Anche il quotidiano "Libero" si occupa del libro di Elio Susani sul Pci. La polemica: «Ma se a scriverlo fosse stato un militante di destra?»
Anche il quotidiano “Libero” si è occupato del libro postumo di Elio Susani “Quarant'anni dopo. Memorie di piombo, caffè e sigarette. I ricordi di un ex funzionario nella vigilanza del Pci”, (vedi l’articolo di CremonaSera) dedicandogli un’intera pagina sull’edizione di domenica 25 luglio. L’articolo, a firma di Fabio Rubini, reca il titolo “Compagni d’armi. Quando il Pci realizzò il suo anti-stato privato”, e ripercorre le vicende narrate da Susani sul funzionamento a livello locale dell’apparato di sicurezza del Pci cremonese attraverso gli anni di piombo, fino alla scoperta del Covo delle Brigate Rosse in via Volturno, alla paura per un eventuale colpo di Stato, ed alla fine delle ideologie.
L’articolo, ovviamente da un’ottica di destra, si sofferma in particolare sui servizi di scorta ai politici e sulla necessità di avere a disposizione armi per le varie squadre che vi si alternavano. La conclusione non è priva di una vena polemica: “Il libro - scrive Rubini - è tutto un susseguirsi di episodi che fanno capire quanto profondo fosse il legame tra una parte del Poi e una parte dello stato. Susani racconta tutto questo chiarendo fin da subito l’assoluta normalità di questi comportamenti, avendo ben chiaro che: «Essere ovunque negli strati della società significa poterla fare funzionare….o viceversa poterla bloccare completamente». Avere capito bene: «Poterla bloccare completamente». Impossibile non pensare che se un racconto di questo genere lo avesse dato alle stampe un qualsiasi militante di destra, il fuoco dell’indignazione antifascista si sarebbe sprigionato in tutta sua forza”.
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