Che fine ha fatto il festival Acquedotte? Sparito nel nulla, eppure dava grande visibilità ed al Comune costava solo trentamila euro
Che fine ha fatto il festival Acquedotte, che per cinque anni ha animato l’estate cremonese, portando ogni anno almeno tra i quindici ed i ventimila spettatori ad affollare piazza del Duomo ed il cortile di palazzo Trecchi? Sparito dalla programmazione culturale del Comune di Cremona, ma non da quella di Salò e Mantova, partners di questa rassegna che legava, nel nome di Gasparo da Salò, le sponde del Garda alla Bassa padana. Già dalla prima edizione del 2015, nato da un’idea di Roberto Codazzi accolta entusiasticamente dal sindaco Galimberti, il festival aveva visto crescere il suo successo di anno in anno ricordando, nei suoi fasti, l’epopea di Recitarcantando, anch’esso bruscamente interrotto dopo dieci anni. Al Comune Acquedotte veniva a costare circa 30mila euro, perché tre quarti dei costi venivano coperti dagli sponsor, ma in compenso offriva una visibilità senza precedenti. “Acquedotte” aveva portato in città Nek, Max Gazzé e Renga, i Simple Minds, primo concerto in Italia del gruppo scozzese, Venditti e Fabri Fibra, e poi ancora Franz Ferdinand, Negrita, Jethro Tull e tanti altri.
Poi si è rotto qualcosa. Dal pulpito della Cattedrale, nell’omelia della messa domenicale, mons. Alberto Franzini era tornato nel luglio 2018 a stigmatizzare l’utilizzo di piazza del Comune per i concerti. La rassegna era andata avanti, poi il problema era finito in giunta dopo un colloquio tra l’assessore Luca Burgazzi ed il soprintendente Gabriele Barucca. Non si era arrivati ad alcun divieto ma nell’incontro si era auspicato che gli spettacoli in piazza fossero solo quelli che non richiedessero grandi amplificatori, con emissioni che avrebbero potuto danneggiare i monumenti. Quattro i concerti che si erano tenuti quest’anno in piazza del Comune per il festival Acquedotte, giunto alla quinta edizione. Tuttavia lo stesso Galimberti aveva suggerito altre location come la Fiera di Ca’ de Somenzi, o il lungo il Po, come accaduto con successo per il Tantarobba Festival. Poi la tempesta giudiziaria che aveva investito la Shining Production di Mantova, organizzatrice dell’evento, finita nel mirino dell’Ispettorato del lavoro dei Carabinieri, probabilmente in seguito a una denuncia presentata da terze persone per presunte irregolarità nel sistema di assegnazione dell’organizzazione dell’evento, fatto con affidamento diretto anzichè con bando pubblico, ma anche il presunto mancato rispetto delle norme di sicurezza e nell’impiego dei lavoratori. Indagine finita nel nulla, senza indagati né denunciati. Poi c’è stato di mezzo il covid e, stante la situazione di emergenza sanitaria, nella primavera dello scorso anno è stata annullata la gara per ricercare il soggetto organizzatore degli spettacoli estivi di Acquedotte. L’orientamento della Giunta era quello di ridurre il numero di spettacoli all’aperto rispetto agli scorsi anni per non rischiare di danneggiare i monumenti, come richiesto anche dalla Soprintendenza. Da quattro a due i concerti previsti. Saltati anche questi.
Intanto, però, gli altri partner vanno avanti. Brescia, sfumato il progetto Acquedotte, si allea con Bergamo. Il sindaco di Salò è ancora in attesa di una telefonata chiarificatrice dal Comune di Cremona. Mantova partirà con un progetto musicale innovativo sul lungolago, proposto, guarda caso, proprio dalla Shining Production di Fulvio De Rosa. E Cremona resta con il cerino in mano. Anzi no. Quest’anno ci sarà “Siamo fuori”, con Willie Peyote e Francesco Gregori. Due concerti in piazza Duomo. Piccolo particolare: De Gregori sarà il giorno prima a Mantova.
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commenti
Pasquino
7 luglio 2021 17:40
Non fanno più concerti con Acquedotte ma la piazza del Duomo la utilizzano ancora !!!!!
Antonio
8 luglio 2021 11:06
A Cremona forse comanda il clero?
Tiziano
10 luglio 2021 11:58
Farà la fine che h fatto Le corde dell'anima. Poi continuiamo a lamentarci se le altre città ci portano via le manifestazioni migliori,tutto questo grazie ad una giunta di sinistra (solo sulla carta) che fa c**o è mutanda con una chiesa che dovrebbe stare fuori dalla politica Nazionale.