7 ottobre 2025

Dopo 82 anni sabato tornano a casa a Piadena i resti di Ettore Favagrossa internato nel lager di Lamsdorf in Polonia

Dopo 82 anni tornano a “casa”, a Piadena Drizzona, i resti mortali di Ettore Favagrossa, internato militare italiano, decorato con medaglia d’oro dal Presidente della Repubblica, deceduto nel 1943 nel lager nazista di Lamsdorf, in Polonia.

La cerimonia di accoglienza delle spoglie è prevista per sabato, 11 ottobre, alle 11, con celebrazione delle esequie, nella cappella adiacente la chiesa di Piadena. 

Lo scorso anno in Polonia, nei pressi del campo di concentramento di Lamsdorf , sono stati trovati i resti di sessanta militari italiani dati per dispersi, e  tutte le cassette sono state inizialmente trasferite al cimitero militare di Varsavia in attesa del rientro in Italia Tra i ritrovati, appunto, anche Ettore  Favagrossa, classe 1911, originario di Drizzona, Alpino effettivo al 6 Reggimento Artiglieria d Montagna, catturato a Fiume dopo l'armistizio del 8/9/43 e morto in prigionia il 27 dicembre del 1943.  Il lager di  Lamsdorf (ora Lambinowice in Polonia), è stato recentemente riscoperto dopo oltre ottant’anni anni di oblio. Durante la guerra, lo «Stalag 344» divenne fra i più grandi campi di prigionia nazisti in Europa, e vi furono rinchiusi prigionieri di diverse nazionalità (sovietici, inglesi, jugoslavi, italiani, ma anche polacchi).Fino a pochi anni fa non si conosceva il luogo di sepoltura dei soldati italiani e la recente esumazione, tra le più importanti per l’Italia negli ultimi anni, è il risultato di un progetto intitolato «Scienza per la società, società per la scienza nel Luogo della Memoria Nazionale di Lambinowice», promosso dal 2022 al 2024 dal Museo Centrale dei Prigionieri di Guerra di Opole grazie a finanziamenti del Ministeri polacchi della Cultura e del Patrimonio Nazionale, nonché quello della Scienza e dell’Istruzione Superiore, con il contributo di un ampio gruppo di ricercatori polacchi di diverse discipline (storici, archeologi, antropologi, medici forensi) e di numerosi volontari. Il progetto è stato  costantemente seguito dal Ministero della Difesa con l’ausilio della rappresentanza Diplomatica italiana in Polonia. Venendo alla storia di Ettore Favagrossa, nacque a Drizzona  il 23 novembre 1911, di professione era bracciante agricolo e morì, come anticipato, il 27 dicembre 1943 mentre era prigioniero nel lager nazista di Lamsdorf, in Polonia. Alpino, effettivo al 6° Reggimento Artiglieria da Montagna,divenne un IMI, acronimo di Internati Militari Italiani, la definizione attribuita dalle autorità tedesche ai soldati italiani rastrellati, catturati e deportati nei territori controllati dai nazisti nei giorni immediatamente successivi all'armistizio dell'8 settembre 1943. Fu catturato a Fiume, in Croazia, il 16 settembre 1943. A lui, come ad altre migliaia di soldati italiani, non fu riconosciuto lo status di prigioniero di guerra, negandogli i benefici previsti dalla Convenzione di Ginevra di cui godevano, invece, i prigionieri alleati rinchiusi nello stesso campo. Nel 2021, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli ha conferito la medaglia d'onore, destinata ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti per essere destinati a svolgere lavoro coatto a favore dell'economia di guerra tedesca. Un’attestazione di gratitudine a quel «no» al nazismo unito a quello di altri 600 mila soldati che hanno rappresentato “l’altra resistenza”, quella silenziosa e senz’armi, ma che ha comportato comunque un importante tributo di giovani vite. Ettore Favagrossa fu destinato a lavorare in una fonderia di acciaio dove, per le gravose condizioni lavorative e detentive, dopo soli tre mesi di prigionia contrasse la setticemia che lo condusse alla morte. Internato nel medesimo campo anche un cappellano militare, il cuneese don Italo Mazza, mesto cronista che registrò nel tempo la morte di 60 connazionali annotandone la posizione cimiteriale; elenco che venne acquisito dal Centro Assistenza Rimpatriati di Bolzano al momento del suo rientro in patria. L’elenco dei morti era pertanto noto,ma il luogo della sepoltura andò purtroppo perso nell’immediato dopoguerra. Solo nell’estate 2023 si riuscì a identificare il probabile luogo esatto, per cui furono avviati i primi scavi coordinati dai Ricercatori del Museo Centrale dei Prigionieri di Guerra di Opole (Polonia) con l’esumazione e l’identificazione dei primi 2 prigionieri, interrotta dall’avvento dell’inverno polacco. Nell’estate del 2024 si è conclusa l’esumazione di tutte le sepolture completando l’identificazione dei rimanenti 58 resti che sono stati provvisoriamente custoditi nel cimitero militare italiano di Bielany, nei pressi di Varsavia. Si è trattato, come anticipato, di uno dei più grandi rinvenimenti di resti di caduti italiani del dopoguerra. Il 2 ottobre 2025, a Varsavia, presso la Cattedrale dell’esercito polacco, si sono celebrate le solenni esequie dei 31 militari sepolti definitivamente nel cimitero militare italiano. Ora, dopo qualcosa come  82 anni, Ettore Favagrossa  ritorna a casa e, come lui, altri 28 compagni con destinazione in comuni di tutta Italia. I suoi resti riposeranno nel cimitero di Vho, nelle vicinanze della tomba di Amilcare, il tanto amato fratello gemello, deceduto a Vho nel 1990 e che nel corso degli anni provò, senza esito, a cercarlo negli ultimi luoghi noti.

Ora i due si potranno riabbracciare, come sicuramente già avvenuto, in Paradiso. 

La cerimonia pubblica di accoglienza e la celebrazione delle esequie avranno luogo presso la cappella adiacente alla chiesa di Santa Maria Assunta, in piazza Garibaldi, sabato 11 ottobre, alle 11. Saranno presenti il sindaco di Piadena Drizzona Federica Ferrari; il sindaco di Bozzolo Giuseppe Torchio; il sindaco di Marcaria Carlo Alberto Malatesta; una rappresentanza della locale Stazione dell’Arma dei Carabinieri, varie Associazioni d’Arma e Combattentistiche, una rappresentanza dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, le Associazioni di Volontariato. Le fasi della cerimonia saranno accompagnate da brani eseguiti dalla Banda Santa Cecilia di Bozzolo.

Nelle foto, Ettore Favagrossa e la  cerimonia fatta dal console in Polonia prima di trasferire tutte le cassette al cimitero militare di Varsavia in attesa del rientro in Italia

Eremita del Po

 

Paolo Panni


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