250 anni fa i primi articoli sulla stampa americana che parlavano di Cremona e della battaglia sotto il Torrazzo per la guerra di successione spagnola
Perdiamoci di vista e dimentichiamoci tutto, ci penseranno i giornali, forse, a ricordarci qualcosa.
Era l'11 novembre del 1622 quando la città di Cremona, per la prima volta nella sua storia, comparì tra le pagine di un giornale. Fu una semplice velina, poche righe in un elenco ordinato di notizie, per ricordare ai lettori che la città del Torrazzo aveva ricevuto da Milano un rinforzo di 50 cavalleggeri per la difesa della città e delle sue mura, mura che ancora esistevano. Il giornale in questione era olandese ed era diffuso in buona parte di quel continente che, ai tempi, era molto più frammentato politicamente di oggi. Da quel momento i periodici europei cominciarono a far vivere, attraverso la vendita di copie cartacee o tramite persone che spiegavano le notizie nelle piazze, gli accadimenti che attraversavano l'Europa di allora ma non solo, anche le notizie che arrivavano dalle varie colonie sparse in giro per il mondo.
Se per Cremona quel 11 novembre potrebbe essere una data simbolica – anche se in realtà interessa poco o niente – dove troviamo una data per collocare la città sulla stampa statunitense? Per farlo dobbiamo spostare la nostra piccola tipografia avanti di esattamente 150 anni da quel 1622 fino a quando, nella pagina di apertura di un periodico statunitense, fa capolino la città di Cremona, fa capolino raccontando l'inizio di una storia fantastica ed unica, un qualcosa di stupendo se la si osserva oggi, incredibile perché è tutto semplicemente racchiuso in due piccole notizie che fanno rivivere la storia di due persone che si sono – forse – incontrate a Cremona dove hanno condiviso uno dei momenti storici più importanti della loro vita. Capita per caso o per volontà, dicono, ma questa volta lasciamo l'Europa, prendiamo una nave e arriviamo a Boston, in quel giorno di giovedì 24 settembre 1772, arriviamo nella città dove, per eccellenza, il sentimento di indipendenza delle colonie inglesi d'oltreoceano è il più forte in assoluto. Lo strillone è uno di quei ragazzini che corrono lungo le strade con varie copie di un giornale, di un settimanale per l'esattezza, copie che devono cercare di vendere in tutti i modi altrimenti rischiano di saltare la cena. Capelli ricci e rossi e qualche lentiggine, un cappello e una camicia erosi dall'usura fanno coppia con gli zoccoli di legno che battono senza sosta sul pietrisco delle strade. Il ragazzino in questione ha in mano il faldone ripiegato di uno tra i primi periodici della storia statunitense, il “Massachusetts Spy”, ho appena lasciato il porto per dirigermi verso il centro città dove si trova la redazione, il ragazzino corre tra i visitatori facendo svolazzare una copia del periodico. Le urla dello strillone sono comunque ben distinguibili nel brusio del porto, uno tra i più frequentati delle colonie, per cui richiamo l'attenzione del ragazzo con un cenno della mano e allungo lo sguardo sbirciando i titoli di prima pagina, il ragazzo capisce al volo e ti racconta quello che vi è stampato ma che non puoi leggere se non comprandone una copia.
“Cremona, oggi parliamo anche di Cremona egregio signore, due centesimi e potrà leggere qualcosa sulla sua città, Cremona”. Gli passo le due monetine e cerco la notizia in prima pagina, è la prima volta che i periodici statunitensi si occupano di quella città così lontana, le notizie su Stradivari e i violini, che fagociteranno le colonne di tantissimi giornali, sono ancora lontane da venire, la curiosità di capire quale sia la notizia è la peggiore delle mie tentazioni. I soldati inglesi, con le giubbe rosse, le bandoliere bianche incrociate sul petto e i cappelli triangolari ti guardano male, il Massachusetts Spy non è propriamente un giornale ben voluto dalla Casa Reale d'Inghilterra, la rivolta del the arriverà a Boston nel dicembre del 1773, ma i presupposti cominciavano a farsi strada già un anno prima. In prima pagina balza all'occhio il nome di Jean Merot, al quale è dedicato un necrologio. Chi fosse Merot non mi è dato di saperlo, ma nelle poche righe si parla del fatto che, a 108 anni, questo signore aveva cessato la sua esistenza a giugno dello stesso anno a Parigi, nella sua nativa Francia. Merot, però, aveva partecipato alla battaglia di Cremona del 1 febbraio 1702, era nella guarnigione francese la quale, insieme agli spagnoli e agli irlandesi, combatté in quella feroce mischia tra le strade della città, con conseguente mattanza, contro le truppe asburgiche del Principe Eugenio di Savoia che volevano conquistare la città. La battaglia di Cremona, uno dei punti cardine della Guerra di successione spagnola in grado di ridisegnare la geografia europea di allora, è una storia che veniva ricordata anche a Boston ma che a Cremona è stata completamente dimenticata, meglio parlare di influencer e di luminarie natalizie. Ripiego il giornale mentre lo strillone corre verso il porto battendo con ritmo il pietrisco con gli zoccoli di legno, l'occhiello della intestazione del periodico mi colpisce “Giornale aperto a tutti i partiti ma influenzato da nessuno di questi”. Da incorniciare quando si urla alla libertà di stampa, starnazzando senza tregua, sulle pagine di un social. Devo spostare la tipografia di pochi chilometri verso nord ma ci vorranno settimane per fare il tutto, mi sposto perché ho deciso di andare a Portsmouth, nel New Hampshire; se a Boston il fermento intorno al porto era palpabile a Portsmouth, mi dicono, vi è più tranquillità. La redazione è proprio di fianco all'arrivo della diligenza, i treni non esistono ancora per cui le tipografie si mettevano di fianco all'ufficio postale o agli arrivi delle diligenze, così le veline venivano portate subito in redazione per essere lette, scritte e messe in pagina. “Notizie! Notizie anche su Cremona!” urla questa volta un ragazzino con una voce ben più tonante di quello di Boston. E' venerdì, il primo giorno di gennaio del 1773 e fa un freddo cane, il ragazzo ha i capelli neri e tesi, indossa stivali che scricchiolano sulla sottile coltre di neve insieme ad una giacca e un cappello triangolare come andava di moda allora, è già un adolescente più che un ragazzino. La stazione delle diligenze è il suo terreno di gioco, del resto è uno dei figli dell'editore del giornale locale, conosce molto bene il prodotto che offre e lo propone a coloro che arrivano in città. “Egregio visitatore, compri il New Hampshire Gazzette, c'è una notizia che riguarda la sua città, Cremona”. “Ragazzo mio, caschi male – gli rispondo - se devo leggere di Jean Merot sono già informato” “Assolutamente no, signore, posso garantirle che non si tratta del signor Merot, quanto è vero che le restituirò i 3 centesimi se così non fosse, 3 centesimi per una copia del primo periodico cittadino stampato nelle colonie statunitensi”. E' estremamente sicuro dei fogli che tiene in braccio, ha capito che la curiosità vale più di molte parole “Il nostro è un giornale che racconta le storie più belle, mio papà ama la storia e anche raccontarla”. Sono più scettico che curioso questa volta, allungo comunque le monete e trovo la notizia nelle pagine interne. E' la seconda volta nella storia della stampa statunitense che la città in riva al Po viene citata da un periodico, ma questo è più un tributo che neanche un necrologio, un tributo a poche settimane di distanza da quella notizia del Massachusetts Spy. Henry Macdonel era venuto a mancare soltanto poche settimane prima, a 118 anni, a Madrutz, in Croazia, Henry era un soldato di ventura ma, soprattutto, era il padre di colui che, nei vicoli dietro il Duomo, catturò il comandante francese della città di Cremona, Maresciallo De Villeroy per trasferirlo come prigioniero del Principe Eugenio. Le prime due citazioni su Cremona stampate su periodici statunitensi riguardano la storica battaglia del 1702 avvenuta dentro la città. Un paradosso mi viene da pensare mentre mi condensa il fiato per il freddo che aumenta preparandosi per una gelata notturna. Attraverso le parole di un padre, scritte quasi come una dedica alla lealtà e al coraggio del figlio che era scomparso da tempo, si legge di come il giovane capitano Macdonel avesse rifiutato l'offerta di denaro e di carriera fatta da De Villeroy in cambio della sua liberazione. Il tutto avveniva a pochi passi da quello slargo che oggi è conosciuto come Largo Boccaccino, ma nel freddo del New Hampshire, mentre le assonnate guardie inglesi sono chiuse al caldo dentro l'ufficio postale, mi viene in mente che in quelle settimane i giornali delle colonie avevano dato una lettura storica bellissima di un fatto unico raccontando in poche righe la vita di Merot e di Macdonel figlio. Descritta da brevi trafiletti su due giornali che erano a migliaia di chilometri dall'epicentro della notizia, la bellissima narrazione sulla storia della battaglia di Cremona avrebbe richiamato verso di sé nei decenni successivi narratori, saggisti, scrittori di livello internazionale, un passaggio storico che solo a Cremona sembra essere completamente sparito. Ripiego il giornale che l'adolescente ha saputo vendermi a 3 centesimi, ripensandoci sembra quasi che tra i due periodici vi sia stato una sorta di botta e risposta a colpi di articoli; tu esci con Merot ricordando Cremona io esco con il papà di Macdonel, che descrive il figlio come assoluto protagonista di quella storica battaglia.
E' il primo giorno del 2025, sono passati circa 250 anni da quando la città di Cremona arrivò per la prima volta nelle tipografie di quei luoghi allora così lontani, ripiego entrambi i giornali e mi dirigo verso la redazione dove spero che il camino acceso saprà riscaldarmi, i soldati inglesi si sono svegliati dal torpore e guardano distratti fuori dalla finestra dell'ufficio postale; in pochi girano sulle strade ghiacciate, il sentimento contro la Corona inglese sembra ridursi con il gelo. Mentre entro nella tiepida redazione per chiedere informazioni sulle due notizie ho in mano i due periodici che avevano investito tempo, carta e risorse per raccontare un fatto che appassionava i loro lettori, nonostante a Cremona sia una parte completamente dimenticata di quella storia cittadina tutta da scoprire anche grazie a due giovanissimi strilloni.
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