Cinquant'anni fa l'assassinio di Pier Paolo Pasolini. I suoi anni cremonesi, i suoi compagni di classe e di gioco. La lapide sulla sua casa in via XI febbraio
Il 2 novembre di 50 anni fa veniva brutalmente assassinato a 53 anni Pier Paolo Pasolini, uno dei più grandi intellettuali italiani del '900. Nell'Editoriale dell'ex magistrato Guido Salvini si mettono in luce i punti oscuri di quel delitto (leggi qui). Come Cremonasera ha diverse volte ricordato, Pasolini visse a Cremona per due anni. Una targa apposta sulla sua casa (all'angolo tra via XI febbriao e via Platina) ricorda il suo periodo cremonese. "Poco dopo sarei dovuto uscire anch’io, correre giù per la piccola e affollata via Baldesio, attraversare la piazza Duomo, svoltare per il corridoio tra la Chiesa e il Battistero (enormi, bruni), costeggiare l’abside, imboccare via XI febbraio, al cui angolo c’era la mia casa, dura e lucida come metallo". (Pasolini da ‘Romans’ ).
In attesa dell'annunciato Festival Pasolini della Società dei Militi prevista per fine novembre, ecco alcune testimonianze del Pasolini cremonese raccolte da Gianfranco Taglietti sul quotidiano "La Cronaca".
Pier Paolo Pasolini (1922-1975) giunge a Cremona a metà dell’anno scolastico 1932-1933 al seguito del padre, militare di carriera, trasferito nella nostra città. Nei due anni in cui rimane a Cremona, prima di un altro trasferimento del padre, Pier Paolo Pasolini frequenta con profitto il ginnasio al Liceo “Daniele Manin” dove avrà modo di dimostrare, attraverso i suoi componimenti, purtroppo andati perduti, la sua grande ispirazione e il suo particolare e suggestivo genio letterario che avrà modo di svilupparsi compiutamente negli anni successivi.
In una famosa intervista a Dacia Maraini, Pasolini parlò di Cremona.
-"Cremona è stata la prima città della tua infanzia?" Pasolini rispose: "Sì, Cremona, è stata un'esperienza traumatica. A Cremona è finita la mia infanzia".
-Domanda: "A che età finisce la tua infanzia?" Risposta: "A tredici anni, come per tutti. Tredici anni è la vecchiaia dell'infanzia, momento perciò di grande saggezza".
-"Eri contento di te?" Risposta: "Era un momento felice della mia vita. Ero stato il più bravo a scuola. Cominciava l'estate del '35. Finiva un periodo della mia vita. Concludevo un'esperienza ed ero pronto ad iniziarne un'altra. Quei giorni che hanno preceduto l'estate del '35 sono tra i giorni più belli e gloriosi della mia vita... E' stato un periodo felice, pieno di idealismo. E' stato il periodo eroico della mia vita. L'ho rimpianto disperatamente".
L'alunno Pier Paolo Pasolini aveva conseguito al ginnasio 'D.Manin' risultati lusinghieri. Era stato promosso dalla 1.a alla 2.a con una media dei voti vicina all' otto, ed otto ebbe in italiano, la materia nella quale era stato rimandato l'anno precedente, perchè il suo elaborato era "troppo poetico". In 2.a, la condotta era passata da nove a dieci e la media finale dei voti aveva superato l'otto, con nove in storia e geografia e nove in inglese. In 3.a, ancora dieci in condotta e tutti otto e lodevole in religione.
Ed ecco come lo hanno ricordato alcuni cremonesi che l'hanno conosciuto al Ginnasio o durante i giochi.
Giorgio Levi lo ricordava come un ragazzino esile, molto intelligente, bravissimo in italiano. Una volta, da un supplente, lui (Giorgio) ebbe un voto superiore a quello di Pier Paolo e ne provò tale emozione che non dimenticò più quel voto.
Altri compagni di scuola erano i fratelli Cavalli (Aristide e Gherardo, che saranno poi docenti di matematica), Mario Petrini (poi direttore di farmacia), Antonio Gandolfi (avvocato), Marino Feraboli (medico a Genova), Fernando Galli (alto dirigente dell’ENEL), Emilio Rizzi (ingegnere a Novara), Antonio Zangrandi (generale d’aviazione, a Padova).
Giancarlo Pandini ha scritto che, per Pasolini, fu “un periodo importante, questo cremonese, perché alimentò un nuovo sentimento, legato alla figura materna, fatto di leggerezza, di dedizione, miste a una serietà che era addirittura intransigente”, come dice lo stesso Pasolini, ricordando l’impatto con la città, le ‘sue superfici di pietra, l’antico affaccendarsi del centro, le zone erbose della periferia fluviale’.
E’ a questo punto che viene a proposito quella descrizione della sua uscita dalla scuola per arrivare alla sua casa, "dura e lucida come di metallo". Ma altrettanto degna di essere ricordata è l’uscita dalla casa per raggiungere il Ginnasio e dirigersi verso il viale Po: “Si usciva di casa, all’angolo di via XI Febbraio e, lasciate a destra le strade così crudamente cremonesi, che percorrevamo ogni giorno per andare al Ginnasio, ci si spingeva lungo i biancastri, sonori selciati, in direzione del teatro Ponchielli, dove la città si faceva più vuota e quasi sconosciuta. Così giungevamo alla impolverata piazza, dimessa come quelle delle fiere paesane, dove cominciava il viale Po”. (Pasolini, Romans, cit., p.115)
E Pandini ancora ci offre una pagina assai significativa di una lettera al celebre critico Gianfranco Contini, animata da un entusiasmo incontenibile: “Egregio Sig. Contini, Lei è a Cremona! Ma non sa che questo fatto non solo mi ‘colpisce in pieno petto’, ma me lo devasta? E per di più i tetti, proprio quelli che io per tre anni (dai dieci ai tredici) vidi dalla terrazza della casa in via XI Febbraio, dove fui il vecchione dell’ultima impubertà. (...) ImmaginarLa nell’unico luogo del mio tempo non ancora sconsacrato, mi dà un’emozione quasi amorosa. Corso Campi, i Giardini pubblici, la ‘Baldesio’, il ‘Ponchielli’....: ecco un’altra malattia, a cui la sua pre- senza dà quella specie di felicità con cui quei posti mi ricompaiono nel sogno”. (Pasolini, Lettere, 1940-1954, p.326).
Compagni di gioco
Suoi compagni di gioco erano i fratelli Cavalli, chiamati Ari e Ghera, la cui casa (in via XI Febbraio, 3) era quasi di fronte al n.2, dove abitavano - come sappiamo - i Pasolini. Ai Cavalli si univa spesso l’amico Giuseppe Pontiroli. Il campo di gioco, il terreno degli scontri, era il cortile di casa Cavalli, oppure un tratto della riva del Po. I loro giochi - per lo più di... ispirazione salgariana - non differivano da quelli soliti ai ragazzi della stessa età; combattevano tra di loro aspramente, anche se con molto rispetto per le norme della cavalleria. I compagni di gioco avevano ancora presente nella memoria un fortino da loro costruito e stabilmente utilizzato per le frequenti.... battaglie.
Attorno agli anni ‘50 Pier Paolo fece una rapida visita a Cremona, per salutare gli amici e portò in omaggio alla madre dei due Cavalli le sue prime pubblicazioni. Segno, questo, che i ricordi cremonesi erano rimasti ancor sempre vivi nella mente di Pier Paolo, in cui risuonava - come una delle ‘voci’ di quel tempo - il richiamo in dialetto che il padre del dott. Pugnoli lanciava alla moglie (“Ursula... !, gridava dal cortile, perché scendesse ad aiutarlo nel negozio di drogheria).
Dopo il trasferimento da Cremona, non si allentarono i legami tra gli amici. Gherardo, in occasione del suo viaggio di nozze a Roma, gli telefonò e si diedero appuntamento in un bar di piazza di Spagna. Il prof. Giuseppe Pontiroli mantenne, per maggior tempo e con maggiore assiduità, i rapporti con Pier Paolo e con la sua famiglia.
Pasolini sportivo: a Cremona, schermidore
Il nome di Pier Paolo Pasolini, durante gli anni della sua permanenza a Cremona, compare tra quelli degli allievi dell’Accademia d’Armi. I suoi ‘compagni di pedana’ di quegli anni erano: Fulvio Righi, Onorato Melloni, Vittorio Moruzzi, Luigi Parietti.
I corsi di scherma frequentati a Cremona (maestro era allora il comm. Riccardo Sanipoli) lasceranno un’impronta duratura nelle formazione di Pier Paolo, nel senso - almeno - di quella che sarà la sua propensione per l’agonismo (vissuto con entusiasmo) e per la pratica dell’attività atletico-sportiva. Sta di fatto che egli divenne uno ‘sportivo’: fu sciatore e anche calciatore d’attacco... esuberante (così l’ho trovato definito). Non casuale è che egli, nella prima delle lettere agli amici, nel n.49 di ‘Nuovi argomenti’, dichiari: “Lo sport è veramente la mia più pura, continua, spontanea consolazione”.
Dalla metà di luglio alla metà di settembre di ogni anno egli andava a villeggiare a Casarsa (il paese dei Colussi, la famiglia della madre) e qui giocava al pallone nella squadra locale.
In un’altra lettera (7.XI.1945), dopo aver detto del fratello e dei suoi compagni trucidati da altri partigiani di diversa fede politica, conclude con un “W lo sport e l’eredismo” (la rivista da lui fondata aveva il titolo di ‘Eredi’).
Anche in seguito la passione per il foot-ball riaffiorò in lui: si ricorda infatti Pasolini con la maglia del Genoa e un’altra volta, della Sampdoria. Orgoglioso, era solito mostrare la medaglia da lui vinta in un torneo di calcio.
PASOLINI AL GINNASIO
L’alunno Pier Paolo Pasolini, al ginnasio ‘Daniele Manin’, conseguì risultati lusinghieri. Venne promosso dalla I.a alla II.a e dalla II.a alla III.a con votazioni superiori alla media dell’otto; in III.a ebbe dieci in condotta e tutti otto, con ‘lodevole’ in religione. Il preside era il prof. Luigi Cisorio; furono suoi insegnanti: per le materie letterarie, il prof. Alfredo Mori, autore di romanzi di buona fama; per la matematica, il prof. Ugo Bozzetti; per l’inglese, le prof. Livia Servi Rho e Lidia Crescini; don Bertolazzi per la religione. Per tutti e tre gli anni il suo nome comparve sull’albo d’onore. In un bell’articolo di Raimonda Lobina, nel numero I°, 1995, della rivista ‘Cremona produce’, si trova che Pasolini ebbe come compagno di banco, nel 1° anno, Stefano Ruggeri, divenuto poi medico. Ruggeri lo ricorda come un compagno ‘chiuso’, ‘riservato’, con scarsa comunicativa, ma attento a quello che i professori insegnavano, “quasi come se volesse, così immobile nel banco, bere tutto quello che gli veniva indicato”. «Aveva un abbigliamento per quei tempi un po’ strano: indossava un giubbetto di un bel colore verde smeraldo, con i bottoni d’oro (...). Io non l’ho mai visto prendere un appunto; quasi sicuramente lui si metteva tutto nella testa. Un’altra cosa che a noi faceva una grande impressione era l’uscita dalla scuola, dove veniva suo padre, in divisa: l’ampio mantellone nero, quel cappello particolare».
Nelle foto Pier Paolo Pasolini e da bambino con Giuseppe Pontiroli vestiti da cowboy per una festa di Carnevale a Cremona. Poi un'istantanea scattata da Antonio Zangrandi ad un gruppo di compagni di scuola nel 1935 (classe 3A del Ginnasio 'Manin'). La foto ritrae Pier Paolo Pasolini al centro, con giacca a doppio petto, i capelli ricci e la scriminatura. Sono riconoscibili, da sinistra: Orsetto De Carolis, Marino Feraboli, Michele Abbate, Mario Petrini, di fianco a Pasolini, Franco Rota, Gherardo e Aristide Cavalli, Franco Mazza, Renato Cioffi. Seduti: Raffaele Baltieri, Giovanni Beolchini, Pietro Mensi, Sante Uccelli. Dietro, al centro, Luciano Lombardo Stachio, Marcello Gentile, Emilio Rizzi. La foto è stata scattata all'imbocco della Galleria - allora XXIII marzo - lato Giardini Pubblici
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