Douglas dall'Asta: adottato e abbandonato da una famiglia cremonese quando era bambino. Si è suicidato a 28 anni dopo una vita di solitudine e abbandoni, raccontata nel libro "Figlio di nessuno"
Una storia straziante, una vita alla ricerca di affetti stabili e di una famiglia in grado di amarlo: forse per questo l'altra notte ha deciso di porre fine alla sua breve vita. Aveva solo 28 anni Douglas dall'Asta e no, non è stato fortunato nel corso della sua esistenza, vissuta per i primi anni in un orfanotrofio brasiliano, dove viene abbandonato a 3 anni. Poi uno spiraglio: viene finalmente adottato da una famiglia cremonese: è il 2007 e Douglas ha appena 9 anni . E' un bambino e il suo desiderio di essere amato sembra finalmente realizzato.
Eppure tutto cambia solo cinque giorni dopo: la famiglia che lo ha portato in italia cambia idea e 'restituisce' il bambino per 'incompatibilità caratteriali con il loro primo figlio'. Quello che doveva essere l'inizio di una nuova vita diventa l'inizio di un incubo fatto di tristezza, abbandono, passando da una casa famiglia all'altra; unica costante, la solitudine, che lo rende ancora più 'difficile' e diffidente, tradito dagli affetti e senza punti di riferimento stabili.
Quando poi diventa maggiorenne, non c'è più posto per lui neppure nelle case famiglia. Vive per strada, vive di espedienti, commette qualche piccolo reato "per soprravvivere" come ammette lui stesso; una vita che inevitabilmente lo porta anche in carcere, dove incontra l'avvocato Gianluca Barbiero, con cui instaura un rapporto di fiducia e confidenza, raccontandogli la sua storia che, poi, diventerà un libro "Figlio di nessuno", scritto a quattro mani con la giornalista Valentina Reggiani. Successivamente il giovane denuncerà i genitori adottivi che lo abbandonarono: per loro è arrivata la condanna a tre mesi di reclusione con versamento di una provvisionale di 10mila euro.
Ma erano sono i soldi ad interessare a Douglas: a lui sarebbe bastato riavere i suoi effetti personali di bambino, come alcune foto, che la famiglia adottiva ha trattenuto; ma soprattutto chiedeva di sapere la verità su quell’abbandono che gli ha rovinato la vita. “Vorrei che nessun altro bambino si sentisse come me, un reso. Vorrei solo sapere perché, cosa potevo aver sbagliato a nove anni per essere buttato in mezzo alla strada”. Desiderava anche tornare in Brasile per cercare di ritrovare il resto della sua famiglia, rimettendo insieme i pezzi di una vita difficile, ma a cui affidava ancora uno spiraglio di luce e speranza.
Non è andata così: Douglas non tornerà a cercare i suoi parenti in Brasile, non avrà tutte le risposte che ancora gli mancavano, perchè ha scelto di mettere fine alla sua tormentata vita. Ora resta la sua storia e quel libro, "Figlio di nessuno", che già dal titolo racconta l'abbandono e la solitudine e che punta un faro su "un sistema che spesso lascia soli i più giovani. Io ancora non riesco a spiegarmi come questa cosa sia potuta succedere. Le responsabilità sono da rintracciare nel sistema delle adozioni che non dà valore alle persone che arrivano da lontano e sono speranzose di trovare una realtà positiva".
Di questa triste vicenda ne ha scritto diverse volte anche il Corriere della Sera, nelle pagine dedicate al bolognese.
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commenti
PierPiero
24 giugno 2025 14:39
Non voglio esprimere giudizi, non ne sono in grado.
Non voglio esprimere speranza che questo non accada di nuovo, non ho la certezza non stia accadendo anche ora.
Non voglio fare proclami su quanto sia ingiusto questo mondo con i più deboli.
Sto "solo" piangendo e pregando che lui sia l'ultimo. Perdonaci Douglas.