30 dicembre 2024

Dispersa nella campagna del piccolo paese di Ognissanti la casa di Lilluccio Bartoli, il fotografo capace di "mettere a fuoco e sul fuoco"

Percorrere la campagna cremonese significa immergersi, tra una strada e l’altra, tra antichi e semplici villaggi in molti dei quali il tempo sembra essersi fermato. Gruppi di case che spesso contano appena poche decine di abitanti, dove tutti si conoscono, dove anche il più piccolo fatto è capace di fare notizia e dove chiunque è capace di incontrare quella pace che, nella società frenetica e materialista di tutti i giorni, si fa necessaria e diventa un toccasana.

Piccoli villaggi che, in tanti casi, sono custodi silenti di storie remote, dai tratti talvolta mitologici, scrigni dei saperi di un tempo, capaci di riservare non poche sorprese, e belle scoperte, a chi decide di lasciare da parte la fretta e andare alla scoperta di luoghi, persone, fatti. Uno di questi centri è Ognissanti: luogo che nulla ha a che vedere con la ricorrenza del primo novembre ma che, comunque, con i santi ha avuto a che fare. Pare, così si dice, sia bastata, quasi un millennio fa, una sosta delle reliquie dei santi Simpliciano e Giacomo, per dare origine al nome del paese.

È qui che vive Lilluccio Bartoli, oste e fotografo dalla grande cultura e dalla battuta sempre pronta: uno che sa mettere a fuoco e sul fuoco come lui stesso ama ripetere. Trovare la sua casa, nonostante le modeste dimensioni del paesino, è quasi una impresa, trattandosi di un luogo “nascosto” ed è giusto così. Perché le scoperte più belle si compiono con almeno un po’ di sana fatica. Chi scrive queste righe è stato tra i fortunati che hanno potuto mettere i piedi all’interno del suo “nido” più che mai ospitale.

Qui, nel cuore della campagna, sorge questo luogo nel quale non ci si imbatte per caso: lo si scopre, “guidati” dal suo inquilino, e lo si vive perché ogni angolo e ogni cosa parla di un mondo intero. Un mondo dove tutto è arte, è grazia, fatta di passione vissuta, trasmessa e resa viva. Un piccolo mondo nel mondo piccolo (citazione guareschiana d’obbligo), in una fetta di terra dove sembra esserci poco e invece c’è molto, grazie al cuore e alla intelligenza di chi lo vive: una persona poliedrica, con una cultura vastissima, quindi preziosa. Un nido in cui tutto è ragionato, vissuto e preparato con un disegno preciso e chiaro; un luogo in cui si può passare dalla fotografia alla cultura, dalla letteratura alla storia, in uno scrigno di saperi e di sapori. Quelli, questi ultimi, preparati da un uomo che sa decisamente mettere a fuoco e sul fuoco. Un luogo dove nulla è banale, nulla è casuale, niente è scontato, tutto è ragionato e messo al posto giusto.

È qui che la casa osteria (osteria nel vero senso del termine perché Lilluccio cucina per pochi amici, e pochi intimi, a qualsiasi ora, come dovrebbe essere proprio per quei luoghi che si fregiano del titolo di “osteria”, senza aggiungerci nessuna “h” come alcuni oggi si divertono invece a fare) diventa museo o, forse, sarebbe meglio definirlo un gastrofotomuseo. Che, a differenza dei normali musei in cui si osserva, si impara e si studia (tutte cose che a casa di Bartoli si fanno a piene mani), qui lo si vive e se ne diventa protagonisti, non spettatori. Poi, in questa perla del cremonese dove il tempo passa senza bisogno di accorgersene, arriva quel momento in cui il sole scende dietro la linea dell’orizzonte e trovi una persona che, semplicemente e spontaneamente, ti racconta di come una disavventura, un imprevisto accaduto in gioventù che lo segna tuttora, può essere vissuto comunque con gioia, facendo ciò che piace, in pienezza, facendosi venire la pelle d’oca se si parla di quelle tante piccole gocce di grazia che si incontrano nel cammino della vita: e allora anche in un paese dedicato ai santi, scopri ancora una volta che tutto è grazia e, sedendovi alla sua tavola, non potrete che dirgli, intimamente e sinceramente “grazie”.

Eremita del Po

Paolo Panni


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commenti


Lilluccio Bartoli

30 dicembre 2024 15:39

Di solito, quando mi applaudono, vorrebbero la mia testa in mezzo. Questi sono peana! Mi si è azzerata la salivazione. Rimedierò con una bottiglia di rurale e poderoso lambrusco? Ci provo subito.

Patrizia Signorini

30 dicembre 2024 19:33

Lilluccio stesso è un mondo.
Poliedrico, pirotecnico, sorprendente, spiazzante, impegnativo, geniale. Ha sublimato i dettagli, impastato le storie di ogni tempo e ogni luogo rendendole edibili a tutti, provocando con una magniloquenza irresistibile ma con sane e profonde radici nel vero.
È fuori da ogni schema e la sua libertà intellettuale è esplosiva: ciò che lo rende oltremodo speciale è che in lui si manifesta la felicità del sapere e un maiale per segnavento traccia una via chiara. In luin c'è più umanità che in mille composti signori.

Lilluccio Bartoli

30 dicembre 2024 21:57

In caso di crisi di astinenza da amor proprio, attingerò a questo commento e se pur con dose omeopatica andrò in overdose. Ostrega, allora qualcosa di buono, nella vita devo averlo fatto, se c'è chi se ne è accorto. Io non ancora, per questo continuo.

Jim Graziano Maglia

31 dicembre 2024 10:58

Chissà se per caso l'inimitabile Lilluccio abitando ad Ognissanti un giorno diventerà pure lui..'santo'..Al momento credo che abbia già acquisito un po' di 'santità' nell'accogliere nella sua magione tanti amici "pellegrini" in cerca di un piatto caldo (ed altro ancora) che il nostro chef-bucolico-superstellato sa preparare e presentare nella loro unicità e specialità culinaria...Proprio perché lui il Lilluccio da Ognissanti (dalle origini vescovatine e ancor più a sud dell'italico Stivale) è veramente unico ,inimitabile e insuperabile.. Fotografo dalla nascita dal fuoco ottico passa presto al fuoco gastronomico per la gioia dei palati che hanno avuto il piacere (non trovo aggettivi specifici che s'addicono meglio alla.."causa') di ritrovarsi nella sua ospitale magione di Ognissanti.. Grazie Paolo per il tuo esemplare e perfetto articolo su Lilluccio in attesa, della sua auspicata "beatitudine foto-culinaria"(e anche del suo tipico conosciuto gergo oratoriale) a cui tanti di noi siamo legati e (ahimè) anch'io da oltre mezzo secolo..Grazie Lilluccio.