Già 18 sindaci dicono "no" alla proposta della Provincia di una Associazione Temporanea di scopo per il Masterplan 3C, troppo imprecisa economicamente e organizzativamente
Già diciotto sindaci del territorio provinciale hanno detto il loro "no" alla costituzione di una Associazione Temporanea di scopo per implementare il Masterplan 3c. I sindaci con un loro comunicato sostengono che l'iniziativa è condivisibile ma molto imprecisa sotto l'aspetto economico e organizzativo, per questo ribadiscono il loro "no" alla proposta arrivata dall'Amministrazione provinciale. Ecco il loro documento.
"Giovedì scorso è stata recapitata ai comuni una mail del presidente della Provincia Mirko Signoroni con l’invito ad aderire alla Associazione temporanea di scopo (Ats) per implementare il Masterplan 3c.
L’iniziativa, concettualmente condivisibile, è lacunosa e imprecisa per gli aspetti economico-organizzativi, questione già emersa nei mesi scorsi in occasione della presentazione della proposta.
Punto uno. Le quote di adesione sono fissate per scaglioni definiti dal numero degli abitanti, con i comuni più piccoli penalizzati in quanto dovrebbero versare pro capite un contributo decisamente superiore rispetto alle realtà territoriali maggiori.
I due estremi sono 500 euro per i comuni con popolazione al di sotto dei 3.000 abitanti e di 3.000 euro per i Comuni con popolazione al di sopra dei 10.000 abitanti.
Due banali calcoli e si vede come le quote pro capite di Crema (34.600 abitanti) e Cremona, (71.500 abitanti), siano notevolmente inferiori rispetto a un qualsiasi altro comune fino a 3000 abitanti. Ma anche quelli tra i 3.000 i 10.000 abitanti sono gravati da quote pro capite superiori alle due città più popolose della provincia. Una scelta discriminatoria e divisiva difficile da capire e da condividere.
Punto due. Nei documenti recapitati non viene indicato in maniera precisa su cosa consista l’implementazione. Non una riga che dica: vogliamo fare questo e quest’altro e l’intervento programmato costa questi euro.
Punto tre. Se non si conosce il costo dell’operazione, con che criteri si stabilisce la cifra da raccogliere dai comuni?
Punto quattro. Poiché non si sa quanti comuni aderiranno, viene da dedurre che il progetto sarà tarato su quanto verrà incassato, un metodo che non è dei migliori.
Si fa notare che l’accordo dura tre anni, che le quote sono annue, che i comuni della provincia di Cremona sono 113. Anche a ipotizzare che alcuni comuni non aderiscono non è si è lontani dal vero se si ipotizza che le cifre in gioco siano significative.
Punto cinque. L’articolo nove dell’accordo proposto prevede che «tutta la documentazione e le informazioni di carattere tecnico e metodologico, fornite da uno dei
soggetti attuatori ad un altro, dovranno essere considerate da quest'ultimo di carattere riservato».
È sorprendente che documenti relativi alla pubblica amministrazione e pagati dagli stessi comuni siano da considerare riservati.
Per tutto questo abbiamo deciso di non aderire alla proposta dell’amministrazione provinciale".
Agarossi Mauro sindaco di Ticengo
Aiolfi Paolo sindaco di Bagnolo
Barbati Angelo sindaco di Trescore Cremasco
Bertoni Rosolino sindaco di Palazzo Pignano
Bonaventi Piergiacomo sindaco di Pandino
Bonazza Aries sindaco di Ripalta Cremasca
Bricchi Oreste sindaco di Acquanegra Cremonese
Cominetti Graziano sindaco di Pescarolo e uniti
Gallina Gabriele sindaco di Soncino
Grassi Antonio sindaco di Casale Vidolasco
Guercilena Elisa sindaco di Quintano
Guerini Rocco Matteo sindaco di Credera Rubbiano e consigliere provinciale
Marani Nicola sindaco di Salvirola
Marcarini Mariella sindaco di Trigolo
Moreni Roberto sindaco di Casaletto di Sopra
Paladini Paolo sindaco di Vailate
Polla Attilio sindaco di Romanengo
Sisti Alberto sindaco di Castelvisconti e consigliere provinciale
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commenti
Michele de Crecchio
22 giugno 2021 17:37
Capisco le pesantissime difficoltà della Provincia, ente di grandi tradizioni, purtroppo letteralmente "castrato" nelle sue secolari capacità di organizzazione, studio e servizio al territorio dalla sciagurata legge Del Rio. Non condivido per nulla, però, che le sue attuali carenze operative e programmatorie debbano essere risolte affidandole a "qualcosa" proposto e sostanzialmente gestito dalla associazione industriali. Tale proposta infatti mi sembra iniziativa scorretta e profondamente antidemocratica. Spero di avere mal capito il senso dell'intera operazione ma, nel deprimente stato attuale della intera politica cremonese (che non discute più in modo trasparente i problemi, ma si limita a "scodellare" trovate amministrative già concordate tra pochi), la diffidenza è diventata quasi un obbligo!