13 marzo 2022

I francesi chiamano "Stradivarius" il super radar che controlla tutto il Mediterraneo e protegge la costa da Nizza alle Bocche del Rodano

Davanti alla chiesa di San Domenico, nel XVIII secolo, un radar avrebbe avuto poco senso o meglio, ai tempi in cui il buon Antonio lavorava in zona, la tecnologia radaristica non esisteva ancora. I radar che dovevano proteggere le mura di Cremona, ormai in buona parte abbattute, erano le vedette che dovevano proteggere la città dagli attacchi via terra o via fiume, per cui mettere un radar davanti alla chiesa di San Domenico, anche questa abbattuta, non avrebbe portato strategicamente un gran vantaggio. Certo, le vedette sulle mura non sono come i gatti che possono vedere al buio, erano suscettibili la sonnolenza notturna o, magari, disposte a facili forme di corruzione o distrazione come nel febbraio 1702. Il risultato era che nei secoli la città di Cremona ha dovuto imparare a difendersi con gli strumenti che aveva a disposizione, mura, vedette, informatori sparsi nelle campagne e notizie che dovevano correre più velocemente dei cavalli. Più tempo passava tra la scoperta di un problema e la diffusione della informazione in città e minori erano le possibilità di organizzare una difesa della mura, da sempre più velocemente vengono assimilate le informazioni e migliore può essere la risposta alle stesse, lo sviluppo della tecnologia serve essenzialmente a questo.

Il buon Antonio Stradivari, che in città lavorava e osservava le mura nella speranza che potessero tenere i problemi lontani da piazza del Duomo e zone limitrofe, non sapeva che nei secoli a lui avrebbero dedicato profumi, posate, radio, armi e balocchi vari ma, soprattutto, non sapeva che, una volta abbattute le mura a difesa di Cremona, avrebbero fatto capolino nel XX secolo i radar per la difesa della città o meglio, per una ipotetica difesa della città. Per ovviare a questo problema che poteva affliggere il buon liutaio dal camice bianco tre secoli dopo è arrivata una tecnologia innovativa e moderna che, nel mondo della ricerca e raccolta informazioni tramite radar, ha preso il suo nome, Stradivarius.

Il concetto di Stradivarius, sistema radar sviluppato in Francia da una azienda privata e dalla Università di Tolone e ormai perfettamente operativo e riconosciuto nel programma di difesa radar europeo, è racchiuso nel significato stesso di raccolta preventiva delle informazioni per poter intervenire in caso di bisogno. In termini pratici a Tolone hanno sviluppato la tecnologia Stradivarius con un radar che, sfruttando la naturale rotondità della terra, è in grado di intercettare e seguire anche piccolissime imbarcazioni fin oltre al punto di orizzonte il quale, da secoli, ha rappresentato il naturale limite visivo per la raccolta dati.

Ideato e sviluppato in circa dieci anni Stradivarius copre e protegge l'intero golfo del Leone, in pratica buona parte del sud della Francia da Nizza fino all'Occitania, captando i segnali oltre le 200 miglia nautiche, arrivando quindi a quasi 400 chilometri secondo lo standard terrestre.

Dai Pirenei alle Bocche del Rodano il radar con il nome del liutaio cremonese monitora ogni movimento di imbarcazioni ad una distanza tale da poter fare intervenire in anticipo soccorsi o navi militari in relazione alle necessità operative. Sembra un paradosso temporale l'utilizzo delle onde radio nell'era dei satelliti ma il radar Stradivarius riesce a fornire, stante le sue caratteristiche, una definizione ben più sofisticata dell'area che controlla, fattore fondamentale per le autorità nell'ambito della lotta al traffico di droga, armi o esseri umani. Il progetto sviluppato a Tolone porta con sè un patrimonio di informazioni ben maggiore di quello strettamente legato all'area del sud della Francia, dal punto di vista operativo il radar ha dimostrato una validissima risposta anche in condizioni climatiche e termiche estremamente variabili superando di gran lunga lo standard dei radar marittimi convenzionali.

Stradivarius è stato inserito in un ben più ampio progetto che raccoglie l'intera Unione Europea e destinato al controllo e alla tutela dei confini marittimi di tutta l'area, il progetto, chiamato Ranger, si sta sviluppando in vari paesi aderenti all'Unione e coinvolgerà le zone dal Mediterraneo fino al Mare del Nord, per implementare il monitoraggio e il controllo dei movimenti marittimi. Chissà se tre secoli fa l'Antonio da Cremona, alzando lo sguardo verso quelle mura che dovevano proteggere la città, avrebbe mai pensato di dare il nome ad uno strumento non musicale che deve tutelare centinaia di chilometri di mare aperto. 

Marco Bragazzi


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