3 settembre 2025

Cascina Alluvioni di Brancere: il complesso in rovina da anni. Ne abbiamo parlato più volte, oggi ne parla anche il magazine Artribune. Come questa, quante cascine crollano silenziosamente

Una cascina dall'architettura suggestiva di fine ottocento, caratterizzata dalla presenza di un ampio giardino nel quale sorge una splendida limonaia in stile neogotico e, poco distante, ma nel mezzo del campo sul retro della cascina, la cappelletta gentilizia della famiglia Germani, proprietaria del fondo dalla fine del XIX secolo. Si tratta del complesso architettonico di Cascina Alluvioni, nella golena di Brancere: un esempio davvero suggestivo e pregevole di architettura agricola ed al contempo elegante modello di costruzione neogotica di rara bellezza nella nostra campagna. 

Qui siamo davvero a due passi dal fiume Po e la cascina si trova adagiata e protetta dietro l'argine anche se in passato probabilmente il terrapieno non fu sufficiente a contenere la furia delle acque ed evidentemente il complesso prese il nome di "Alluvioni" proprio da una di queste esondazioni. Ma oggi non ci occuperemo tanto del passato, quanto del presente: se il primo è stato ricco di eventi, di storia e di vita che in quelle mura era rappresentata dalle decine e decine di persone che ci vivevano e lavoravano, il presente appare invece avaro di cure e interesse e pertanto il futuro che attende quelle mura potrebbe essere sempre più fragile. Fragile come quelle caratteristiche arcate a sesto acuto dei portici crollate sotto il peso dei tetti o come i soffitti finemente decorati delle sale nella casa padronale o ancora come le torrette della limonaia su cui svettano silenziose le merlature e dove un tempo venivano riaparate le preziose piante di agrumi durante i lunghi e nevosi inverni.

Oggi è così, ridotta poco più che un rudere; di proprietà privata della famiglia Balestreri, che l'ha acquistata in lotto insieme ai terreni dell'azienda agricola, oggi non è più visitabile, anzi è stata posta una barra sulla stradina di accesso per impedire che i molti curiosi entrassero tra quelle mura pericolanti. Ma non è così solo da pochi anni: si pensi che questa cascina era stata scelta come set per girare alcune scene del film Oh Serafina con Renato Pozzetto e Dalila Di Lazzaro, quindi parliamo della metà degli anni '70 e già allora si evitò di entrare in quegli ambienti proprio perchè già pericolanti e precari.

Uno stato di abbandono dunque datato e prolungato che anno dopo anno ha portato al crollo lento ma costante, di cui ha parlato anche in questi giorni il magazine online Artribune, che ha dedicato ampio spazio -in un articolo a firma di Livia Montagnoli- alla cascina Alluvioni, alla splendida e decadente limonaia e alla Cappella Germani, dove si dice che vi sia anche un fantasma, un'anima in pena che vaga nelle notti di plenilunio. Dopo. un'attenta descrizione delle architetture e del loro stato, Montagnoli conclude con una nota che tutti condividiamo: "L’auspicio è che prima che sia troppo tardi qualcuno voglia farsene carico, com’è avvenuto di recente per il complesso del Castello di Sammezzano: ben più noto e magniloquente – diversissimo per destinazione d’uso e ambizioni – l’edificio in stile orientalista che si scopre alle porte di Reggello è come la Cascina Alluvioni un gioiello architettonico che si svela, inaspettato, nella campagna italiana. E sarà presto restaurato, dopo anni di abbandono".

Certo, cascina Alluvioni paga anche lo scotto del vincolo della sovrintendenza, oltre soprattutto ad essere una splendida cascina che però, nell'economia dell'azienda agricola, non ha più valore in quanto tutte le attività produttive nei nostri giorni vengono svolte fuori dalle cascine che così si riducono ad essere vecchi edifici troppo costosi da mantenere e totalmente inutili all'attività. E cascina Alluvioni naturalmente non è la sola: con lei c'è un patrimonio architettonico e storico di valore incalcolabile che giorno dopo giorno crolla davanti ai nostri occhi, silenziosamente ed inesorabilmente.

 

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Michela Garatti


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commenti


Manuel

3 settembre 2025 17:06

L’Italia è il paese più importante al mondo per tesori di arte, cultura, architettura, etc.? Bene, si prenda atto di ciò e si agisca di conseguenza.
I beni storici, culturali, ambientali, quando manifestano i primi segni di incuria devono essere espropriati, restaurati, valorizzati.
I soldi del PNRR potevano assecondare anche tale ambizione: invece no.
Sto esponendo follie? Penso proprio di no. Quando un bene, anche privato, viene dichiarato di pubblica utilità, la sottrazione coatta è autorizzata, pure quando a beneficiarne fossero realtà private. Tant’è vero che uno degli atti più contestati dal mondo agricolo italiano è la requisizione forzata di appezzamenti per il fotovoltaico a terra, avallata pure dall’attuale governo.
PS: da ricordare, invero, come lo storico immobile indicato nell’articolo (ma pure altri in provincia) sia di proprietà di famiglia facoltosa... dunque si imponga il restauro.