17 ottobre 2025

E' un amore rock quello dell'Elisir di Donizetti. L'opera scalda il cuore solo alla fine, bene l'orchestra e il tenore Nino Franchini

Chi si aspettava il tradizionale tuffo in un paese basco dell’Ottocento, si è trovato un po’ deluso quando il sipario del Ponchielli si è aperto. Dal paesaggio bucolico e agreste, descritto da Felice Romani, si è trovato in un Elisir d’Amore un po’ rock ambientato in una polleria di metà anni Cinquanta, con costumi più americani che non ispanici. 

Scelta coraggiosa questa del regista Andrea Chiodi per l’Elisir di Gaetano Donizetti: seconda tappa della Stagione dell’opera al Teatro Ponchielli di Cremona. Decisione forte che rischiava di creare nello spettatore una frattura complicata tra testo cantato e scenografia rappresentata sul palcoscenico. Parole e immagini lontanissime le une dalle altre. Ma alla fine alcuni quadri di indubbia suggestione (scene di Guido Buganza, luci di Gianni Bertoli) hanno reso meno complicato il  metabolizzare il divario tra musica, testo e scenografia voluto da una regia che ha puntato, ad ogni costo, su una forte originalità. Proprio su questa peculiarità ha scommesso tutto questo nuovo allestimento Coproduzione Teatri di OperaLombardia, Fondazione Teatro di Pisa, Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara. Altrettanto fuori dagli schemi coro e solisti danzare, nelle scene corali, a mo’ di swing da periodo post-bellico statunitense. Così come i costumi (di Ilaria Ariemme) che richiamavano, senza ombra di dubbio, questo periodo. 

Musicalmente tutto ha funzionato. Anche se la partenza è sembrata essere un po’ in sordina rispetto alla spumeggiante partitura donizettiana. Un rallentamento percepito dal pubblico avaro di applausi in tutta la prima parte del melodramma. 

Enrico Lombardi alla guida dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali ha lavorato bene. Nessuna sbavatura. Lui è stato capace di giostrare solisti e coro con precisione millimetrica, dando l’immagine di perfezione dello svolgimento della narrazione. E’ riuscito anche a sottolineare quella drammaticità sentimentale che serpeggia, come fiume carsico, nella citazione letteraria del Tristan und Isolde, leggenda sentimentale che evoca gli antichi e terribili versi danteschi per esplodere poi, secoli dopo, nella monumentale tragedia wagneriana. 

Poi il cast composto da giovani artisti provenienti dalle ultime edizioni del concorso ASLICO.

L’applausometro del teatro ha consegnato la vittoria nelle mani di Nino Franchini nelle vesti di Nemorino. Bella voce tenorile. Partito un po’ contratto si è preso, via via la scena, mostrando grandi capacità interpretative. Bravure nei tratti belcantistici donizettiani. Ottima presenza scenica e recitativa. Forse, tra i soliti, quello che si è avvicinato di più al personaggio goffo , impacciato, ingenuo ma eternamente innamorato creato dal compositore bergamasco e dal suo librettista. 

Molto bene anche Giovanni Accardi, Belcore. Stentorea la sua voce. Accompagnata da un’altrettanta padronanza della gestualità e della scena. In grado di accentuare quel profilo da tipica opera comica qual è Elisir e un personaggio come il suo. Milite sbruffone che ha addirittura radici nell’antico teatro latino.

Sabrina Sanza è stata un’Adina assolutamente accettabile, anche se, come gli altri, ha avuto una partenza un po’ in sordina. Si è riscattata completamente nel secondo atto, facendo sfoggio di una vocalità leggera, ma pure in grado di arrampiscarsi, senza problema, sugli arabeschi vocali della scrittura donizettiana. 

Giacomo Nanni, nel ruolo di Dulcamara, si è sforzato sempre di dare il meglio di sé in un personaggio che la tradizione vuole molto ‘pesante’ e ingombrante rispetto alla giovanile voce di Nanni e della sua presenza in scena. Di certo però si è comunque fatto rispettare soprattutto nel suo iniziale Udite Rustici: pezzo sempre complesso. Bene Rosalba Ducato, nel ruolo di Giannetta

Il Coro di OperaLombardia affidato alle cure del maestro, Massimo Fiocchi Malaspina è stato preciso e soprattutto incisivo. In grado di saper dosare le sue forze nei grandi concertati. 

Applausi finali sentiti del pubblico.

Fotoservizio di Francesco Sessa Ventura

Musicologo

Roberto Fiorentini


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