Energia travolgente al Museo del Violino con Nate Brown & One Voice. Pubblico protagonista di cori, balli e applausi a tempo di musica
Entusiasmo e un pizzico di follia hanno scalfito l’infrangibile aplomb abbottonato del pubblico cremonese al Museo del Violino dove Nate Brown & One Voice hanno portato una “ventata” di gospel americano. Un concerto che ha visto il quintetto vocale guidato da Brown percorrere i migliori successi del repertorio d’oltreoceano. Ecco che fra assoli e duetti il gruppo ha eseguito grandi classici come Jesus is Rock e Amazing Grace, scaldando poi la sala su I Will Follow Him, celebre brano tratto dal film Sister Act. Tanti i momenti di dialogo col pubblico che, teletrasportato in una natalizia Whashington D.C., si è prestato a cori, applausi a tempo di musica e perfino a balli. Via le sciarpe, allentati i nodi alle cravatte, tolte le giacche e in men che non si dica l’Auditorium si è trovato in un vorticoso crescendo musicale partito dall’immancabile All I Want For Christmas Is You di Mariah Carey, e proseguito su un lunghissimo Oh Happy Day in cui il solista ha percorso l’intera sala facendo cantare il pubblico. Accolta da un’ovazione la prestazione canora di don Gianluca Gaiardi che si è prestato senza timore al duetto col vocalist. A chiudere una ritmatissima versione di Oh When The Saints e Let The Church Say Amen, culmine di una serata fuori da ogni schema alla cui energia era impossibile resistere. Nate Brown è un bravo direttore, che gestisce il suo ruolo senza protagonismi, con grande senso dello spettacolo. I cantanti, accompagnati da tastiera, sassofono e da alcune basi ritmiche al pc (un percussionista live non avrebbe guastato) hanno mostrato un elevato livello vocale, di quelli che raramente si sentono perfino nel panorama americano. Forse poteva essere trascurata l’esecuzione con impostazione lirica (o quasi) dell’Ave Maria di Franz Schubert, che probabilmente aveva poco a che fare col tipo di repertorio e con la vocalità in campo. Del resto questo programma funzionava in qualsiasi modo, viste le qualità e i talenti in scena. Un successo annunciato dalla prima nota e confermato fino all’ultima, con il pubblico grato a restituire la propria gioia con un folto, forte, lungo applauso. E chissà che, come auspicato dal direttore artistico Roberto Codazzi nella presentazione, davvero “in questi tempi di guerre che si moltiplicano, la musica lenisca le ferite dell’anima” e ci aiuti a costruire quel mondo migliore descritto dai testi spirituals le cui note risuonano ancora nelle nostre orecchie. Un po’ di energia positiva, ci voleva proprio.
foto Gianpaolo Guarneri/Studio B12
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