GDF Padova: disarticolata associazione per delinquere transnazionale dedita a truffe, riciclaggio e autoriciclaggio. 11 misure cautelari e sequestri di 3,5 milioni di euro. Perquisizioni a Cremona
Nella giornata di ieri i finanzieri del Comando Provinciale di Padova, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, hanno eseguito un provvedimento del Tribunale di Padova che ha disposto undici misure cautelari personali (tre in carcere, quattro arresti domiciliari, tre obblighi di dimora nel comune di residenza e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) e sequestri per un valore di 3,5 milioni di euro circa nei confronti dei componenti di un sodalizio criminale, che, almeno dal 2021, ha truffato cittadini italiani ed esteri procurando fideiussioni ritenute false e/o utilizzando in maniera fraudolenta un istituto di diritto anglosassone denominato escrow agreement o deposito fiduciario. Il contratto in argomento stipulato tra due parti, depositante e beneficiario, è un accordo con il quale denaro o beni di qualsiasi tipo vengono consegnati a un depositario terzo e indipendente rispetto alle parti, detto escrow agent, il quale ha l’obbligo di consegnarli, al verificarsi di una determinata condizione pattuita, al contraente che risulterà averne diritto.
Contestualmente alle misure cautelari sono state eseguite decine di perquisizioni nelle province di Benevento, Bergamo, Cremona, Firenze, Foggia, Milano, Padova, Torino e Venezia, con il coinvolgimento di altri reparti del Corpo territorialmente competenti.
Le indagini delegate al dipendente Nucleo di polizia economico-finanziaria, scaturite da una strumentale denuncia di estorsione presentata, quale persona offesa, da uno dei principali indagati, hanno disvelato come la vittima fosse, in realtà, uno dei presunti promotori dell’ipotizzata attività illecita. L’organizzazione criminale, dopo aver individuato una platea di imprenditori e investitori dotati di solvibilità e fondi nel contesto internazionale, bisognosi di ulteriori risorse finanziare per avviare progetti talvolta anche milionari, sfruttava una società finanziaria anglosassone, asseritamente caratterizzata da un’importante patrimonializzazione dovuta al possesso di centinaia di milioni di dollari di titoli di Stato belgi, per fornire loro garanzia di solvibilità da spendere nei confronti di primari istituti di credito, che avrebbero proceduto a erogare ingentissimi finanziamenti. I malcapitati venivano quindi indotti, tramite un reclutatore appartenente al sodalizio, a rivolgersi a un legale, che avrebbe svolto il ruolo di escrow agent. Quest’ultimo, una volta ricevuta la somma a titolo di cauzione da parte dei depositanti, talvolta pari anche a diversi milioni di euro, di comune accordo con gli altri membri dell’organizzazione, provvedeva a ripartirla tra i sodali tramite disposizione di bonifici su conti correnti esteri accesi in Estonia, Germania e Regno Unito, con il fine di compiere condotte di riciclaggio e autoriciclaggio tese a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa delle provviste.
Nel momento in cui i depositanti si rendevano conto che le garanzie, che la società londinese avrebbe dovuto fornire loro, tardavano ad arrivare, chiedevano lumi all’escrow agent, il quale, per non restituire le somme da lui indebitamente trattenute, si trincerava, in ragione della sua terzietà di fatto solo apparente, dietro azioni giudiziarie da lui promosse nei confronti delle competenti Autorità per l’inadempienza del beneficiario d’oltremanica.
Quello appena descritto è solo l’ultimo dei fini escamotages ideati dai principali indagati, posto che gli stessi, con altri soggetti non destinatari dell’ordinanza, si erano resi responsabili di ulteriori truffe in danno di società di calcio, che, al fine di reperire le garanzie finanziarie per l’iscrizione al campionato di Lega Pro, si erano rivolte ai sedicenti professionisti per reperire le fideiussioni necessarie, poi rivelatesi false.
Analogo modus operandi è stato adottato con altri imprenditori alla ricerca di garanzie finanziarie per svolgere la propria ordinaria attività.
All’esito delle indagini del dipendente Nucleo, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale patavino ha disposto misure restrittive della libertà personale nei confronti di undici componenti dell’ipotizzato sodalizio criminale, nonché il sequestro di 3,5 milioni di euro circa tra beni e disponibilità finanziarie, quale profitto dei reati di riciclaggio e autoriciclaggio.
L’operazione in rassegna testimonia che il contrasto alla criminalità economica consente di intercettare e reprimere ogni forma di inquinamento dell’economia legale, al fine di salvaguardare gli operatori economici e i cittadini rispettosi delle regole.
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