30 settembre 2025

Beppe Mantovani, un pezzo di storia della Cremonese. L'epopea delle trasferte con il Dragone. "Così Miglioli 'comprò' Vialli dal Pizzighettone alla Mac, lungo il Po"

Giuseppe “Beppe” Mantovani, classe 1937, ha visto la sua prima partita della Cremonese allo stadio Zini nel 1944, era un altro mondo destinato a cambiare infinite volte ma la passione nata allora rimane incrollabile anche nel 2025. Beppe si presenta con una giacca della tuta della Cremonese. - E’ una bella giacca - gli dico.

E' del 1993, me la regalò in quell'anno Gigi Simoni, ci sono molto affezionato”

Beppe ha gli occhi azzurri e leggermente umidi, ci conosciamo da “ieri” se così può dire, ma da quel “ieri” sono passati circa 50 anni, in casa c'è anche suo figlio Roberto e il nipotino Gabriele. Ha una storia unica da raccontare Beppe, una storia che raccoglie decenni di passione, lavoro e organizzazione per una squadra ma, osservandola con gli occhi del 2025, quei momenti erano destinati a tutta la città, non solo ai tifosi. Oggi lo chiameremmo, forse con eccessiva enfasi, Marketing e Comunicazione, ai tempi era solo passione, voglia di stare insieme e di raccontare.

Con Caracciolo abbiamo cominciato ad organizzare le trasferte fin dal 1959, i pullman partivano dal Bar Ariston, in piazza Roma, il gruppo dei tifosi era già nutrito. Ci si ritrovava e si partiva girando, e visitando, l'Italia in lungo e in largo. La svolta avvenne nel 1974, ero ricoverato all'ospedale La Pace quando Vanni Ruggeri mi chiese di organizzare un club per seguire la Cremonese in trasferta; pochi mesi dopo eravamo al Bar Dragone, pronti per partire con questa nuova avventura e con il Club Grigiorosso Dragone. A Monticelli d'Ongina c'era Capuzzi che aveva i pullman da affittare, trovammo subito un accordo e le trasferte diventano una sorta di festa

Le foto del suo album sono particolarissime, bellissime, sembrano messe a caso ma in realtà vi è una precisa logica che le accompagna, è una logica che ferma momenti a volte lontani dal campo di gioco, con la squadra in ritiro o i tifosi che si incontrano nella sede. E' quel mondo che non gioca mai direttamente sul terreno verde ma che è sempre presente, dalla serie A alla Quarta serie.

Ogni trasferta rappresentava qualcosa di diverso, a Fano arrivammo in una splendida giornata di sole dopo due giorni di piogge continue. Partita rinviata per impraticabilità, chiamo il presidente del Fano per avere garanzie sui biglietti, lui mi disse – Mantovani, le garantisco che tutti i vostri diritti vi verranno riconosciuti quando ci sarà il recupero, ha la mia parola - Fu un gentiluomo e mantenne la parola data. Prima di una trasferta a Cava dei Tirreni Beppe Miglioli mi chiama e mi chiede di passare in salumificio da lui, il viaggio era lungo e bisognava ingannare il tempo, ci ritrovammo con il pullman pieno di affettati e insaccati, in pratica il viaggio fu scandito da un viavai continuo porzioni di prosciutto, salame o altro”

Sono circa 40 anni di partite da raccontare, di sogni, speranze e anche delusioni, ma queste non hanno mai inciso su quella passione che legava un gruppo di persone ad una squadra ma, con le varie attività che venivano organizzate, anche alla città. Ci sono serate con ospiti di tutti i tipi dove un cartello “Vietato fumare” vede la scritta “fumare” coperta da una foto della squadra. Messaggio chiaro: in barba ai divieti qui si parla di altro, come chiarisce la foto della squadra.

Con il club facevamo di tutto, riuscimmo ad organizzare una puntata della famosa trasmissione Il processo del lunedì con Aldo Biscardi al Continental. Non credo sia possibile riproporre quel modello di Club oggi, o meglio, servono persone che abbiano la motivazione e le possibilità di mettersi a disposizione, eravamo uniti dallo stesso percorso e dalla stessa passione, ci si trovava per le riunioni e quando non c'erano le riunioni ci si trovava lo stesso. Avevamo bisogno di organizzare, di coinvolgere non solo i tifosi ma anche i cittadini. Marco, prova a pensare di chiamare tuo suocero per fare dei lavori allo Zini”

Guardo Beppe con aria perplessa, non sono in grado di capire cosa intenda.

Mio suocero, Enrico Mancini, era un falegname, all'inizio degli anni '70 raccogliemmo i fondi per comprare le assi per le sedute della tribuna, mio suocero fece tutto il lavoro e all'inizio del campionato gli spettatori potevano sedersi sul legno lavorato invece che sul cemento. Sono quelle cose che riescono bene solo quando riesci a coinvolgere le persone in un progetto, anche piccolo, ma che è rivolto a tutti”

Spunta una fotografia particolarissima, Beppe, con Roberto, sono in sella ad un motorino VeloSoleX, un padre con il figlio sono una immagine comune ma questa mi incuriosisce per la maglietta che indossano. Una maglietta bianca con il simbolo della Cremonese; semplice, essenziale, molto bella, un perfetto esempio di marketing ancora prima che scoprisse l'esistenza di questo termine.

E' del 1975, io e Roberto siamo nel parcheggio dello Zini, la maglietta, lo dico con relativa sicurezza, venne stampata su nostra richiesta ed è forse il primo modello di t-shirt dedicata alla Cremonese, fu uno dei primi lavori dedicati alla squadra, insieme ai cuscini per lo stadio, le bandiere, gli striscioni e tutto quello che serviva per legarci alla Cremonese. Il simbolo del club, il dragone grigiorosso, l'ho disegnato in quegli anni

Scorro le variegate fotografie di allenatori, giocatori, tifosi e dirigenti, mi fermo su due immagini autografate, una è del portiere Enrico “Pio” Pionetti, l'altra di Gianfranco Platto, nomi che molti tifosi, oggi, faticherebbero a ricordare.

Il tempo tende a far dimenticare moltissimo, ma a volte alcuni preferiscono dimenticare, con “Pio”, Gianfranco e anche “Ciano” Cesini ho mantenuto una bella amicizia, così come l'avevo con il Mondo e con altri. Ti ho mai raccontato di quando Gianluca Vialli arrivò alla Cremonese dalla U.S. Pizzighettone?

Ne avevo parlato con Gianluca lustri fa, pensavo di conoscere abbastanza bene i risvolti della questione, ma Giuseppe mi racconta quello che non avrei mai potuto sapere.

Nel 1977, con Beppe Miglioli, incontrammo Pierluigi “Gigi” Piacenza, ai tempi presidente della U.S. Pizzighettone. Gigi aveva bisogno di liquidità per iscrivere la squadra al campionato e Beppe gli propose di vendergli Vialli, Gigi accettò

Tutto abbastanza chiaro, in linea con quello di cui ero a conoscenza.

L'incontro dove Beppe diede l'acconto per Gianluca non fu la sede della Cremonese o del Pizzighettone, ci trovammo per siglare verbalmente l'accordo davanti alla M.A.C. in viale Lungo Po Europa, non ricordo esattamente il motivo di quella scelta, forse fu per trovare un luogo tranquillo dove discutere, ma l'accordo di trasferimento con l’acconto e la stretta di mano avvennero lì, lungo il fiume Po, un posto di certo diverso dai soliti dove venivano siglati le compravendite dei giocatori”

Non conoscevo questo passaggio, poco ma sicuro, ma è piacevole e così umano pensare ad incontri tra dirigenti avvenuti in un posto lontano da riflettori, telecamere, interviste ed esperti di comunicazione o altro; un posto che vedeva persone, unite come in una piccola famiglia, vivere la stessa passione da trasmettere alle generazioni future, anche con una giacca della tuta del 1993.

Marco Bragazzi


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