1941 in piena guerra, la bella Cremona in bianco e nero del regista Michele Gandin: i capitelli di S. Michele, S. Agostino, palazzo Raimondi
La guerra era lontana, geograficamente parlando, dalla Cremona del 1941, ma i segnali che, ad est come in Africa, i cittadini cremonesi combattevano sul fronte ci sono tutti: poche macchine in giro, poche persone che affollano le vie del centro, una sorta di taciturna speranza di poter tornare presto alla normalità non razionata dalle tessere annonarie e lontana dall'autarchia che da anni era calata in Italia.
Da quel 1941, dove la propaganda vedeva la guerra come già vinta, al racconto di quei particolari artistici che spiegano la storia di una città ci pensa un breve filmato girato alla fine dell'estate e destinato ad una storia diversa.
Siamo in un periodo dove le ristrettezze tecniche e umane si fanno sentire, l'ultima cosa che ci si potrebbe aspettare dalla propaganda è di raccontare l'unicità delle bellezze architettoniche italiane, le esigenze erano ben diverse e anche le pellicole servivano per filmare le “inarrestabili” avanzate dell'esercito al fronte.
La Cremona del 1941 che scorre in bianco e nero è quella che fa vedere i piccoli luoghi senza concentrarsi su piazza del Duomo come d'abitudine, è una Cremona bella da visitare nei suoi monumenti più significativi ma asettica, forse come richiesto dal Ministero della Cultura Popolare, perché ai cittadini la guerra e le ristrettezze cominciavano a pesare sulla vita quotidiana.
Il documentario è una sorta di tour cittadino lontano dal fronte e dalle pessime notizie, passando tra le case e le strade che oggi non esistono più vengono offerti i capitelli di San Michele, la Madonna del Perugino a Sant'Agostino, Palazzo Raimondi e le sue colonne oltre agli immancabili scavi che sembrano quasi un monito preparatorio alla vittoria finale, quella vittoria raccontata solo dalla propaganda. Il documentario è una rarità visto il contesto storico in cui si viene ad inserire, ma è figlio di una storia forse unica.
Commissionato nel 1941 all'esordiente Michele Gandin come capo regista, il quale aveva appena finito di girare il film Teresa Venerdì come assistente alla regia di Vittorio de Sica, vede il pioniere Giovanni Vitrotti alla fotografia.
Gandin racconta Cremona seguendo i parametri di un filo artistico attento ad alcuni particolari spesso non considerati da altri registi, finito il montaggio e il doppiaggio il documentario sparirà letteralmente dalla circolazione senza essere mai stato distribuito, forse a causa del 8 settembre 1943, per poi finire dimenticato fino alla fine della guerra.
Ripreso dagli archivi nel 1946 per le sale cinematografiche nel documento nulla osta per la visione del filmato l'opera viene descritta come rappresentante degli “aspetti più caratteristici di Cremona”, anche con il nuovo nulla osta post bellico, scritto su carta riciclata del Ventennio, la pellicola ritorna comunque per decenni tra gli scaffali degli archivi a prendere polvere. Solo recentemente è stata resa disponibile al pubblico e, soprattutto, ai cremonesi, fotografando la città in piccoli particolari durante un periodo storico unico. Gandin fu tra i pochi fortunati scampati all'eccidio di Cefalonia del 1943, ha girato e seguito una mole enorme di film-documentario che lo hanno collocato tra i massimi interpreti italiani di questa arte.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
Giorgio
26 marzo 2022 08:54
Caro Mario stai facendo un lavoro importatissimo