Un'Associazione per rilanciare Castelponzone. A dar vita al progetto Renata Stradiotti, già direttore dei musei civici di Brescia. Sede in casa Scaglioni
Per chi non ne avesse mai sentito parlare, Castelponzone è una piccola frazione del comune Scandolara Ravara posto a circa una ventina di chilometri da Cremona ed in una posizione strategica rispetto alle confinanti terre di Mantova, Brescia e Parma. È un antico borgo rimasto per secoli sotto il dominio della potente famiglia cremonese dei Ponzoni. Il Castelletto, conosciuto come Castelletto dei Ponzone, era il centro del feudo che si estendeva ai territori vicini, bagnati dal canale Delmona, per circa 47.000 pertiche comprendendo quei luoghi ancora oggi conosciuti come Scandolara Ravara, San Martino del Lago, San Lorenzo Aroldo, Cà de Soresini, San Faustino, Cornale, Caruberto, Castelletto di Sotto, Villa de’ Talamazzi. Il centro abitato è stato modellato dalla volontà dei feudatari noti per l’attenzione al gusto estetico dell’architettura e dell’arte. Da qui tutto ha avuto inizio. Esistono storie che meritano di essere raccontate. Esistono realtà che necessitano di essere divulgate perché appartengono al nostro passato e costituiscono le nostre radici. Questo è lo spirito che ci ha portato a Castelponzone, luogo annoverato tra “I Borghi più belli d’Italia”, questa è l’anima con cui è nata “Associazione Castelletto Ponzoni” costituita nel luglio 2021 e con sede nel cuore pulsante del piccolo villaggio. Proprio sotto i portici cinquecenteschi e nelle viuzze ciottolate, dove un tempo si svolgeva la vita del villaggio, abbiamo incontrato Lia Bellingeri, Assessore alle Attività Culturali e Scuola, Don Luigi Carrai, sacerdote a cui è affidato Castelponzone e grande conoscitore di arte e la storica dell’arte Renata Stradiotti da cui il tutto ha preso vita.
Renata Stradiotti è una figura di spicco nel mondo della storia dell’arte. Di origine cremonese, esercita la sua professione inserendosi nei Musei Civici di Brescia dal 1975 come curatrice storico-artistica poi come direttrice (1992- 2012), fino all’età della pensione. Ha partecipato all’organizzazione di importanti mostre che hanno portato Brescia alla ribalta nazionale. Non solo, ha realizzato importanti saggi e contribuito all’esecuzione del complesso museale di Santa Giulia a Brescia. Attualmente è membro dell’Ateneo-Accademia di Scienze Lettere e Arti di Brescia e del Comitato tecnico scientifico dell’associazione “I Borghi più Belli d’Italia” ma, in primis, è una donna con l’elegante determinazione di chi desidera conservare ed esaltare tutti quei valori che compongono il puzzle del nostra storia.
“Ho sentito l’esigenza di conoscere in modo approfondito le mie origini, ho avvertito il bisogno di studiare i luoghi in cui sono nati i miei genitori, da bambina saltuariamente tornavo a trovare gli zii proprio qui a Castelponzone – racconta la professoressa Stradiotti – da tempo desideravo effettuare questo ritorno al passato, così, ho iniziato a fare ricerche e ho maturato l’idea di acquistare questo edificio un tempo chiamato Casa Scaglioni, e che, oggi, ho destinato all’Associazione con lo scopo di promuovere il borgo e tutto ciò che riguarda l’importante storia che queste mura custodiscono.”
Casa Scaglioni, come possiamo leggere in alcuni testi realizzati per il volume Il mondo degli ultimi – Castelletto dei Ponzoni a cura di Carlo Bellò e Antonio Leoni, è tra gli edifici meglio conservati. L’esterno è semplice ma imponente di quel fascino tipico offerto dalle antiche case padronali che, subito, sottolinea la grandezza degli spazi che si sviluppano su due piani. Varcata la porta d’ingresso si accede ad un lungo corridoio sul quale si affacciano usci che consentono il passaggio alle stanze residenziali. L’atmosfera della casa rappresenta una perfetta sintesi tra l’incanto dell’antico, le necessità che un tempo potevano essere quelle del focolare domestico e l’attenzione a non perdere il valore per le cose semplici dove, quasi, poteva apparire superflua la presenza della luce elettrica. Impossibile non soffermarsi ad ammirare gli importanti camini in marmo rosa. L’immagine bucolica, con un po’ di complicità da parte dell’immaginazione personale, si conclude con un focus sulle pareti, nell’ultima stanza, di quello che un tempo fu il fulcro dell’edificio: fotografie d’epoca, immagini in bianco e nero, a testimonianza del calore che, un tempo, la casa ha sperimentato e salvaguardato. Non è tutto. Solo percorrendo pochi passi oltre il portone d’entrata è possibile accedere ad un rustico in cui, seppur con qualche traccia del tempo che è trascorso inesorabile, resta viva testimonianza di un piccolo pozzo per attingere l’acqua, proprio all’interno della struttura, un qualcosa di raro, ciò che i nostri nonni chiamavano la “tromba dell’acqua”, accanto, alzando lo sguardo, una vecchia fornace che sembra quasi pronta per essere messa in funzione. Per un attimo si avverte la sensazione che il tempo si è fermato. Nella stanza accanto si intravede un antico camino, uno di quelli dove si poteva cucinare o in cui ci si adagiava accanto tutta la famiglia per raccontarsi, mentre, nelle stanze al piano più alto rivengono stucchi che narrano scene rurali. Tracce di un mondo antico meraviglioso che merita di essere conservato.
Castelponzone è un antico borgo murato senza mura, così potrebbe essere descritto in prima battuta. È sicuramente un luogo unico nel suo genere, spesso tratteggiato dagli storici come una corda tesa tra la terra ed il fiume dove la filiera agricoltura-artigianato rappresentava il perfetto incastro tra il lavoro dei campi, la produzione di corda ad opera di sapienti cordai, le botteghe ed i commerci che vedevano nel piccolo villaggio un importante punto di riferimento. La struttura urbana è composta da isolati piuttosto regolari percorsi da stretti vicoli chiamati “strettini” che corrono sul retro delle case affacciate sulle vie principali separandole da rustici e cantine.
“Un tempo, proprio qui, i cordai lavoravano la canapa e Castelponzone era conosciuto per i suoi cordai artigiani tanto che, fino alla seconda Guerra Mondiale, veniva identificato come un grosso centro di produzione della corda, il nostro museo dei “I Cordai di CastelPonzone” ne è ancora una viva testimonianza – racconta Lia Bellingeri – era un lavoro molto pesante, i guadagni ero bassi, ma era una forma d’arte in cui serviva forza ed abilità, era anche frequente che, i bambini costretti a lavorare, non potessero andare a scuola. La filatura poteva svolgersi solo all’aperto, pertanto, doveva essere realizzata in sospensione per evitare gli impatti con il terreno.”
Raccontare dei cordai ci impone un passaggio di analisi linguistica. Purtroppo, non esistono testimonianze scritte ma orali, storie di padri, madri, nonni, bisnonni, generazioni che hanno parlato il gergo dei cordai: un vero e proprio registro linguistico che veniva utilizzato sui sentieri della filatura come distinguo di professionalità.
Per comprendere il valore di questo borgo è necessario fare un ulteriore salto nel passato per parlare del Casato Ponzoni. Appartenuti alla più antica nobiltà feudale di Cremona, i Ponzoni furono, in epoca comunale, tra i protagonisti della storia patria. Si hanno testimonianze di Castelponzone solo agli inizi del XV secolo che, grazie alla sua rocca probabilmente fatta costruire intorno al XII sec, era considerato punto fondamentale di forza e rifugio per la casata dei Ponzoni, signori di Cremona e fedeli castellani dei duchi di Milano durante le battaglie contro i Cavalcabò. Un passato intriso di titoli nobiliari, terre di conquista e ricerca di bellezza artistica. La rocca vive un importante evento nel 1441, quando il condottiero Francesco Sforza, in viaggio per la chiesa San Sigismondo dove sposa Bianca Maria Visconti, si ferma a Castelletto de’ Ponzoni ospite dei feudatari. Devastante sul borgo fu l’effetto della guerra dei Trent’anni che aveva sconvolto l’Europa e vedeva spagnoli e francesi contendersi i territori. La rocca di CastelPonzone fu assediata ed incendiata. Nel 1659 Pietro Martire Ponzoni ne inizia la riedificazione rispettando le strutture esistenti e conservando l’aspetto della difesa provata dall’ampio fossato che la circondava e dai ponti levatoio d’accesso. Da varie descrizioni e disegni dell’epoca successiva si può dedurre che abbia avuto circa una trentina di ambienti, un salone inferiore, due segrete, una prigione, locali per la servitù e molto altro. È interessante ricordare che nel salone o nella corte nobile la popolazione poteva organizzare balli e spettacoli previa autorizzazione del feudatario. Molti della famiglia Ponzoni erano amanti della cultura in ogni forma. Nel 1697 muore il conte Pietro Martire Ponzoni senza lasciare figli eredi. Con lui si estingue la successione maschile Ponzoni ma il borgo resta in famiglia alla contessa Beatrice Ponzoni, nipote di Pietro Martire. La Contessa sposò in seguito il marchese Giovanni Francesco Ala di Cremona ed ebbe così inizio il casato dei marchesi Ala Conte Ponzone. Nel 1842 muore Giuseppe Sigismondo Ala Ponzone, ultimo discendente maschio. La rocca passa agli eredi che la vendono nel 1854 al Sig. Bertarini, noto costruttore del tempo, che la demolisce vendendone i materiali. Non possiamo sottolineare che, proprio nella vicina Caruberto, frazione di San Martino del Lago, esiste ancora in ottimo stato di conservazione, quella che un tempo fu la dimora di Roberto Ponzoni, nonno della famosa pittrice Sofonisba Anguissola, oggi residenza di Flavio Caroli, famoso storico dell’arte e scrittore tra i più conosciuti del panorama artistico italiano.
Un focus è doveroso sull’importanza e la bellezza della chiesa settecentesca dedicata ai Santi Faustino e Giovita. “La nostra chiesa custodisce all’interno due veri e propri gioielli: la tela di Santa Lucia di Luigi Miradori detto “il Genovesino” e la tela dell’Incontro alla Porta Aurea e Concezione di Maria di Galeazzo Ghidoni – racconta Don Luigi Carrai – siamo fieri di poter conservare questi tesori, così, come non possiamo non rimarcare la bellezza dei marmi che ne compongono l’altare, sono un qualcosa di unico e, ormai, quasi di introvabile. La principale attrazione architettonica, però, è il nucleo romanico del Santuario Madonna della Pace o conosciuta come chiesa Vecchia datata XII secolo, situata in Scandolara Ravara, già conosciuta al tempo dell’imperatore Federico II e sempre di commissione del casato Ponzone”. Le distanze tra le due chiese saranno accorciate da un collegamento diretto ciclo-pedonale di prossima costruzione, un progetto che trova spazio all’interno di un importante piano di riqualificazione del territorio che, come ci informa l’architetto Aristide Braga, sarà presto realizzato.
Se da un lato il covid ha creato le problematiche che tutti, ormai, già conosciamo, dall’altro ha sviluppato il desiderio di riscoprire tutti quei luoghi che, apparentemente, possono sembrare “semplici” paesini di passaggio. La campagna non è poi così sorniona o assonnata così come il fugace passaggio può ingannare. Sotto gli appannati stucchi ed i mattoni rossi diroccati, in realtà, scorre la vita che desidera tornare alla luce.
Il video e le foto sono di Gianpaolo Guarneri/FotoB12
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commenti
Franco Balestrieri
13 febbraio 2022 10:03
Da quelle parti ci sono nato (San Faustino) e li riposano i miei genitori e i miei nonni e a pescare nel Navarolo (Acque Alte) ci ho passato una buona parte della mia gioventu', per me e" indispensabile tornarci molto spesso