Appaltati i lavori per il ponte "Verdi" tra San Daniele e Roccabianca. Lavori da settembre con chiusura totale per tre mesi nell'estate 2025. La protesta di cittadini e agricoltori (senza ristori)
Sembra vedere la “luce”, o almeno uno “spiraglio”, la “telenovela” che da anni riguarda quel “grande malato” che è il ponte sul Po “Giuseppe Verdi” che collega Emilia e Lombardia, Cremonese e Parmense nel tratto compreso tra Roccabianca, Polesine Zibello e San Daniele Po.
A febbraio 2022, con tanto di conferenza stampa indetta sotto alle arcate del viadotto, era stato annunciato l’avvio dei lavori per l’estate 2023. Annunciati sì, realizzati no. Ci si sono messi “di mezzo” i soliti cavilli burocratici, il cambio di governo, il Decreto Milleproroghe per far slittare le previsioni (non quelle del tempo) e così di lavori nell’estate 2023 non si è vista neanche l’ombra così come non si vedrà nemmeno in quella del 2024.
Ora, stando alla “tabella di marcia” gli interventi, attesi ormai con esasperazione, inizieranno a settembre 2024 (ma è doveroso toccar ferro e far scongiuri vari con la speranza che non succeda ancora chissà cosa per rinviare le opere più che mai necessarie) per concludersi a febbraio 2026. Nell’estate 2025, stando sempre a quanto si prevede, il ponte resterà chiuso completamente al traffico (tra giugno e agosto), con buona pace di lavoratori, agricoltori e di tutti coloro che utilizzano il ponte tutti i giorni.
In questi giorni, la Provincia di Parma, responsabile del procedimento, ha aggiudicato l’appalto dei lavori per la messa in sicurezza del lungo ponte, inaugurato nel 1980 e “sofferente” già da anni. I lavori sono stati assegnati al raggruppamento temporaneo di imprese formato da Steel Concrete Consorzio Stabile di Verona, Locapal di Venezia e Nautilius di Venezia per un valore dell’offerta economica di 7,7 milioni di euro. L’importo contrattuale è pari a 13,4 milioni di euro di cui 7, 7 per lavori; 3,8 per costi di manodopera e 1,9 milioni per oneri di sicurezza. Il tutto finanziato con un contributo del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.
Da ricordare che il bando era stato pubblicato a novembre 2023 ed i lavori che si andranno a realizzare prevedono il consolidamento delle pile in alveo per consentire la riapertura del ponte anche ai mezzi da 56 tonnellate in doppio senso di marcia. Dovrà anche essere risolto il problema dell’impermeabilizzazione dell’impalcato, che è stata anche una delle principali cause dei problemi al ponte. Infine saranno rifatti i guard-rail e saranno sistemati i marciapiedi laterali di servizio. Intanto ci si prepari, e non è la prima volta, nell’estate 2025, a tre mesi di chiusura totale; cosa, questa, che sta già sollevando non poche polemiche soprattutto da parte del mondo agricolo.
“Chiudono nei tre mesi in cui sostengono che non c’è traffico perché la gente va in ferie e invece quelli sono proprio i mesi in cui le aziende agricole consegnano i loro prodotti alle varie industrie di trasformazione. Mi riferisco alle aziende che producono pomodori, bietole e altri prodotti con i quali sopravvivono”. A dirlo è Paolo Levrini, presidente del Consorzio Idraulico del Tombone di Polesine Zibello e Ragazzola ma, soprattutto, agricoltore che da anni svolge la propria attività tra le due sponde del fiume, Facendosi, ancora una volta, portatore della voce e delle esigenze di tanti agricoltori delle due sponde che lavorano tra l’una e l’altra riva del Po, Levrini ricorda che ci sono anche allevamenti, aziende che lavorano con gli impianti di biogas e centri di stoccaggio cereali. “L’ultima volta che il ponte era stato chiuso totalmente – aggiunge Levrini – la Provincia di Parma aveva promesso che sarebbe venuta incontro alle spese di trasporto maggiorate visto che per raggiungere Cremona si doveva passare da Casalmaggiore compiendo quindi molti chilometri in più. Ma alla fine – ricorda – non si è mai visto un centesimo a differenza di quanto accaduto nel riminese quando, durante il periodo di raccolta della frutta, era stato chiuso un ponte per lavori di manutenzione e, in quel caso, la Regione Emilia Romagna, aveva finanziato le maggiori spese che gli agricoltori avevano dovuto sostenere. Invece, nel 2025, per la seconda volta per altro, dovremo subire questa ingiustizia affrontando più spese di trasporto facendo il possibile per non dover chiudere le nostre aziende. Ricordo che le spese in più che dovremo affrontare fanno parte del nostro guadagno e le ditte a cui consegniamo i nostri prodotti non possono certo pagarci loro queste maggiori spese”. Non resta che sperare, a questo punto, che per il agricoltori e per le aziende danneggiate si possa trovare una soluzione. Il tempo per individuarla non manca.
Perché non prevedere, esclusivamente per i lavoratori, alcune fasce orarie in cui permettere il passaggio sul ponte? Perché non ipotizzare l’uso di chiatte per favorire l’attraversamento direttamente sul Po visto che si parla tanto, da anno, di incentivare i trasporti sul fiume come se fosse un’autostrada d’acqua? Infine, per quanto riguarda lo stato attuale del ponte vanno considerate anche altre questioni, che meritano attenzione prima che i problemi possano peggiorare. Innanzitutto le ultime piene ordinarie del Po (sette tra marzo e maggio) hanno accumulato, proprio a ridosso delle pile in alveo (quelle che devono essere sistemate e messe in sicurezza) un notevole quantitativo di legnami e detriti che, indubbiamente, finiscono con l’esercitare pressione sulle pile stesse. Infine, buchi nei marciapiedi pedonali, erbacce e rovi che coprono segnali guard rail e sorpassi azzardati. Questa l’ulteriore situazione attuale che si presenta lungo il ponte che collega Emilia e Lombardia, Parmense e Cremonese nel tratto compreso tra i Comuni di Polesine Zibello, Roccabianca e San Daniele Po. Lungo i marciapiedi pedonali (che sono stati realizzati, all’epoca della costruzione del ponte, per permettere il passaggio di eventuali lavoratori ma, se sistemati, potrebbero essere utilizzati in sicurezza da pedoni e ciclisti) che fiancheggiano il viadotto si sono aperti nuovi e notevoli buchi. In più, la vegetazione è esplosa, all’imbocco del ponte (dalla parte cremonese), andando quasi a coprire i segnali stradali e buona parte del guard rail. Senza dimenticare il comportamento di tanti automobilisti, evidentemente poco dotati di senso civico e di rispetto delle regole che, continuamente, imperterriti, sfrecciano lanciandosi in pericolosi sorpassi nonostante i divieti in vigore.
Su tutto il ponte, infatti, proprio per motivi di sicurezza dello stesso, vige il limite di velocità a 50 km/h (ridotto a 30 nella parte ammalorata disciplinata dal senso unico alternato e dalla presenza dell’autovelox fisso) oltre al divieto di sorpasso. Ma la regole, per tanti, sembrano essere delle perfette sconosciute. C’è solo da sperare, a questo punto, facendo i dovuti scongiuri, che da qui ai prossimi mesi la situazione non peggiori e che, per il “Verdi” ci sia almeno un po’ di considerazione in più, a beneficio dei tanti che lo percorrono quotidianamente per “portare a casa la pagnotta”: cittadini che, doveroso ricordarlo, sono anche contribuenti ed elettori (di questi tempi è bene ricordarlo).
(Fotoservizio di Paolo Panni)
Eremita del Po
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