Che fine hanno fatto i gemellaggi con la città di Cremona? Con Kazanlak e Alaquàs nessun rapporto da tempo. Nicolini (Anlai): "Il Comune prenda decisioni e non lasci tutto nel vago"
La città di Cremona ha in corso due gemellaggi purtroppo dimenticati da tutti con altrettante cittadine. Uno dal 2004 con Alaquàs, in Spagna, e uno con Kazanlak in Bulgaria.
Le ragioni del gemellaggio con Alaquàs vanno ricondotte al legame esistente tra la città di Cremona e la città di Alaquàs nel periodo in cui la Lombardia era sotto il dominio spagnolo. Alla fine del XVII o al più tardi all'inizio del XVIII secolo Don Felix Pardo de la Casta, fratello di Don Baltasar Pardo de la Casta signore di Alaquàs, fu nominato governatore militare di Cremona dove conobbe e sposò Margherita Lodi. Dal matrimonio nacque una figlia, Mariana Pardo de la Casta y Lodi. Don Felix morì a Cremona e fu tumulato nella chiesa di S. Ilario (sopra la sua tomba si può ancora vedere una lapide commemorativa).
Mariana Pardo de la Casta y Lodi visse a Cremona dove sposò Giovan Battista Manfredi, appartenente ad uno dei casati più in vista allora in città al quale era stato concesso il titolo marchionale dall'imperatore Carlo VI. Giovan Battista Manfredi era maggiore della Polizia Urbana di Cremona ed abitava con la sua famiglia in un palazzo vicino alla chiesa di S. Agata. La coppia ebbe un figlio, Giuseppe Manfredi y Pardo de la Casta, 12° marchese del casato Manfredi, che morì a Cremona nel gennaio del 1744 e fu sepolto nella chiesa di S. Agostino. Sposato con la cremonese Barbara Raimondi, Giuseppe Manfredi ebbe a sua volta un figlio, chiamato Giovan Battista, 13° marchese del casato Manfredi, morto nei pressi di Cremona e sepolto nella chiesa di S. Abbondio dai padri teatini nel dicembre 1770. Fu proprio Giovan Battista Manfredi ad ereditare la signoria di Alaquàs alla morte di Don Baltasar Pardo de la Casta, non avendo avuto quest'ultimo nessun discendente diretto. Si ricostituisce in questo modo il legame tra Cremona e la cittadina spagnola.
Nel momento in cui ricevette la reggenza del feudo posto nel territorio di Valencia, il marchese Manfredi viveva nella parrocchia dei Santi Nazario e Celso in S. Abbondio ed era sposato con Teresa Fraganeschi, imparentata con l'allora vescovo di Cremona. Giovan Battista Manfredi prese possesso della signoria di Alaquàs il 18 gennaio del 1772. Suo successore fu il figlio, Giuseppe Ignazio Manfredi, che nel 1806 si trasferì nella parrocchia di San Michele di Cremona. Sino alla metà del XIX secolo il feudo di Alaquàs venne governato secondo direttive impartite da Cremona. A partire dalla metà del XIX secolo Ignazio Manfredi ed i suoi successori misero in vendita i loro possedimenti terrieri spagnoli, compreso il palazzo nobiliare. Questo edificio, noto come il Castello di Alaquàs, è stato da poco acquisito dalla Municipalità di Alaquàs che, attraverso un sapiente ed attento restauro, lo ha trasformato in un centro culturale tra i più vivaci ed importanti della città.
Negli anni '70 anche un altro gemellaggio è stato siglato con una città bulgara: Kazanlak. Nel giugno 1979, il Consiglio comunale di Cremona diede il nome Kazanlak alla piazzetta dietro la scuola Villetta, quel rettangolo di verde a cui si accede da via Dritta e che dal 1993 ha visto il suo nome cambiare, per volere della Giunta, in piazza Giuseppe Cappi.
Nel 2013 il sindaco di Kazanlak ha inviato due lettere all'allora sindaco Oreste Perri per invitare una delegazione cremonese nella propria cittadina e per riprendere uno scambio culturale proprio alla luce degli antichi rapporti. Non avendo ricevuto risposta, il primo cittadino bulgaro si è mosso diversamente coinvolgendo l’Anlai, Associazione Nazionale Liuteria Artistica Italiana con cui ha iniziato un collaborazione che perdura ancora oggi.
Ancora una volta il presidente di Anlai Gualtiero Nicolini ha deciso di inviare un messaggio alla giunta in carica nell'ultimo quinquennio dopo essersi nuovamente recato sul posto ai primi di giugno per un evento:
Ho tenuto nei giorni scorsi una affollata conferenza sulla liuteria cremonese e sulle “novità” riguardanti Antonio Stradivari nel museo delle rose a kazanlak ( la provincia ormai da più di un secolo ricorda la produzione dell'olio di rose prodotto appunto dai petali dei fiori coltivati nei campi che l'ha resa famosa nel mondo con un festival che richiama ogni anno centinaia di migliaia di visitatori.)
Ho visitato anche il museo del violino di questa città ovviamente molto meno importante ed appariscente del nostro ma comunque pieno di storia tanto è vero che 45 anni fa’ qualcuno pensò bene di proporre e poi di realizzare un gemellaggio Cremona- kazanlak dove ancora oggi esiste una fabbrica che porta il nome di Kremona (con la k) e dove si realizzano chitarre con una produzione di migliaia di strumenti.
Il 2 giugno in Bulgaria è la festa della repubblica come in Italia ed alla grande sfilata erano presenti delegazioni di 4 continenti così come le città le gemellate della Corea, del Viet Nam, della Grecia della Macedonia solo per citare quelle a cui mi sono trovato vicino e ho potuto conoscere.
Mi sono sentito un pesce fuori d'acqua in quanto come cittadino italiano e cremonese mi sono trovato mio malgrado a rappresentare l’Italia e Cremona senza averne titolo o... alcun mandato eppure in una dimostrazione di grande affetto e simpatia e fatto segno ad una ospitalità commuovente.
Tra l'altro alla mia conferenza erano presenti oltre ad un folto pubblico più di 20 liutai bulgari tutti diplomati a Cremona e quasi tutti ex miei allievi alla scuola di liuteria.
Tutta questa premessa per porre una semplice domanda ai nostri amministratori: “Cosa intendono fare con questo gemellaggio?”
Di recente in relazione ad una visita a Cremona del sindaco e di rappresentanti di questa città bulgara mi risulta che i nostri rappresentanti cremonesi ricevuti in passato in pompa magna a kazanlak non si sarebbero certo dimostrati molto ospitali nei loro confronti.
Mi riferisco ad esempio al nostro assessore alla cultura ( per fortuna uscente ) che li ha ignorati fingendo di non riconoscerli ed avrebbe avuto espressioni quasi di fastidio e altri tra cui il sindaco (anche lui per fortuna uscente) avrebbe fatto ancora peggio. Non solo avrebbe ricambiato i lauti doni ricevuti con qualche depliant per turisti avrebbe ricevuto la delegazione ufficiale della città gemellata per pochissimi minuti fingendo gravissimi impegni e non li avrebbe invitati alla visita in fiera di Cremona musica.
Questa accoglienza è sicuramente inaccettabile e non degna di una amministrazione seria.
Il Comune di Cremona deve prendere decisioni di qualunque tipo al riguardo e non lasciare tutto nel vago.
Se ha veramente una motivazione valida deve annullare il gemellaggio ed in ogni caso non può agire in questo modo e mettendo la testa nella sabbia.
Se il motivo vero è che a Cremona la liuteria è riconosciuta patrimonio dell' UNESCO mentre la povera karanlak ha solo una fabbrica di chitarre e che la Bulgaria è nota come la Romania e la Cina per la produzione di strumenti in bianco lo si faccia presente e si decida di conseguenza.
Mi permetto di ribadire però al sindaco Galimberti e non per dimostrare ancora una volta la gestione disastrosa dei suoi due mandati che il controllo della qualità della produzione spetta a lui ed anche che in Bulgaria e a Kazanalk in particolare non esistono più liutai disponibili a costruire violini in bianco perché hanno la fabbrica di armi tra le più importanti al mondo che assume tutti (tra l'altro la fabbrica è una città nella città con 12 mila operai con cinema, campo di calcio, asilo, scuole incorporati per figli dei dipendenti)
Chi oggi vi lavora guadagna sicuramente molto di più di quando in casa costruiva i violini in bianco quindi il problema non esiste più.
Non si può in ogni caso trasformare una cosa seria come un gemellaggio in una barzelletta. E per supponenza, per incapacità di decidere o per evitare soprattutto di toccare un tasto spiacevole quello dei violini in bianco?
Gualtiero Nicolini, presidente Anlai
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
François
12 giugno 2024 08:49
C'era pure Kaya, se ben ricordo, nel Burkina Faso. Ma quelli poi sono Africani...