24 marzo 2025

Giubileo. Il Vescovo al termine del pellegrinaggio diocesano a Roma: «Abbiamo bisogno della speranza che diventa certezza e della fede che diventa speranza»

Il pellegrinaggio giubilare a Roma della Diocesi di Cremona si è concluso domenica 23 marzo, nel giorno del saluto di Papa Francesco dall’Ospedale Gemelli, trasmesso anche sui maxischermi di Piazza San Pietro, proprio dove il gruppo cremonese secondo il programma iniziale avrebbe dovuto partecipare alla preghiera dell’Angelus.

L’ultima giornata nella Capitale si era aperta in mattinata con la Messa della domenica presieduta dal vescovo Antonio Napolioni nella Basilica di Santa Prassede all’Esquilino, a pochi metri dalla Basilica di Santa Maria Maggiore. La chiesa è dedicata a Prassede, vissuta nel II secolo, sorella di Pudenziana e figlia di Pudente, che furono convertiti da san Paolo e battezzati da san Pietro. Qui sono conservati i resti di 2000 martiri cristiani che sono stati spostati dalle Catacombe di Santa Priscilla.

Nella Basilica, benedetta dal sole primaverile della Capitale, i fedeli hanno tirato le fila insieme al vescovo dell’intesa esperienza giubilare.

Siamo tentati di esclamare «che bel fine settimana, che bella gita, che bel Giubileo! – ha detto Napolioni nella sua omelia –. Torniamo a casa soddisfatti, ma ora dobbiamo mettere a frutto, non per senso del dovere. La domenica più che essere l’ultimo giorno della settimana, per noi cristiani è il primo. Noi iniziamo oggi la terza settimana di quaresima. È il giorno ottavo, che contiene la fine e l’inizio».

Cosa fare, dunque? «Torniamo alla normalità? Vogliamo solo far vedere le fotografie? Vogliamo archiviare questo Giubileo?».

«In questi giorni hanno trovato posto la preghiera, le emozioni, la visita di una città che rappresenta un faro per la cristianità e un’attrazione culturale a carattere globale, in cui il tempo è scorso via veloce e leggero, ma «non siamo venuti qui per metterci al riparo dalle sfide dell’essere umani – ha proseguito il vescovo –. Mentre noi siamo venuti e abbiamo goduto di questi giorni, c’è ancora chi ha sparato e bombardato, chi è morto, chi piange. Anche noi abbiamo bisogno di una continua purificazione. Abbiamo bisogno della speranza che diventa certezza e della fede che diventa speranza».

Questo pellegrinaggio ha toccato i cuori e ha emozionato, lasciando un segno concreto nei fedeli diocesani. «È stato impressionante – ha ricordato Napolioni – entrare in processione, lentamente, contemplando la Chiesa celeste, il Libro dell’Apocalisse, che ci svela la pienezza d’amore con cui il signore chiama a sé».

Un amore che, nell’unità del grande gruppo di pellegrini radunati dalle diverse parti della diocesi, è stato concreto e tangibile per tutta la durata del viaggio e in ogni momento, trovando in queste intense giornate una poderosa spinta e una grande energia, che i sei pullman partiti all’alba di venerdì 21 marzo riportano a casa, nelle comunità e in diocesi, per accrescersi e dare frutti.

Dopo la celebrazione i ringraziamenti del vescovo agli organizzatori e a tutti coloro che, a vario titolo e in molti modi, hanno contribuito alla buona riuscita del pellegrinaggio.

Un abbraccio e un afflato di gratitudine che è proseguito anche durante la mattinata libera e nel pranzo finale, che ha visto nuovamente insieme i gruppi prima della partenza per il ritorno, previsto in serata. (www.diocesidicremona.it)

 


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