13 giugno 2021

Da una cascina di Vailate, la storia dei fratelli Cassani: ragazzi geniali e intraprendenti che fondarono la SAME trattori, oggi un colosso

“Francesco! Sà féét? El vula mia!”

“Te vedareet!”

Il prototipo a motore di un piccolo aereo-idrovolante-auto viene lanciato da un ragazzino dal tetto di una cascina cremonese, pochi metri di picchiata e poi lo schianto contro le balle di fieno messe ad asciugare nell'aia con il rischio di originare un incendio.

Le urla furenti dei genitori e, probabilmente per il giovane Francesco, qualche ora seduto sul tetto della cascina per evitare problemi più grossi di un esperimento fallito. Siamo a Vailate poco prima della Grande Guerra, in quel luogo le leggi della fisica del volo e Isaac Newton avevano rimandato di qualche anno il sogno di un inventore adolescente. Steven Spielberg avrebbe potuto far passare tranquillamente Marty McFly con la sua macchina DeLorean dalle campagne cremonesi per ambientare il suo Ritorno al Futuro, già perché se lo scapigliato Doc aveva scoperto come viaggiare nel tempo cadendo in bagno, a Vailate due fratelli, fin da ragazzini, stavano cercando di capire cosa li attendeva nel futuro.

Francesco ed Eugenio Cassani sono stati, forse in maniera determinante in svariati settori, coloro che avevano visto il futuro meglio di tanti altri, un futuro legato ai motori e a quella ricerca e sviluppo che, ad un secolo di distanza, va “molto di moda” nei discorsi politici.

Inventare e scoprire sono sempre stati il sogno di ogni bambino ma la curiosità per una scoperta, spesso, porta a creare danni collaterali come smontare un televisore appena comprato dai genitori o far scoppiare il motore di un motorino Ciao. In città a Cremona, purtroppo, i tetti delle cascine dove rifugiarsi sono rari come il talento nella meccanica o nella fisica.

Francesco ed Eugenio già da piccoli seguono il papà Paolo che lavorava nella sua officina in paese, riparava tutto papà, studiava e cercava di mettere a punto cose nuove, “cose che servono alla vita delle persone”, dato che si parlava di strumenti per la vita quotidiana. Paolo è già bravo e segue la dinastia data dal nonno, quel Felice Cassani detto “El Precis”, come lo chiamavano in paese, che nella Vailate di metà 1800 già si dava da fare per far funzionare ciò che non funzionava più, per ciò che non esisteva ancora ci avrebbero pensato i nipoti Francesco ed Eugenio.

Arriva la Prima Guerra Mondiale e papà Paolo finisce al fronte lasciando la bottega nelle mani dei due fratelli che, messi insieme come età, raggiungevano neanche il quarto di secolo.

L'Italia chiede armi e proiettili e i due ragazzini fanno armi e proiettili, lavorano sul tornio e creano le rigature delle canne degli obici, in pratica la precisione delle artiglierie italiane sul Carso poteva dipendere dal lavoro dei due fratellini che disegnavano progetti e lavoravano già come adulti.

Paolo torna a casa alla fine delle ostilità e si guarda intorno, la campagna cremonese andava lavorata e per lavorarla bisognava avere attrezzi e attrezzature che “servono alla vita delle persone”. La guerra aveva portato via risorse, uomini e con loro anche idee, la terra va lavorata ma molti dei giovani che passavano le giornate nei campi ora riposano sugli altopiani, Paolo trasferisce la sua officina a Treviglio e crea una nuova mietitrebbia e macchine per il foraggio.

I due fratelli studiano meccanica alle scuole serali come tradizione di un secolo fa, prima in bottega per capire poi a scuola per imparare, Francesco ha la fissa del volo fin da quando a momenti non manda a fuoco il foraggio della cascina, Eugenio quella dei motori.

Rivoluzioneranno il mondo dell'agricoltura rendendo il lavoro nei campi più facile ed economico, partendo da quel motore diesel che non era mai stato valorizzato in Italia. I due Cassani lavorano come matti in officina, studiano, disegnano e creano nuovi motori più potenti ma, soprattutto, più economici, meno consumi e più terra lavorata.

Conti alla mano si presentano con alcuni prototipi di trattore al ministero dell'agricoltura nel 1927, davanti a loro i giganti dell'agricoltura come la Fiat e la Landini ma il loro Cassani modello 40 sbaraglia la concorrenza nel rapporto qualità prezzo e porta la propaganda di regime ad indicare, in quel nuovo prodotto, la rinascita dell'agricoltura italiana lontana dalla dipendenza dalle tecnologie estere.

Avere talento ed idee è una gran bella cosa ma servono i danari per sviluppare le aziende, sotto questo profilo Francesco ed Eugenio, ancora giovanissimi, non hanno esperienza e si vede, la produzione dei loro trattori finisce nelle mani sbagliate e l'intero progetto all'inizio degli anni '30 finisce a carte 48.

Giovanni ed Eugenio non si perdono d'animo e cominciano a studiare nuovi sistemi di pompe ad iniezione e motori, anche qui i due fratelli fanno passi da gigante e tirano fuori motori economici e potenti grazie a pompe ad iniezione molto avanzate, i nuovi progetti finiscono su barche, camion o aerei, vincono concorsi e stroncano quelli degli ingegneri tedeschi che non la prendono molto bene anzi, la prenderanno malissimo.

Estromessi nelle commesse statali dalle scelte politiche che non dovevano interferire con l'alleato tedesco i fratelli vedono l'inizio della seconda guerra mondiale come il crepuscolo delle loro carriere, nulla di più sbagliato per chi ha talento e passione.

Nel 1942 i Cassani hanno poco o nulla ma a Treviglio, nella vecchia sede Cassani, fondano la SAME (Società Accomandita Motori Endotermici) che oggi vediamo solcare i campi delle campagne cremonesi e di mezzo mondo. L'inizio per i due non fu facile, con la guerra spariscono i materiali e i soldi, ai due restavano restavano tante idee e voglia di fare, passare ore e ore in officina non era un problema, l'importante era innovare.

L'inizio della nuova azienda coincide con la vendita al Brennero, nell'autunno del 1945, di vari mezzi bellici dismessi. I due acquistano quei “rottami” e creano una serie di piccoli motori per la generazione di energia elettrica. E' la rivoluzione dell'azienda, i piccoli motori vanno a ruba grazie al fatto che, nel primissimo dopoguerra, la fornitura elettrica funziona a singhiozzo.

L'anno successivo la SAME manderà sul mercato il primo trattore che, come una piccola centrale elettrica indipendente, garantirà la fornitura di energia anche agli attrezzi collegati con lo stesso, rendendo quel lavoro nei campi sempre più rapido, economico e leggero.

Da quel trattore rinasce la storia aziendale di quei ragazzini che volevano vivere con le loro invenzioni, storia che era partita dal tetto di una cascina a Vailate.

Marco Bragazzi


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