Compie settant'anni "Italia Nostra". Quando Giulio Grasselli attirò l'attenzione dell'Italia sulla speculazione edilizia che minacciava l'antico centro di Cremona
Compie settant’anni Italia Nostra, associazione ambientalista e di salvaguardia dei beni culturali nata a Roma nel 1955, che a Cremona iniziò la propria attività tra la fine del 1957 e i primi mesi del 1958 per la tutela del patrimonio artistico e naturale della città e del territorio. Presieduta inizialmente da Giulio Grasselli, che ne era stato tra i fondatori, essa richiamò fin dalle origini l’attenzione dei cremonesi sul disordinatissimo rinnovo edilizio del centro cittadino e avversò molti progetti tendenti a sconvolgere quel tessuto urbano e a distruggere complessi architettonici o ambientali (ville, giardini, antichi palazzi e complessi monumentali), assumendosi il compito, all’interno del dibattito culturale locale, di introdurre nella coscienza della popolazione il valore profondo della salvaguardia di Cremona da ulteriori scempi urbanistici. Giulio Grasselli, d’altronde, grande figura di intellettuale, filosofo e amico di filosofi come Piero Martinetti e Benedetto Croce, frequentatore di Norberto Bobbio e Ludovico Geymonat, negli anni Cinquanta aveva già dato prova del suo impegno civile sui temi della libertà e dell’indipendenza della cultura, sui laicismo e sulla difesa delle città italiane dalla speculazione urbanistica, scrivendo sul “il Mondo”, la gloriosa testata di Mario Pannunzio, una serie di articoli sugli interventi edilizi che in quegli anni minacciavano il centro storico di Cremona nella logica di un “risanamento”, destinato a fare piazza pulita del tessuto urbanistico e architettonico medievale della città nel quartiere a nord del Duomo, tra piazza Roma e piazza Lodi. In questo senso è da collocare la nascita della Sezione cremonese di “Italia Nostra”. Il caso cremonese divenne emblematico sulle pagine de “il Mondo” al punto tale da attirare su Cremona l’attenzione della direzione nazionale dell’associazione, che nel dicembre 1957 tenne un convegno alla presenza di Umberto Zanotti Bianco. Non solo, Cremona divenne suo malgrado paradigma della speculazione edilizia e urbanistica in due polemici interventi di Antonio Cederna su “il Mondo” intitolati in modo abbastanza eloquente, “L’Italia in pezzi” e “Il giardino d’Europa”. Memorabile il dibattito nel 1958 sul futuro di piazza Cavour, in occasione della realizzazione del palazzo della Banca d’Italia, divenuto occasione per aggredire edifici storici seppur vincolati dalla Soprintendenza, e un intervento estremamente duro e polemico nel 1963 sulla pagine del quotidiano locale, titolato “Salviamo il volto di Cremona”, firmato anche da altri illustri studiosi come Giuseppe Casella, Ugo Gualazzini ed il fratello Giancarlo. Parole profetiche quelle usate da quel gruppo di intellettuali: “La moderna dottrina urbanistica, per la parte che concerne la conservazione dei centri storici, non deve esser considerata soltanto come documento di cultura storico-artistica, ma soprattutto come criterio o metodo di difesa della consistenza, anche economica, del patrimonio edilizio della Nazione. Il criterio della conservazione e del restauro conservativo dei vecchi quartieri cittadini risponde, oltre che a scopi di decoro ambientale anche a scopi di difesa di un bene, visto non soltanto sotto l'aspetto artistico, che può ancora assolvere il suo compito e varrebbe, risanato, a impedire eccessivi addensamenti di uomini, di macchine e di cose, e a ricondurre animi e attitudini fisiche a misure umane”.
Le battaglie di Italia Nostra sono poi proseguite nel corso degli anni (tutela di palazzi, isola pedonale, salvaguardia degli ex conventi, dell'ex ospedale, del teatro Politeama, dei fiumi e della storia e dell'architettura cremonese).
Nella foto il professor Giulio Grasselli
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