16 ottobre 2023

I seminaristi cremonesi iniziano il nuovo anno di studi a Brescia. Già negli scorsi anni seguivano le lezioni a Lodi, ora i futuri sacerdoti si uniranno ai colleghi del Paolo VI

L’anno pastorale è iniziato con una significativa novità per la comunità del Seminario di Cremona: il percorso di formazione teologica, infatti, si trasferisce a Brescia, presso lo Studio teologico Paolo VI di via Bollani, affiliato alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. Il nuovo percorso è stato inaugurato ufficialmente lunedì 9 ottobre con la cerimonia di avvio dell’anno accademico caratterizzata dalla prolusione proprio del preside della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, don Massimo Epis.

«Dobbiamo leggere questo sodalizio come un segno di comunione», ha detto il vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada, presente insieme al vescovo di Cremona Antonio Napolioni. In sala i seminaristi di Cremona insieme ai nuovi compagni di studi bresciani, con i rettori dei due Seminari, don Marco D’Agostino e don Sergio Passeri. E naturalmente gli insegnanti (carmelitani e laici, e ora anche cinque preti cremonesi) con don Mario Zani, direttore dello Studio teologico Paolo VI, che ha ricordato come «la recente normativa canonica ha richiesto un processo di adeguamento dei vari enti accademici: dai maggiori, come le Università e le Facoltà ecclesiastiche, ai minori, come lo Studio teologico di Brescia, che è un Istituto teologico affiliato (Ita) alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale (Ftis)».

«Sembrerebbe banale e scontato dire che siamo arrivati a questo punto solo per ridurre i centri di studio e riproporzionarli rispetto ai numeri attuali – ha spiegato a margine dell’evento il vescovo di Cremona Antonio Napolioni –. Credo invece che debba e possa significare una progettualità più adeguata ai cammini delle nostre Chiese, aprendoci non solo tra Diocesi vicine, ma a tutta la realtà».

La novità non è, infatti, solo cremonese: dall’anno accademico 2023/24, lo Studio teologico Paolo VI del Seminario di Brescia, finora riservato solo alla formazione dei futuri presbiteri, apre le porte, oltre che ai seminaristi cremonesi, ai laici che intendono maturare una conoscenza completa e organica della Teologia.«Il Signore dona le vocazioni nel profondo del cuore di giovani e adulti, di persone in ricerca, che condividono quella sana inquietudine per i valori della vita, per l’incontro con Dio e con i fratelli. Ciò che il Papa vorrebbe come caratteristica della Chiesa stessa – ha sottolineato ancora il vescovo Napolioni –. Quindi una Chiesa non che si intristisce semplicemente perché non ha più i numeri del passato. Tolta questa patologia dal nostro cuore, dobbiamo vedere ogni persona come soggetto protagonista di un’avventura umana e cristiana in cui ogni vocazione ha senso, tutte le vocazioni hanno uguale dignità: ogni vocazione ha bisogno l’una delle altre».

Un processo di adeguamento dei vari enti accademici ecclesiastici è stato richiesto dalla recente normativa canonica: dalla Costituzione apostolica di Papa Francesco Veritatis gaudium circa le Università e le Facoltà ecclesiastiche, pubblicata a inizio 2018, fino all’Istruzione sull’affiliazione di Istituti di studi superiori, emanata a fine 2020 dall’allora Congregazione per l’educazione cattolica. Così, dopo vari scenari esplorati, è stata delineata una nuova prospettiva anche per le diocesi lombarde, con il fulcro costituito dalla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale, con sede centrale a Milano, alla quale i vari istituti lombardi sono legati o affiliati. Lo Studio teologico di Como è confluito nella Sezione parallela del Seminario di Venegono; gli Studi teologici riuniti con sede a Lodi (e su cui gravitano Crema, Lodi, Pavia, Vigevano) con quello di Bergamo, Mantova ha istituito un sodalizio con Verona, mentre Cremona ha iniziato la collaborazione con Brescia attraverso lo Studio teologico Paolo VI.

L’istituto teologico di Brescia conta quest’anno una sessantina di iscritti: 8 gli studenti del biennio del nuovo ordinamento, altri 35 studenti del triennio e del sesto anno del vecchio ordinamento (ora per il conseguimento del grado accademico di baccalaureato in Teologia sono previsti cinque anni, rispetto ai sei precedenti). Si aggiungono poi 16 uditori.

I seminaristi cremonesi non condividono il percorso di studio solo con i seminaristi di Brescia: al Paolo VI sono presenti anche studenti di diversi istituti religiosi, oltre ad alcuni laici che intendono approfondire le tematiche teologiche.

La comunità del Seminario di Cremona conta, oltre ai due diaconi che a giugno saranno ordinati sacerdoti, otto studenti di Teologia: uno solo è iscritto al biennio, tutti gli altri frequentano le lezioni del triennio. Completa il quadro della comunità di via Milano 5 l’équipe formativa composta del rettore don Marco D’Agostino, dal direttore spirituale don Maurizio Lucini, dai coniugi Betti e Giuseppe Ruggeri e dagli animatori don Francesco Fontana, incaricato diocesano per la pastorale giovanile e vocazionale, e don Matteo Bottesini, segretario e cerimoniere vescovile responsabile anche del Segretariato pellegrinaggi.

Il trasferimento delle lezioni da Lodi a Brescia non è, però, l’unica novità per i seminaristi cremonesi. «Si stanno studiando anche forme di rinnovamento della proposta teologica che vedono coinvolti insieme laici e futuri sacerdoti, le varie vocazioni insomma, con un’aderenza alla realtà di cui abbiamo bisogno – prosegue il vescovo –. Quindi non una Teologia chiusa nel segreto dei luoghi di formazione, ma in dialogo con tutte le voci della comunità e che rende capaci di un annuncio del Vangelo più incarnato. Questo è ciò che mi auguro da questa bella collaborazione con una Diocesi che per tanti versi assomiglia al nostro contesto pur essendo più grande». «Cremona – ha osservato il vescovo di Cremona Antonio Napolioni – non si unisce a Brescia per simpatia, ma per un cammino ecclesiale che impone delle scelte. Abbiamo cercato il bene comune per le nostre Chiese. Oggi abbiamo bisogno di una teologia che impatti in modo fecondo con la vita. Abbiamo bisogno di un cristianesimo integrale che rifugga da ogni integralismo. Abbiamo bisogno di una sinfonia, della verità e della bellezza, suonata da tutti i ministeri».

«Questa collaborazione è stata accolta positivamente dai seminaristi e dalla Diocesi – ci ha spiegato don Francesco Cortellini, incaricato diocesano per i rapporti con l’Istituto Paolo VI di Brescia, dove è entrato a far parte del gruppo docenti –. Da quest’anno ci troviamo dunque a collaborare con un istituto che vanta una lunga tradizione e che ha dato la disponibilità ad aprire le sue porte ai giovani della nostra Diocesi che compiono il loro cammino di formazione teologica e discernimento vocazionale».

Una novità che, naturalmente, comporta un necessario adattamento per chi ha già iniziato la formazione e sino alla scorsa estate ha studiato a Lodi insieme ai Seminari di Lodi, Crema, Pavia e Vigevano. «I nostri seminaristi – ha proseguito don Cortellini – erano ormai abituati da diversi anni a vivere da pendolari, spostandosi per lo studio da Cremona a Lodi. Ora è cambiato il luogo delle lezioni, ma sostanzialmente non è mutato il loro stile di vita, che continuerà a vederli pendolari per quattro giorni alla settimana. Certamente ci sono alcune variazioni, a partire dagli orari che scandiscono le giornate per agevolare ulteriormente gli spostamenti. Ma la novità più significativa è che dovranno recuperare alcuni corsi che restavano in sospeso nel curriculum di studi a Lodi. Questo comporta che, per i primi due anni, alle lezioni ordinarie si debbano aggiungere ulteriori corsi fuori orario».

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