7 giugno 2021

I servizi di vigilanza del Pci di Cremona tra il '70 e l'80 tra armi, tensioni, informazioni riservate, paura di terrorismo e colpi di Stato

Come funzionava la vigilanza del Pci negli anni Settanta e Ottanta a Cremona? Chi se ne occupava? Com'era organizzata? Chi erano i riferimenti? Che ruolo avevano le cellule nelle aziende? Quali i rapporti con le forze di Polizia? Chi era armato?

Dà risposta a tutte queste domande un bel libro scritto da Elio Susani uscito in questi giorni per il Gruppo Editoriale Tab di Roma dal titolo “Quarant'anni dopo. Memorie di piombo, caffè e sigarette. I ricordi di un ex funzionario nella vigilanza del Pci”.

Elio se n'è andato lo scorso anno. Era in pensione da pochi mesi. Lo conoscevo bene anche se da tempo non ci frequentavamo. Era un esperto di cooperative e nel 1993 mi aiutò nel costituire una cooperativa di giornalisti che, partendo da un fallimento editoriale, cercava di ripartire e i suoi consigli furono preziosi. Poi ci siamo persi di vista, di tanto in tanto ci sentivamo quando Elio aveva qualche scritto da pubblicare tra cui il bellissimo  romanzo "Il versante proibito" o “Ciliegie e Champagne” in cui ripercorreva storie e ideali di un militante dopo l'incontro con un pilota asso dell'aeronatutica del Nord Vietnam.

La moglie Fiorenza ha voluto pubblicare i ricordi di Elio come funzionario del Pci che si occupava della vigilanza.  Elio li ha scritti e li ha affidati alla moglie durante la breve malattia che se l'è portato via.

"Memorie di piombo, caffè e sigarette" è un libro interessante ma scomodo perchè, per la prima volta, senza segreti o reticenze, racconta la storia di un militante e poi di un funzionario che ha attraversato gli anni di piombo, le paure di un colpo di stato e poi la fine delle ideologie. Elio lo ha fatto dall'interno, dalla sede del Pci di via Volturno perchè lui lì era il responsabile della sicurezza ed era anche referente cremonese della Commissione Nazionale Problemi dello Stato della Direzione del Pci. Un ruolo importante perchè in quegli anni il Pci aveva un milione e mezzo di militanti, tremila a Cremona, diecimila in provincia. Il referente lombardo di Susani era Bruno Cerasi, l'ex partigiano “Nando”, segretario regionale della Commissione “Problemi dello Stato”, quello nazionale il senatore Ugo Pecchioli. 

Ma come funzionava a livello locale la sicurezza del Pci cremonese? Con una metafora azzeccata, in diverse parti del libro, Elio Susani parla di un grande acquario composto non solo di “pesci-soldato” ma soprattutto di “alghe” che danno cibo ai pesci con informazioni e rapporti, creando una sorta di ragnatela fatta di relazioni, buoni uffici e notizie. Si raccolgono informazioni ovunque: nelle fabbriche, in ferrovia (la cellula FS farà sapere i transiti dei mezzi militari), nelle caserme (c'era addirittura uno schedario completo delle armi della Col di Lana, quanti Garand, quanti mitra, quanti militari ecc.). Questo ovviamente contro i nemici “esterni” ( i fascisti e Brigate Rosse soprattutto, ma anche per la paura di un colpo di Stato in stile cileno) e per bloccare eventuali infiltrazioni interne.

Susani era un tecnico preparato in questo: studi giuridici, lunga militanza, sempre pronto a mettersi in gioco per quello in cui credeva. E poi subacqueo, storico militare, studioso accanito di politica internazionale. E' stato funzionario del Pci, poi in Coop Lombardia e quindi tecnico in aziende nei settori della sicurezza e dell'organizzazione.

Nel libro Elio racconta dei rapporti cordiali del servizio d'ordine del Pci cremonese con le forze di polizia, con due questori, la collaborazione stretta con l'Ucigos perchè prima di tutto - era il suo mantra - andava salvaguardato lo Stato nato dalla Resistenza (il papà di Elio fu il commissario politico partigiano “Cleto”). E poi le scorte armate e tanto altro. Dopo gli anni giovanili della militanza politica prima all'Anpi poi al partito, l'organizzazione delle feste dell'Unità, le manifestazioni di piazza.

Nel 1973 la prima esperienza sulla “sicurezza”: come Elio, frequenta l'Anpi anche un giovane, arrivato da poco a Cremona con la famiglia. Un vecchio partigiano chiamò Susani e gli disse che avevano saputo da fonti certe che quel ragazzo poteva essere una spia dell'Usis (“United States Information Service”), insomma si trattava di comunicargli che doveva starsene alla larga. Il compito toccò ad Elio. Il tutto avvenne ai tavoli del bar di piazza Duomo, in maniera diretta durante un caffè, con l'assistenza discreta a distanza di un paio di ex partigiani seduti in tavolini vicini. Susani se la cavò egregiamente e il ragazzo sparì dalla circolazione senza più farsi vedere in sede.

Elio era un cultore di questioni militari. Dal 1977, pur continuando a fare il segretario di sezione a Porta Po, mise in piedi in maniera perfetta la vigilanza del Pci assumendone la guida.

Si trattava di una quarantina di persone con tanto di bracciale tricolore durante le manifestazioni e le feste dell'Unità, una decina di donne con il ruolo di staffette del Servizio d'ordine e una squadra armata di tre persone fisse ed addestrate, tutte con regolare porto d'armi e con un paio d'auto a disposizione con la possibilità di poter contare, in caso di bisogno, anche su una riserva di 7-8 vigili urbani iscritti al partito.

Il primo ad essere armato è stato Elio con una P38 nella fondina sotto l'ascella e una 7,65 nella cavigliera nascosta dai pantaloni a zampa di elefante. Tra i compiti c'era la sicurezza della sede (sorveglianza, inferriate alle finestre, telecamere), delle feste dell'Unità, dei comizi e dei cortei. E poi la scorta armata ai grandi personaggi del Pci dell'epoca insieme alle auto civetta della Polizia. Con questo incarico anche i viaggi, le notti negli alberghi, le bonifiche delle stanze (aiutati per quelle telefoniche dalla cellula di compagni della Sip). Elio nel libro racconta tutti questi incontri con i grandi personaggi che hanno fatto la storia del Pci e del Paese, la tensione (caffè e nicotina che gli procurereanno una grave intossicazione con intervento chirurgico), le paure, i falsi allarmi (sempre pronti ad estrarre le pistole). E poi Susani descrive il lavoro per prevenire il proselitismo brigatista. Racconta di un viaggio organizzato a Praga e dell'avvicinamento da parte di italiani e forse dei servizi segreti cecoslovacchi, con l'invito a restare per costruire il socialismo. E poi il ritorno a Cremona, il rapporto del viaggio a un preoccupatissimo Evelino Abeni. Così a Cremona piomba il giorno dopo il mitico comandante Bulow, il senatore Arrigo Boldrini che da Susani si fa raccontare i retroscena del viaggio.

Interessanti anche gli arrivi e le partenze dei grandi personaggi del Pci: da Pajetta (settemila persone in piazza ad aspettarlo e l'idea, per ragioni di sicurezza, di fingere l'arrivo da vie diverse all'arengario), a Violante (con il black out a tavola e le pistole subito estratte), da Reichlin a Macaluso, da Napolitano a Natta e a tanti altri. Da non perdere poi il racconto e lo sconcerto della scoperta del covo delle Br il 31 gennaio 1983 nella stessa via della storica sede del partito.

“Quarant'anni dopo” è un libro tutto da leggere con episodi, nomi, date e racconti che in tanti cremonesi non faticheranno a mettere a fuoco e a inquadrare nei fatti di quegli anni. Un libro che aiuta a capire come dall'interno si vivessero le tensioni e gli eventi straordinari del periodo. (m.s.)

 

 


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commenti


Michele de Crecchio

9 giugno 2021 22:56

Il partito comunista era, in pratica, l'unico che fosse riuscito, durante il ventennio fascista, a conservare un briciolo di struttura organizzativa. Tale esperienza continuò a condizionarne l'organizzazione molto a lungo e, credo, non a torto.