2 dicembre 2023

E' quella la vera casa nuziale di Stradivari? La ricerca di Tommaso Chiesa aggiunge nuovi particolari, ma non fuga tutti i dubbi. Servirebbero altre ricerche

La brillante esposizione di Tommaso Chiesa, stamattina al Museo del Violino nel corso dell’incontro promosso dal Museo del Violino in collaborazione con Fondazione Casa Stradivari, Ufficio Unesco del Comune di Cremona e Archivio di Stato, moderato dal conservatore Fausto Cacciatori, non ha fugato tutti i dubbi. Le nuove indagini sulla casa nuziale di Antonio Stradivari, condotte dal giovane studioso, sono state estremamente puntigliose e dettagliate, prendendo in considerazione più percorsi, ma individuando come punto di partenza la conclusione a cui, nel 1956, era giunto Arnaldo Baruzzi, che aveva già individuata la casa di Antonio Stradivari attraverso lo studio degli Stati delle Anime della Parrocchia di Sant’Agata. Il 4 luglio 1667, il parroco di Sant’Agata, a Cremona, benediceva infatti le nozze di un giovanissimo Antonio Stradivari con Francesca Ferraboschi. La giovane coppia viveva, nella parrocchia di Sant’Agata, in una casa avuta in locazione da Francesco Pescaroli. La tradizione colloca lo stabile al civico 57 di Corso Garibaldi.

La notizia era riportata nel quotidiano “La Provincia” del 9 ottobre 1956: “La casa di Antonio Stradivari è in corso Garibaldi, segnata con i numeri 55 e 57; nel negozio è attualmente una tintoria. Il fabbricato è compreso in un gruppo di case tra via Goito, un tempo chiamata Contrada della Portazza, e via Oberdan che a quel tempo si chiamava Contrada del Contado. La sua architettura è semplice di una linea lunga e stretta. Sulla facciata a pian terreno si apre la bottega con a fianco una piccola porta mentre al primo piano vi è un davanzale, di costruzione più recente, sul quale si apre una finestra semplice ed una finestra a porta che danno luce ad un unico locale prospiciente la strada. Al piano di sopra si affacciano due finestre sovrastate, a loro volta, da due più piccole che sono quelle della soffitta”. Passano però trent’anni e nel 1987 la dottoressa Angela Bellardi direttrice dell’Archivio di Stato rileva un errore nella lettura dei mappali riguardo alla ricostruzione fatta a suo tempo da Arnaldo Baruzzi nel 1956. La casa di Stradivari sarebbe posta all'attuale civico 59 di Corso Garibaldi (“Forno Antico“) e non al numero 57 ("Tè per due") come si ritiene, nella quale abita fino al 1680. Il mappale 201 della carta del 1855 (bottega e ai piani superiori, si suppone, l'abitazione di Antonio Stradivari) era stato erroneamente attribuito, dal Baruzzi, al mappale 202 della carta del 1873 (casa 'Tè per due '). Da questa errata interpretazione il mappale 202 ('Tè per due') era diventata la casa nuziale di Antonio Stradivari con tanto di lapide a ricordarlo. Nel 1987, anno delle celebrazioni stradivariane, il Comune guidato da Renzo Zaffanella fu a un passo dall’acquisto. Il sindaco aveva anche trovato un grande sponsor (la Coca Cola) pronto ad abbinare il proprio marchio alla storia della liuteria. Poi non se ne fece nulla.  Dal 4 luglio scorso, come sappiamo, la dimora e laboratorio del rinomato liutaio Antonio Stradivari è tornata a vivere grazie all'impegno della Fondazione Casa Stradivari e del violinista Fabrizio von Arx.

Tommaso Chiesa ha dunque interrogato il cosiddetto Catasto Teresiano. Il fondo, ora in Archivio di Stato comprende registri e mappe elaborate a partire dal 1722-1723 in vista della preparazione del catasto generale secondo le disposizioni emanate nel 1718 dall’imperatore Carlo VI. La mappa della città di Cremona rileva l’assetto della città alla metà del Settecento e alla stessa epoca risale la Tavola d’Estimo che indica coloro che all’epoca erano i proprietari delle particelle raffigurate nella mappa; attraverso i registri partitari è poi possibile seguire tutti i successivi passaggi di proprietà che, integrati con altri documenti conferiti dall'Ufficio tecnico erariale e dagli Uffici delle imposte dirette, hanno permesso di ricostruire con esattezza operazioni catastali attuate tra il 1723 e il 1956.

Proprio intersecando questi dati è emersa una interessante documentazione iconografica allegata a una licenza edilizia del 1919, considerata la tessera decisiva nella attribuzione topografica della bottega di Stradivari tra il 1667 e il 1680, quando il liutaio si trasferisce in piazza San Domenico, attuale piazza Roma. L’architetto Nayla Renzi, che con il fratello Daniele ha curato il restauro, ha illustrato le varie mappe della zona e le trasformazioni subite dalla facciata, soprattutto in relazione all’inserzione del balcone attuale e all’adeguamento degli ambienti interni, della corte e le intersezioni con gli edifici vicini. Ma resta un punto interrogativo, sollevato dalla direttrice dell’Archivio di Stato Valeria Leoni: per dirimere definitivamente la questione manca una parte fondamentale della ricerca, cioè lo studio dei passaggi di proprietà della casa del Pescaroli dalla sua locazione al giovane Stradivari nel 1667 in poi, ricostruibile attraverso gli atti notarili, fino al momento in cui viene censita nel Catasto Teresiano. Qualche decina d’anni che però diventano fondamentali.

 

Fabrizio Loffi


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commenti


Angela

2 dicembre 2023 12:26

Già commentato su Facebook

Nicolini Gualtiero

2 dicembre 2023 17:10

Tante parole ma resta il fatto
Non è la casa di Stradivari come diceva Antonio Leoni

Erica

2 dicembre 2023 22:45

Sig. Nicolini, ma lei c’era stamattina?

Pasquino

3 dicembre 2023 01:57

Ci si arrampica sugli specchi vero? Come al solito una balla riportata mille volte diviene verità !
Non ci riuscirete è una balla e quella non è la casa di Stradivari

Erica

3 dicembre 2023 11:59

Allora quale sarebbe? Solitamente le smentite sono supportate da fonti storiche certe ed attendibili..