzioni tra palazzo Comunale e la Loggia dei Militi.
La Cremona di allora è racchiusa anche dall'immancabile carretto con il suo proprietario il quale, però, in quel giorno del 1910 ha preferito evitare una insolazione e si è munito di un, necessario anzi obbligatorio, ombrellone sotto al quale si rifugia. La città è vuota ma è attiva, affascinante, quasi intrigante con gli edifici che, nonostante il taglio architettonico diverso, sembrano essere in perfetta armonia. La tecnica della stereografia partì con il fotografo inglese William Fox Talbot, per cui vale la pena ricordare che la figlia di Talbot, Rosamond, nel 1878 era a Cremona, con cavalletto e pennelli, per aggiungere colori a quel bianco e nero che già allora stupiva per la sua unicità.
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