16 marzo 2024

Dal vecchio stabilimento della Olivetti a Crema al tempio della cosmesi della Ancorotti. La rinascita della Bellezza. Sintesi perfetta tra memoria e futuro

La bellezza salverà il mondo? Un quesito difficile a cui rispondere ma, sicuramente, lo aiuterà a rinascere perché nel panorama economico globale, in cui l’intelligenza artificiale ed i bisogni strategici saranno le sfide che rivoluzioneranno l’intero assetto sociale ed economico del nostro Paese, l’Italia dovrà farsi trovare pronta per rispondere ai bisogni di competenze di imprese e di sistemi produttivi.

Per meglio comprendere queste dinamiche abbiamo fatto tappa a Crema all’ANCOROTTI COSMETICS dove abbiamo incontrato Renato Ancorotti, imprenditore, Cavaliere del lavoro e Senatore della Repubblica Italiana. 

Renato Ancorotti nell’ambiente fashion è definito il “re del mascara” gestisce l’azienda con la figlia Enrica e porta avanti, anche presso il Governo, istanze al sostegno del valore Made in Italy, non solo in merito al settore della cosmesi di cui si occupa ma, anche, in riferimento all’agroalimentare piuttosto che alla valorizzazione dei beni storici che rappresentano uno straordinario patrimonio per il nostro Paese. Proprio la sua azienda rappresenta un miracolo di rinascita della bellezza: ha ridato vita al vecchio e dismesso stabilimento Olivetti di Crema, il luogo dove si producevano macchine per scrivere, per trasformarlo nel tempio della cosmesi dove il cui slogan, ben evidenziato sulle pareti esterne, è “WAKE UP YOUR SOUL, MAKE UP YOUR LIFE”.

Adriano Olivetti (1901 – 1960) con la sua visione di fabbrica come luogo di produzione ma anche di cultura, di conoscenza, di collaborazione fu espressione di quello spirito di comunità per condurre la società verso mete un tempo inimmaginabili. 

La visione utopistica e concreta di Olivetti oggi rivive nell’ampliamento della ANCOROTTI COSMETICS dove è chiaro quanto la bellezza sia fattore basilare di un impegno etico verso il mondo; non un bello di maniera, in modo falso, ma una bellezza raffinata, che racconta valori fatti di armonia di materiali, di luci e di esperienze spirituali. Tradizione, contemporaneità, modernità e natura sono i tasselli che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera di recupero dove è stata mantenuta la struttura originaria della fabbrica con un attento lavoro di consolidamento, per esempio adeguando le travi alle recenti normative antisismiche o realizzando efficienti impianti tecnologici che garantiscono elevatissimi standard per produzione dei cosmetici secondo le normative internazionali più restrittive, mentre il pavimento in cemento che ne definisce i camminamenti è stato conservato con uno speciale trattamento al silicato di litio. Inoltre, sono stati realizzati reparti dedicati ad ogni tipo di produzione specifica con particolare attenzione agli aspetti della sicurezza, salute dei collaboratori, igiene e razionalità. Senza dimenticare una particolare cura per soluzioni all’avanguardia che prediligono il risparmio energetico e la produzione di energia pulita. 

Non possiamo non sottolineare che l’Unesco ha nominato Patrimonio dell’Umanità il complesso degli edifici Olivetti a Ivrea e la filosofia innovativa imprenditoriale di Olivetti è ben visibile anche negli edifici di Crema realizzati alla fine degli anni ‘60 da due grandi architetti come Marco Zanuso ed il giovane Renzo Piano. La fabbrica rimase operativa fino agli inizi degli anni ’90. Un’ area che nel tempo è arrivata a ricoprire 30.000 metri quadrati per sopravvivere in uno stato decadente fino all’intervento dell’architetto Marco Ermentini che, con passione e coraggio, ha accolto la sfida dell’amico Renato Ancorotti per consegnare al presente un edificio che rappresenta la perfetta sintesi tra memoria e futuro, un restauro che è stato definito “Timido” dove la timidezza indossa le sembianze di una dote spesso dimenticata: l’umiltà tra ciò che è stato e ciò che oggi rappresenta.

“Siamo in un tempo in cui è importante vivere una rinnovata stagione di umanesimo industriale con uno sguardo rivolto al futurismo, come corrente letteraria e poetica, in cui evidenziare la bellezza della tecnica e della tecnologia che devono essere trasformate in crescita sociale e valorizzazione di ogni singolo individuo. Le aziende devono essere il tramite per raccontare di cultura, di qualità del lavoro, di educazione alla collaborazione ed allo stare insieme; Adriano Olivetti, imprenditore illuminato, è stato un precursore del valore etico dell’estetica nell’agire d’impresa, da lui ho appreso questo concetto – spiega Ancorotti – il futuro e lo sviluppo sono importanti ma in un’ottica di attenzione verso i propri collaboratori”. 

La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l’uomo, non l’uomo per la fabbrica (…)” parole di Adriano Olivetti, “l’uomo delle macchine da scrivere”, urbanista, editore, scrittore, uomo di cultura ma, soprattutto, imprenditore che ha fatto del credere nella tecnologia, nell’innovazione, nella responsabilità sociale dell’impresa le sue fondamenta. Oggi l’ANCOROTTI COSMETICS, anche attraverso la pubblicazione “LA FABBRICA PER L’UOMO, La Rinascita della Bellezza: l’Eredità di Olivetti a Crema” si fa portavoce ed esempio di come l’uomo possa crescere all’interno della fabbrica.

“Il tema della bellezza non si riassume in una frase ma è un qualcosa che è possibile osservare da ogni angolatura e che ha un punto di partenza molto importante: il rispetto. La ricerca della bellezza in uno stabilimento industriale significa infatti rispettare l’interiorità delle persone che lo vivono quotidianamente; vuol dire promuovere uno sviluppo industriale sostenibile e responsabile, la cui missione è il bene comune – sottolinea il Senatore – viviamo in un Paese che fa del Made in Italy un punto di forza, l’unicità della qualità e della bellezza italiana sono dei plus riconosciuti in tutto il mondo; realtà non necessariamente grandi, contribuiscono anche piccole e micro aziende, sarebbe bello che lo Stato trovasse un modo per farle conoscere”.

Azioni importanti che fanno riflettere sul ruolo centrale che le risorse umane svolgono in ogni azienda. Sensibilizzare le realtà aziendali al valore della forza lavorativa diventa un passaggio importante all’interno di una crisi storica in cui le imprese trovano grandi difficoltà nel reperire figure professionali necessarie a ricoprire alcune posizioni. Fondamentale non solo per le imprese, anche per l’intero sistema scolastico, investire nella continua formazione.

Spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande. Così, scriveva Adriano Olivetti.

Nel video i particolari del nostro servizio con l'intervista al Senatore Renato Ancorotti (riprese e foto di Gianpaolo Guarneri, Studio B12). Nella galleria fotografica alcune immagini dal drone e come si presentava la vecchia fabbrica dall'esterno

 

 

 

Beatrice Ponzoni


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Anna L. Maramotti Politi

16 marzo 2024 09:45

Numerosi sono gli argomenti che dovrebbero essere presi in considerazione. Tutti sono uno stimolo per una politica capace di declinare "memoria storica" con "sviluppo", "valori sociali" con "valori della persona-soggetto"; "intelligenza" con "prassi", io mi limiterò a sottolineare come il "restauro timido"permetta di declinare questi binomi.
La conoscenza profonda del manufatto consente un progetto di salvaguardia che ne mantiene l'identità. Al contempo, evita quella polverosa musealizzazione che fa il paio con la distruzzione. Un progetto di restauro non è finalizzato ad un presunta ripresa dell'antico splendore, falso slogan in bocca o sulla punta di dito di chi non sa accettare la realtà. Il tempo non è reversibile, il manufatto porta su di sè i segni che ne consentono di tracciare la sua storia, che in quanto tale è sempre un plusvalore.
Il giudizio storico è inficiato da ideologie, mentre la storia s'impone nella sua concretezza.
Il giudizio estetico è sempre soggettivo: riflette il gusto di chi lo esprime.
La concretezza, quella cui fa appello il pensiero, è quella che consente di elaborare un intervento conservativo atto ad evitare il degrado e a dar nuova energia all'edificio. L'intervento di conservazione trova il suo analogo nella medicina: si tratta di saper-curare.
Troppe volte un conservatorismo autoreferenziale e un presunto sviluppo hanno distrutto l'identità delle nostre città. Ermentini con il suo intervento ha consentito di riprendere il percorso che si era interrotto e di riappropriarsi di una delle realtà che non è solo architettonica, ma è ripresa culturale di valori comunitari.