Agricoltura, aumentano fatturato ed export ma cala la redditività delle imprese. Coldiretti: "Prova di resilienza contro boom costi e cambiamento clima”
Aumentano le esportazioni delle imprese agroalimentari lombarde, che si attestano oltre i 4,5 miliardi nei primi sei mesi del 2022 ma cala la fiducia degli imprenditori a causa dell’impennata dei costi produttivi.
I dati, presentati in occasione delle Fiere Zootecniche internazionali sono frutto dell’analisi realizzata da Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia con il supporto del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano.
L’andamento dell’agricoltura lombarda è stato condizionato dalle tensioni internazionali che hanno spinto i prezzi dei principali prodotti consentendo una crescita significativa del fatturato (62% degli agricoltori intervistati ha dichiarato un giro d’affari superiore allo stesso periodo del 2021), ma hanno anche comportato un’impennata dei costi produttivi, determinando così un calo della redditività (-0,13 nel secondo trimestre).
L’incremento dei costi ha riguardato tutti i principali input produttivi utilizzati in agricoltura, a partire dai prodotti energetici (+81% su base annua secondo Ismea) con aumenti record anche per fertilizzanti (+46%) e mangimi (+28%). Si tratta di una tendenza già manifestata nella seconda metà del 2021 e che nel 2022 ha sommato i suoi effetti a quelli della siccità. Il calo della fiducia degli imprenditori relativamente alle prospettive future ora segna livelli minimi dal 2016.
"Questi risultati – e in particolare il positivo andamento dell’’export - testimoniano la capacità del sistema agroalimentare lombardo di sfruttare una domanda internazionale in crescita su molti mercati, elemento fondamentale viste le prospettive non brillanti della domanda interna - ha dichiarato il Presidente di Unioncamere Lombardia Gian Domenico Auricchio – tuttavia l’eccezionalità della situazione preoccupa fortemente gli agricoltori, soprattutto per le incognite e incertezze che ne determineranno l’evoluzione futura. Anche l’ottimismo dimostrato dagli imprenditori nelle rilevazioni di questi anni è messo oggi a dura prova dai fattori esterni”.
“I dati certificano una difficoltà oggettiva per il comparto. La tutela della redditività delle aziende deve essere una priorità” ha aggiunto Fabio Rolfi, Assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi della Regione Lombardia. “Nella prossima programmazione agricola abbiamo messo al centro l’innovazione come elemento chiave per salvaguardare la redditività economica delle imprese garantendo gli obiettivi di sostenibilità ambientale richiesti dall’Europa. Senza impresa non c’è agricoltura, non c’è tutela ambientale e non c’è cibo. Per questo abbiamo scelto di scommettere sullo sviluppo di un settore sempre più votato all’export. La Lombardia è il cuore pulsante della zootecnia europea e siamo orgogliosi di un comparto che è economia, storia e tradizione della nostra regione e che vogliamo rappresenti anche possibilità di futuro per i giovani”.
Stretti tra boom dei costi produttivi, cambiamenti climatici e minacce come quella della peste suina, gli agricoltori lombardi continuano a garantire la produzione di cibo dando prova di forte resilienza nonostante le grandi criticità che si sono trovati ad affrontare. Così Paolo Carra, vice presidente di Coldiretti Lombardia, alla presentazione dell’analisi congiunturale sull’agricoltura regionale relativa al primo semestre 2022, che certifica il calo della redditività delle imprese malgrado i dati incoraggianti su export e fatturato.
“La domanda di cibo è destinata a crescere secondo dinamiche internazionali e mondiali – prosegue Carra – con la richiesta dei prodotti agroalimentari made in Lombardia che continua a far registrare risultati positivi. Tutto ciò deve far riflettere sull’importanza per il nostro Paese di avere un sistema agricolo forte e solido”.
“L’interesse dei giovani per l’agricoltura, in un’ottica di sempre maggior sostenibilità ambientale, è un segnale importante – conclude Carra – ma per garantire loro un futuro, insieme a quello di tutto il settore, la politica deve accompagnare il processo di transizione ecologica con i giusti tempi, attraverso risorse e strumenti utili da mettere a disposizione delle imprese agricole”.
"Ci ha fatto molto piacere poter ospitare questo importante evento – ha spiegato Roberto Biloni, Presidente CremonaFiere - La fiera è un momento fondamentale di confronto con istituzioni, università, centri di ricerca e con le associazioni di rappresentanza per mettere a fuoco le problematiche del settore e capirne le soluzioni e il futuro. Oggi questa modalità è ancora più importante a causa della situazione di difficoltà e di crisi che nel 2022 il nostro territorio ha vissuto e diventa l'occasione per dare soluzioni concrete. La fiera infatti è lo strumento di visione sul futuro del settore e di risoluzione dei vari problemi che deve affrontare e deve farsi portatrice di nuove idee di crescita".
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commenti
Manuel
2 dicembre 2022 18:51
Le capacità imprenditoriali, meglio ancora tecniche ed artigianali, produttive, degli abitanti la macroarea padana, erano già riscontrabili agli albori della rivoluzione industriale ed in modo meno standardizzato anche molto prima. I contraccolpi, solitamente negativi, derivanti da derive belliche o finanziarie avverse alla maggior parte le attività economiche hanno ciclicamente interessato la storia di questa parte d’Europa: con fatica, ma si è sempre ripartiti. Ora la novità è dura e cruda: a furia di spremere le risorse interne, senza controllare le esterne, rischiamo di trovarci con un pugno di mosche in mano. Abbiamo fatto finta, per molto tempo, di non vedere la locomotiva in arrivo, ma adesso non possiamo più girarci dall’altra parte. È un’esperienza simile ad altre aree del mondo, ma che va risolta sia a livello globale, che locale. Le esigenze del primario, si confrontano ed intersecano con quelle del secondario e terziario. Tenere insieme, dalle nostre parti, le pretese di tutti, a me sembra, quantomeno, velleitario. Il fascio littorio si sfilaccerebbe anche ipotizzando una convergenza di intenti ed una solidità sociale di ideali. La corda è stata troppo tirata. La Pianura Padana è da considerare una grande cloaca: la conseguenza negativa (evitabile parzialmente?) di tanta imprenditorialità. Ora tutti dovranno fare la loro parte e gli agricoltori altrettanto. Invito i protagonisti del comparto a valorizzare e rispettare maggiormente lo habitat pedologico ed ecotonale, quant’anche impegnarsi di più per la difesa delle superfici coltivate e coltivabili, sempre alla mercé di corsari di varia risma.
La natura, da noi, ha dimostrato una incredibile resilienza. Potrà farlo per sempre?