4 agosto 2024

Altri casi di peste suina africana nelle province vicine. Sei nuovi focolai in Lombardia e nel piacentino. Preoccupazione per gli allevamenti

La peste suina avanza intorno a Cremona e Mantova, con sei nuovi focolai tra la Lombardia, nelle province di Milano e Pavia, in Emilia Romagna, nella provincia di Piacenza, in quella di Parma e nel Piemonte, in provincia di Novara. A quarantott’ore dalla comunicazione diffusa dal Ministero della Salute, nella quale si fa cenno all’elaborazione in corso d’opera “di una nota informativa al territorio per rinforzare il sistema dei controlli attraverso la disposizione di una serie di misure straordinarie”, nessuna dichiarazione è pervenuta dal Ministero dell’Agricoltura. 

“Dopo le dimissioni del Commissario alla peste suina, il Governo abbandona a se stesso il settore suinicolo” commenta la deputata PD Antonella Forattini “tutti i nostri richiami, presentati sotto forma di emendamenti al DL Agricoltura, relativi al potenziamento delle misure per prevenire e contenere l’epidemia, sono rimasti inascoltati: nessun intervento efficace per il contenimento dei cinghiali è stato adottato, nonostante la disponibilità manifestata dalle Regioni e dal mondo venatorio, nessun riscontro è stato comunicato sull’applicazione del piano straordinario per la gestione della fauna selvatica, e nulla si sa sul possibile coinvolgimento dell’esercito. Serve un piano strategico urgente che coinvolga regioni, operatori, imprese, unità sanitarie, mondo venatorio ed esercito”.

Il rischio dietro l’angolo è quello del blocco totale di un comparto strategico del Made in Italy, che fattura 20 miliardi di euro e occupa 40mila addetti, considerando la produzione primaria e la trasformazione, con un patrimonio di 43 eccellenze Dop e IGP riconosciute a livello internazionale.

Finora in Italia sono stati trovati contagi in aree che includono quasi 950 comuni, l’11 per cento del totale, distribuiti in alcune zone di Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Sardegna, Lazio, Campania, Calabria e Basilicata. In questi territori ci sono complessivamente circa 500 allevamenti, concentrati soprattutto al nord. Sono coinvolti alcuni territori specializzati nella produzione di carne e salumi, come le province di Parma e di Cuneo, dove la peste suina africana è diventato un grosso guaio per l’economia locale.

Secondo Coldiretti, i cinghiali hanno causato nell'ultimo anno danni all'agricoltura italiana per circa duecento milioni di euro, devastando campi di grano, orzo, mais, ortaggi e persino vigneti. A ciò vanno aggiunti i problemi causati dalla peste suina africana, di cui proprio i cinghiali rappresentano il principale veicolo di diffusione, portando all'abbattimento di migliaia di maiali perfettamente sani. Senza dimenticare la piaga degli incidenti stradali causati dai selvatici, ben 170 con morti e feriti nel 2023, secondo l'analisi Coldiretti su dati Asaps, in aumento dell'8% rispetto all'anno precedente.

 


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commenti


Sebastiano

4 agosto 2024 17:03

Difendiamo i diritti dei cinghiali, aiutiamoli a diffondere malattie, peste e pidocchi, anche loro sono figli del Signore. Basta con le proteste degli agricoltori, basta prosciutti, basta salumifici, basta auto che girano la notte per le campagne. Un brindisi a LAVittoria

Manuel

5 agosto 2024 20:51

... o, possibilmente, potrebbe anche essere il contrario: maiali stressati e stipati come sardine in capannoni/lager, imbottiti di antibiotici, che non sanno contrastare la benché minima malattia e che contaminano la fauna selvatica.
Come, direte voi?
Ebbene, ammettiamo che le carcasse di maiali sacrificati in allevamenti colpiti da peste suina, abbiano percorso una filiera virtuosa, che fine avranno fatto le deiezioni? Bonificate? Inertizzate? In Italia? Durissima!
A mio avviso è assai difficile che non siano state distribuite sui terreni... con tutto ciò che ne è conseguito/consegue/conseguirà.