29 aprile 2021

Difesa della valuta. Felice Guarneri, ministro cremonese che dichiarò guerra commerciale alla Germania e mandò su tutte le furie Hitler

Quel ministro cremonese che dichiarò guerra alla Germania di Hitler. Oggi il tasso di cambio tra le varie monete o, per quanto riguarda i titoli di stato lo spread, rappresentano due numeri che impostano letteralmente molte delle scelte di un Paese in materia di economia o finanza. Da più di un secolo, oggi forse più di ieri, “i due numeri” dominano la finanza e agitano i sogni o gli incubi di coloro che, in equilibrio precario tra politica ed economia, devono fare scelte operative per decidere tempi e modi della vita di uno Stato.

Villanova di Pozzaglio ha cambiato nome diverse volte nel corso della sua storia, quel piccolo abitato immerso nella campagna cremonese oggi si chiama Villanuova con Brazzuoli e, circa 90 anni fa, era il tranquillo luogo di riposo di una delle figure più importanti d'Italia. Felice Guarneri era figlio di quella campagna cremonese che corre piatta a vista d'occhio sospesa tra i filari di alberi e i fossi per l'acqua da irrigazione, figlio di una economia locale che guardava con fiducia allo sviluppo economico del XX secolo, economia dei passi corti ma sicuri. Proprio nel primo anno del vecchio secolo Felice si diploma in città in ragioneria per poi studiare economia e commercio a Venezia, torna in città e comincia la sua carriera professionali in quelle istituzioni locali dedite allo sviluppo.

“Pratica gratuita” veniva definito allora l'apprendistato alla Camera di Commercio, apprendistato che aiuta Felice a trovare una dimensione e una ottica nel mondo legato allo sviluppo economico. Il cremonese finisce al fronte durante la Prima Guerra Mondiale, da lì ad un campo di prigionia in Germania il passo è breve ma è salutare il fatto di poter ritornare a casa a guerra finita a differenza di tanti altri. Felice comincia a fare carriera negli enti statali che devono dare impulso alla crescita dell'Italia, la sua visione è chiara, cercare di ampliare il bacino di istituzioni e privati da coinvolgere nelle scelte di un mercato che guarda sempre più all'estero.

Ma per lavorare con l'estero bisogna capire prima di tutto come affrontare il tasso di cambio in modo da ottenere una posizione più sicura sul mercato, quesi passi corti ma sicuri che potevano rendere più tranquille le notti dei politici. Guarneri su questo argomento è come Antonio Stradivari sui violini, ha poco da imparare da chiunque. Entra rapidamente nel mondo economico italiano con una precisa idea, il rafforzamento istituzionale delle varie associazioni e l'appoggio del sistema bancario alle scelte operative sui mercati finanziari e su quelli dei beni primari di consumo. Le sue scelte si rivelano corrette, arriva la crisi finanziaria del 1929 ma grazie al suo rafforzamento industriale si riesce a mantenere l'Italia in linea di galleggiamento nonostante un periodo economicamente durissimo da superare. Guarneri è poco incline alla visione espansionistica di Mussolini, per il cremonese l'Italia non è in grado di sostenere uno sviluppo bellico tale da affrontare una nuova guerra mondiale, avevamo già sofferto per la guerra in Etiopia figuriamoci contro le altre nazioni occidentali. Ad appoggiarlo nei confronti della visione belligerante di Mussolini c'è un altro cremonese, quel Antonio Bosio Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica che aveva definito la sua arma completamente inefficiente per entrare in una nuova guerra.

Mussolini ascolta sempre le parole di Guarneri, lo riceve anche due o tre volte a settimana perché il paese comincia a vivere nell'autarchia e le scelte del cittadino di Pozzaglio diventano decisive. A metà degli anni '30 Felice viene prima elevato a sottosegretario e poi, nel 1937, viene messo a capo di quel ministero per lui creato appositamente, il Ministero degli Scambi e delle Valute, istituzione voluta da Guarneri molto snella e con la burocrazia ridotta all'osso a differenza degli altri organi ministeriali.

Il contrasto con molti esponenti del Governo è ormai totale ma Guarneri, come il porcospino davanti alla volpe, conosce alla perfezione due sole cose ma molto importanti: l'economia e la guerra e sa bene che le due cose vanno a braccetto.

Nel 1939, quando ormai i venti delle future battaglie agitano tutta Europa, decide di tutelare l'Italia e per farlo dichiarerà praticamente guerra alla Germania nazista. A giugno sospende la garanzia sui rischi del cambio per le esportazioni verso la Germania mantenendole aperte invece per Francia e Inghilterra anche dopo l'inizio delle ostilità di settembre. E' una dichiarazione di belligeranza vera e propria anche senza schierare le truppe al confine, in quel momento il gerarca Walter Funk, plenipotenziario dell'economia del Reich e fedelissimo di Adolf Hitler, esplode dalla rabbia e denuncia la scelta come “un atto di guerra”. Felice verrà chiamato a Berlino ma non vi si recherà mai, ad ottobre il cremonese rassegnerà le dimissioni dopo aver rinnovato al Capo del Governo che una nuova guerra sarà devastante per l'economia italiana. Durante il periodo bellico si adopererà per mantenere fuori dalla sfera nazista le istituzioni economiche italiane, alla fine del conflitto non verranno mosse accuse nei suoi confronti e tornerà a dirigere varie realtà economiche nazionali lasciando con il suo testo “Battaglie economiche tra le due grandi guerre” uno spaccato di quei conflitti che viaggiano sui numeri e non sulle pallottole, battaglie di cui Felice Guarneri, spesso, è stato anche protagonista. Oggi quelle battaglie “numeriche” sembrano sempre più diffuse in tutto il mondo.

Marco Bragazzi


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commenti


Michele de Crecchio

28 aprile 2021 12:23

Sin dall'unità d'Italia, Cremona ebbe fior di rappresentanti nel governo nazionale (citando a caso e senza pretese di essere esaustivo: Cadolini, Macchi, Genala, Bargoni, Sacchi, Vacchelli, Bissolati ecc.) Nel secondo dopoguerra, ricordo invece solo un paio di scialbi sottosegretari. La progressiva decadenza della nostra città credo abbia trovato puntuale riscontro anche in questo fenomeno ...