16 settembre 2023

Felice Giuseppe Vertua, un artista specchio fedele della sua città e della società del suo tempo nella prima mostra monografica inaugurata al museo diocesano

Un pittore legato alla sua città, dalla quale non si è mai spostato, ed al suo ambiente, alla sua gente, di cui la sua pittura diventa specchio fedele, nella sua semplicità, priva di artifici retorici. Felice Giuseppe Vertua, forse, non era neppure destinato a fare il pittore: i nonni avevano un negozio di formaggiai in corso Pietro Vacchelli, un cugino era parrucchiere, un altro vendeva cappelli e la madre era venditrice di tabacco. Lui stesso, fino ai diciotto anni, l’aveva aiutata in questa attività. Nessuna formazione accademica alla spalle, solo l’aiuto e lo stimolo di altri amici pittori, Giuseppe Gorra su tutti, ma anche Canella. La bella mostra “Felice Giuseppe Vertua. 1820-1862. Vedutista lombardo”, in cui compaiono per la prima volta anche cinque inediti, curata da Raffaella Poltronieri, inaugurata stamattina nelle sale del museo diocesano e visibile fino al 19 novembre, vuole proprio restituire ai visitatori questa immagine di un artista specchio della sua epoca, di quella Cremona a cavallo fra Sette ed Ottocento, bella ed irripetibile nella sua unicità.

E’ questa la prima rassegna interamente dedicata a Vertua, di cui si conoscono non più di 34 opere, anche se molte altre è probabile siano ancora conservate in case private, accompagnata da una monografia. Diciannove di queste sono esposte in mostra, alcune provenienti da una collezione privata che conta otto dipinti dell’artista, e sette prestate dal museo civico Ala Ponzone. La ricerca storica sull’artista è stata svolta da Raffaella Poltronieri esclusivamente in città, soprattutto presso l’archivio parrocchiale di sant’Agata, l’Archivio di Stato e l’Archivio storico diocesano partendo dalla sua famiglia, documentata fin dalla fine del Settecento, dai rapporti con la famiglia Trecchi e con Giuseppe Verdi frequentatore delle feste nella dimora nobiliare a cui partecipavano anche i membri della famiglia Manna. L’apertura del percorso espositivo, realizzato grazie alla collaborazione con la Camera di Commercio, con il gallerista Pietro Quattriglia Venneri, diversi sponsor e collezionisti privati, è stata preceduta dalle parole di don Gaiardi, di Giandomenico Auricchio della Camera di Commercio, di Venneri e della curatrice davanti al vescovo Antonio Napolioni, al curatore del Museo diocesano Stefano Macconi, all’assessore alla cultura del Comune di Cremona Luca Burgazzi e a un pubblico raffinato, per certi versi già a conoscenza di alcune delle opere del pittore. Ma non di tutte, perché cinque sono inedite, come la veduta di Santa Lucia del 1858.La mostra si snoda in un percorso cronologico che parte dalle prime opere del 1841 per giungere alla grande tela della Villa Manna a Grumone, restaurata per l’occasione da Enrico Perni. Particolarmente interessante, come detto, la veduta inedita della chiesa di Santa Lucia del 1858, già raffigurata da Vertua in una opera più nota e tre ovali fino ad ora ritenuti scene di genere, ma ora riferibili ad alcune scene dell’Orlando Furioso. Emerge in questi dipinti l’immagine di una società cremonese festaiola, con forti legami fra artisti, casate nobiliari e musicisti, sensibile di ulteriori sviluppi e ricerche.

Fabrizio Loffi


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commenti


Anna L. Maramotti

16 settembre 2023 15:56

Articolo da scaricare, stampare e rileggere per aver ben presente l'immagine di una vecchia Cremona che ci ricorda una dignità perduta.