11 giugno 2022

Corso Garibaldi, altre chiusure: vetrine spente alla Casa del Bottone e a fine mese smette anche Relevés, articoli per la danza

Corso Garibaldi è sempre più crisi. Alle trenta vetrine spente da tempo (con la parafarmacia ormai vuota e altre chiusure recenti), da qualche giorno se n'è aggiunta un'altra, l'ennesima merceria, un altro negozio storico: quella Casa del Bottone che nel tratto appena prima della sede di Musicologia era il punto di riferimento per sarte, casalinghe, signore del fai da te (portavano avanti anche corsi di maglia, uncinetto e altro). Dunque al n.249 di corso Garibaldi adesso le vetrine sono spente e sopra ci sono una serie di biglietti con il ricordo e il saluto agli affezionati clienti. 

Ma anche più giù, appena prima di via Goito, a fine mese chiuderà un altro negozio al 55 di corso Garibaldi. Si tratta dello splendido negozio di Flora Soldi, Relevés articoli per la danza e sartoria teatrale. Sulla vetrina c'è il cartello "Affittasi negozio" ma l'attività chiuderà i battenti e Flora se ne andrà in pensione. La crisi, il Covid (tre scuole di ballo hanno chiuso), le incognite sul futuro consigliano di chiudere dopo 21 anni di attività. 

Insomma la crisi di corso Garibaldi, come di altre vie ad esempio corso Matteotti (leggi qui), continua e pare davvero irreversibile nonostante qualche coraggiosa apertura. Colpa dei tanti centri commercali, non c'è dubbio, ma anche di progetti di rilancio raffazzonati e mai incisivi. Perchè non pensare di aprire alcuni cortili storici come a Crema si chiedeva spesso Massimo Terzi?

Così tornano alla mente le parole che nel 2014 ha scritto una commerciante, Claudia Monteverdi, con l'aiuto dell'architetto Massimo Terzi. Guardando una vecchia cartolina di corso Garibaldi così commentava: " Guardate che dignità, sobrietà e civiltà dell’abitare aveva questo tratto di corso Garibaldi, davanti all’ex cartoleria Moschetti, agli inizi del Novecento. Facciate ben mantenute, balconi adornati da fiori, tendoni con tinte omogenee ( perlopiù di color rosso mattone) che riparano gli esercizi commerciali e consentono di passeggiare al riparo dal sole, marciapiedi a filo strada con pendenza della strada verso il centro. Le trottatoie centrali permettono di agevolare il solo traffico dei pochi mezzi in transito di allora. Gli acciottolati garantiscono il facile drenaggio delle acque piovane e reflue di vario tipo consentendo alla strada di respirare. Confrontate questa immagine con quella sciatta, grossolana, disordinata ed anonima che il Corso offre oggi. ( per non parlare del tratto precedente da San Luca a Sant’Agata ). Povero Corso Garibaldi, cuore malato di una Cremona storica che si sta dissolvendo !!!! Che squallore !!!! Qui la città diventa paese".

Ed aggiungeva: "Sul corso dove si fronteggiano ancora alcuni negozi di storica attività, si sono affastellate sull’asfalto righe e tracciati, divieti di transito, segnalazioni di ciclabilità, transenne pesanti ed inadeguate per limitare la ciclabilità, l’icona di uno Stradivari accucciato, crocchi di tavoli e tavolini, luoghi di ritrovo occasionale senza un ordine ed un senso.

Nel passato i "bagni di folla", delle trionfali manifestazioni rese in omaggio a monarchi e personaggi illustri in visita periodica alla città, transitavano da questo corso che rappresentava l'occasione per misurare il loro consenso. Oggi invece cosa si può misurare? Sicuramente il pressapochismo della gestione che, per risultato, ha dato un Corso Garibaldi che è un percorso ad ostacoli.
Lo spazio è confuso, non è stato modellato secondo destinazioni d’uso funzionali e complementari capaci di costruire e realizzare una spina ed un centro di aggregazione commerciale. Transitarvi è una vera sofferenza perché, all’inesorabile ed indistinta trasformazione commerciale, caratterizzata da un frenetico e drammatico “turnover”, si sommano vetrine sporche e maltenute e tentativi sperimentali ed improvvisati di “arredo e rigenerazione urbana” inadeguati e veramente di dubbio gusto, privi di una logica sequenziale e consequenziale.

I danni che questa “riqualificazione” episodica, superficiale, senza un’ unica regia, senza un progetto ed un disegno complessivo, senza la raffinatezza che impone questo intervento delicato che dovrebbe incidere sull’ingresso in città e dovrebbe avere l’obiettivo condivisibile della trasformazione in "salotto”, saranno sotto i nostri occhi a lungo".


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commenti


Roberto Regonelli

12 giugno 2022 08:37

Ci sono pochi commenti da fare, una vetrina chiusa, parla da sola.

Monica

12 giugno 2022 08:48

E la ...graduatoria ....menzionata in questi gg ...come città virtuosa ......?????..... il sindaco sarà felice anche di questo ... immagino ...

michele de crecchio

13 giugno 2022 22:19

L'articolo è ineccepibile. Una sola precisazione mi sento di fare ed è quella che le tende dei negozi non erano, un tempo, di colore rossastro, ma prevalentemente di colore verde scuro. Chi ha una certa età, come il sottoscritto, ricorda bene come, sia in campagna che in città, tale colore fosse il più adatto a dare un effetto di relativa frescura. Le tende rossastre erano invece più rare, perché, seppure positive d'inverno, producevano invece una sgradevole sensazione di caldo soffocante d'estate. La notevole disponibilità odierna di apparecchi refrigeratori ha fatto, ai più, oggi dimenticare, queste regole elementari che derivavano dall'esperienza di tantissime generazioni e che, nell'ottica anche di un corretto ridimensionamento del consumo di energie, dovrebbero, a mio parere, tornare ad essere applicate.