Centodieci anni fa moriva monsignor Geremia Bonomelli, vescovo di Cremona per oltre quarant’anni. Suo discepolo fu don Primo Mazzolari
Oggi, centodieci anni fa, ci lasciava il vescovo Geremia Bonomelli. Originario di Nigoline, in provincia di Brescia, il presule è stato forse il vescovo più "longevo" della Diocesi di Cremona.
Consacrato sotto al Torrazzo dal vescovo di Brescia nel novembre del 1871, fu un sostenitore del rinnovamento della Chiesa. Tra le sue più celebri (e discusse) posizioni vi fu la critica al Non expedit, la proibizione di papa Pio IX, ribadita anche da Leone XIII, ai cattolici di partecipare alla vita politica nazionale: "Per avere deputati cattolici ci vogliono elettori cattolici" disse.
Prima dell'arrivo di Bonomelli, la sede vescovile era rimasta per quattro anni vacante. In una relazione inviata al card. Caterini nel dicembre 1871, così Bonomelli ne esponeva le condizioni: "Ho ricevuto la diocesi in una condizione che non voglio descrivere. Un seminario con 32 chierici con una diocesi di 360 mila abitanti. Venendo trovai 35 preti apostati dieci o dodici in città".
Al momento del suo ingresso in diocesi Geremia Bonomelli rileverà che il 5% del clero cremonese, cioè trentacinque sacerdoti, aveva gettato la tonaca alle ortiche e ne attribuirà la responsabilità al suo predecessore Tosi e alla debolezza del vescovo Novasconi. Tra i casi più noti si ricordano quelli di Diomede Bergamaschi, diventato in seguito direttore del periodico della prima Associazione Anticlericale; Pietro Fecit arrivato a negare l’immortalità dell’anima e l’esistenza di Dio; Stefano Bissolati, padre di Leonida, diventato ateo e ferocemente anticlericale; Costantino Soldi, già parroco di Picenengo che abbandona l’incarico poco prima dell’ingresso di Bonomelli dopo altri quindici, tra parroci coadiutori e cappellani che già l’avevano preceduto nell’ambito della stessa parrocchia. Oltre a questi anche molti insegnanti in Seminario, come Giovanni Bertolani, professore di pastorale e liturgia; Giovanni Bertolini, professore di filosofia; Giulio Chiappa, professore di matematica e fisica; Luigi Tagliati, professore di umanità e retorica. D’altronde era stato proprio nel Seminario vescovile di Cremona che avevano esercitato la loro missione educativa nell’ultimo decennio del Settecento due tra i più insigni portavoce del giansenismo lombardo, come Alessandro Maria Pagani, rettore e professore di dogmatica, pastorale e liturgia, e Lorenzo Aliprandi, prefetto degli studi e docente di storia ecclesiastica.
La sua attività pastorale mirò anzitutto a incrementare le vocazioni ecclesiastiche: in pochi anni accolse in seminario più di duecento chierici e nel 1887 fece costruire l'edificio del nuovo seminario fuori della città.
Il Papa Leone XIII definì le posizioni del vescovo Bonomelli talvolta arroganti e insubordinate.
Don Primo Mazzolari, suo discepolo, che rischiò di pagare con la vita la sua intransigenza contro ogni sopraffazione, lo definì "uomo di grandezza insopportabile dai nostri tempi imbecilli".
Nel corso della sua vita strinse amicizie anche importanti, una tra tutte con la regina Margherita.
I suoi rapporti a volte "burrascosi" con il Papa non adombrarono mai l'importanza del religioso che per la città e per la Chiesa Cattolica diede tutto se stesso, aiutando il cattolicesimo a traghettarsi nel novecento pur fra le difficolta dell'intersecarsi fra la vita politica e quella religiosa. Tanti gli scritti e le lettere da lui prodotti sull'argomento.
Morì dopo 43 anni di episcopato cremonese il 3 agosto del 1914, e oggi riposa accanto all'altare maggiore della Cattedrale di Cremona.
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