I sessant'anni di Insula Fulcheria
Quest’anno ricorrono a Crema tre sessantesimi anniversari importanti. Quello riguardante il Liceo Classico è stato oggetto dell’articolo pubblicato su questo giornale il 27 febbraio 2022. Un altro anniversario è quello dell’inaugurazione del palazzo Comunale avvenuta il 17 giugno 1962, dopo il restauro basato sul progetto dell’arch. Carlo Perogalli e dell’ing. Silvio Mosconi. Il restante corpo di fabbrica posto a mezzogiorno del Torrazzo è stato successivamente restaurato dall’ing. Andrea Crotti tra il 1964 e il 1967. Infine, il terzo anniversario è quello di Insula Fulcheria, la rivista del Museo di Crema, il cui primo numero risale al 1962. La pubblicazione di Insula Fulcheria è strettamente collegata alla nascita, in quegli anni, del nostro Museo e quindi, prima di trattare della rivista, è opportuno fare qualche cenno alla costituzione del Museo di Crema.
All’inizio del Novecento si inizia a dare corpo all’idea di un Museo cittadino, soprattutto da parte di alcuni esponenti degli ambienti aristocratici, borghesi e intellettuali cremaschi dell’epoca, a quel tempo ancora attivi nella vita culturale cremasca. Lo testimoniano alcuni articoli sulla stampa locale, come quelli su Il Paese del 21 dicembre 1912 e su Il Torrazzo di Crema del 28 dicembre 1912. Nonostante l’appoggio delle autorità municipali, l’iniziativa non ha esito, forse anche per l’inizio del primo conflitto mondiale. Il progetto di un Museo cremasco riprende vigore nel secondo dopoguerra, da parte di alcuni rappresentanti dell’establishment culturale locale che si pongono in linea di continuità culturale (e a volte familiare) con quei primi precedenti ideatori.
La società “Natura ed Arte” opera dal 1945 anche a questi fini. È una “Unione degli Amici del Paesaggio, dei Monumenti e del Patrimonio Artistico e Turistico”. Gli obiettivi sono simili a quelli del “FAI - Fondo Ambiente Italiano”, che si costituirà una trentina di anni dopo, nel 1975. Presso l’Archivio Storico del Comune di Crema è conservata un’indicativa documentazione in proposito. Ne sono membri il conte Gerolamo Marazzi, il conte Gaddo Vimercati Sanseverino, il conte Ettore Marazzi, il conte Lodovico Benvenuti, l’avv. Guido Verga, il dott. Paolo Stramezzi, l’inglese Winifred Taylor, l’arch. Amos Edallo e pochi altri. Non stupisce di trovare, tra questi cognomi, quelli di diversi fondatori del Rotary Club Crema, costituito proprio in quegli anni (il 24 marzo 1950) e attivo nel sostenere l’iniziativa museale, come Vimercati Sanseverino, Benvenuti, Marazzi, Stramezzi, Edallo.
Dopo il primo e fondamentale impulso dato dalla società “Natura ed Arte”, viene costituita per il progetto del Museo una “Deputazione storico-artistica”, composta da soggetti in buona parte diversi. Emergono quindi personalità come quelle di Amos Edallo e poi di Giuseppe (Beppe) Ermentini, con un progressivo diradarsi, sulla pubblica scena, dei precedenti propugnatori. Per il suo dinamismo e per le sue doti nelle pubbliche relazioni, è Winifred Taylor, moglie di Luigi Terni de’ Gregory, conte cremasco, a diventare un elemento di tramite tra la società “Natura ed Arte” e questa “Deputazione”. Ammirevole per perseveranza e dedizione, diviene la portavoce di quanti si impegnano nella fase realizzativa del Museo nella seconda metà degli anni Cinquanta. Viene a mancare, quasi ottantaduenne, il 2 gennaio 1961. Con cerimonia di inaugurazione del 16 gennaio 2011, le viene intitolata la piazzetta antistante il Museo. Sul progetto museale nella sua fase operativa, sono molte le fonti reperibili, tra le quali ci si limita a citare, di Emanuele e Orsola Edallo, Amos Edallo e la formazione del Museo di Crema, in Insula Fulcheria, nº XXXVIII, Leva Artigrafiche, Crema 2008, pp. 10-23, e anche, di Elia Ruggeri, Il Centro Culturale S. Agostino - Storia, Origine, Attività, in Insula Fulcheria, nº XXXIV, Leva Artigrafiche, Crema 2004, pp. 13-20.
Ai fini della costituzione del Museo, era fondamentale la disponibilità di una sede adatta. Da tempo si ipotizzava per questo scopo l’ex convento di Sant’Agostino. Solo nel 1959 si ottiene la cessione dallo Stato al Comune di Crema di questo complesso immobiliare, che necessita però di notevoli opere di ristrutturazione. L’istituzione del Museo è ufficializzata con delibera municipale del 13 gennaio 1959. Nel 1960 è possibile dichiarare formalmente costituito il Museo e si procede con una prima apertura al pubblico di alcune sezioni, nonostante le opere di cantiere siano ancora in corso. Tra il 1961 e il 1962 i lavori proseguono e nei primi mesi del 1963 sono portati a compimento. Il 26 maggio 1963, dopo la sistemazione degli allestimenti e delle raccolte, avviene l’inaugurazione vera e propria del patrimonio museale, suddiviso nelle sezioni storica, artistica e musicale, oltre che in quelle numismatica, cartografica e ceramistica. La denominazione è “Civico Museo di Crema e del Circondario”, anche se a volte la definizione utilizzata è “Museo Multiplo di Crema e del Cremasco”. Nel 1965 sono implementate due importanti sezioni: quella del materiale archeologico, che viene nel tempo progressivamente sviluppata e consolidata, e quella dei cimeli risorgimentali, di recente rimossa.
Gli arricchimenti e i riassetti espositivi dei decenni successivi sono affidati di volta in volta a collaborazioni e consulenze specifiche, in alcuni casi però con conseguenti e discusse rimozioni e rinvii ai depositi, a causa della sempre maggiore insufficienza degli spazi a disposizione. Infatti, certi lasciti dei privati, se da un lato forniscono al Museo nuovi beni culturali e artistici, dall’altro comportano scelte difficili riguardo alle corrispondenti ablazioni e riallocazioni ai magazzini, proprio per la carenza di spazi disponibili. Le riorganizzazioni del periodo più recente hanno riguardato l’arte moderna e contemporanea, la parte organaria, le stampe d’epoca e i reperti dell’antichità egizia. Venendo a Insula Fulcheria, il suo primo numero del 1962 viene dato alle stampe in quei momenti iniziali della vita del Museo. È quindi comprensibile come questo primo numero e anche i vari numeri immediatamente successivi risentano di quel clima culturale e delle influenze intellettuali esercitate dai personaggi allora impegnati nell’impresa meritoria di una realizzazione progettuale così rilevante per la città e per il suo territorio.
Questo primo numero è pubblicato come “Rassegna di studi, documentazione e testimonianze storiche del Cremasco” e viene riferito al semestre luglio-dicembre 1962, anche se l’intento della periodicità semestrale lascia poi posto a una periodicità annuale. La direzione e l’amministrazione sono presso la sede del Museo. Direttore è Amos Edallo. Castelleonese ma cremasco di adozione, tra i principali protagonisti della vita culturale e professionale cremasca del suo tempo, in gioventù valente scultore, è considerato con Winifred Taylor Terni il principale realizzatore del Museo. Il Comitato di Redazione è composto dallo stesso Amos Edallo e da Francesco Piantelli, Graziella Fiorentini e Carla Maria Burri. Esiste una Segreteria di Redazione di cui fanno parte Laura Oliva, Giorgio Costi e Giuseppe Maccarinelli. Nella “Presentazione” sono indicati gli obiettivi della rivista. Nel “Piano della rassegna” è contenuto un primo programma operativo. Il fascicolo conta un centinaio di pagine. Ci sono quattro articoli di Mario Mirabella Roberti, Alessandro Caretta, Graziella Fiorentini e Maria Luisa Mayer. Seguono la rubrica “Ritrovamenti e segnalazioni”, curata da Amos Edallo; una “Bibliografia e attività culturale” di Crema dal 1945, a cura di Francesco Piantelli; una sintetica parte finale dedicata alle “Attività del Museo”. Copertina e impaginazione sono di Gianetto Biondini. La stampa è della Tipografia Leva, che è ancora in via Piccinardi 24.
I numeri immediatamente successivi ricalcano lo stesso schema. Nel secondo numero del 1963 è riportata la relazione di Amos Edallo, che è anche Presidente del Museo, letta in occasione dell’inaugurazione del 26 maggio 1963. Si tratta della “relazione illustrativa del lavoro compiuto e degli scopi che il Museo si prefigge di raggiungere”, un testo che andrebbe ogni tanto riletto. Anche per una delle frasi contenute nella parte finale: “L’Italia si salva con l’istruzione, con l’educazione”. Seguono gli articoli di Ferrante Rittatore Vonwiller, Vincenzo Fusco e Alessandro Caretta, oltre alle rubriche già indicate per il primo numero. Dal quarto numero del 1965 il Direttore della rivista diventa il prof. Mario Mirabella Roberti, dopo la scomparsa di Amos Edallo, venuto a mancare, cinquantasettenne, il 20 maggio 1965. Il nuovo Direttore è Soprintendente alle Antichità della Lombardia (dal 1953 al 1973), secondo la definizione delle competenze allora esistenti in questo settore di tutela dei beni culturali. Veneziano, già attivo professionalmente in molte città d’Italia, milanese dal 1953, è una figura di notevole valore a livello nazionale. Viene a mancare, novantatreenne, l’11 novembre 2002. L’incarico di Presidente del Museo è invece assunto dall’arch. Beppe Ermentini. Di famiglia genovese ma con ascendenze materne cremasche (il nonno materno era Romolo Tadini, figura nota a Crema per il suo esercizio commerciale in via XX Settembre e per la sua attività di apprezzato collezionista), diventa uno degli esponenti di maggior spicco della vita culturale e civile cittadina del suo tempo. Viene a mancare pressoché centenario nel 2019. Dopo il quarto numero, viene pubblicato un unico numero doppio di Insula Fulcheria per i due anni 1966 e 1967, con in più una Guida del Museo edita nel 1967, come supplemento a tali due numeri. In questi primi anni, la qualità degli articoli e la rilevanza degli autori sono in media elevate. Nei contenuti si tende a dare rilievo agli aspetti archeologici e storico-artistici, cosa giustificata dagli importanti ritrovamenti avvenuti in quel periodo nel territorio cremasco, soprattutto nel sito di Montecchio-Vidolasco, nell’area di Palazzo Pignano e nella zona di Offanengo.
Dal settimo numero del 1968, circa la metà della rivista viene utilizzata per ospitare a puntate, come accadeva per certi feuilleton d’antan, il lavoro di Mario Perolini sugli edifici storici cittadini, che porta poi alla nota pubblicazione del 1975, con riedizione nel 1995. Gli altri articoli continuano a mantenere un livello qualitativo abbastanza valido, anche se un insieme di difficoltà inizia a intaccare il sistema editoriale della rivista. I numeri dall’ottavo del 1969 in avanti escono con vari mesi di ritardo, nella primavera degli anni solari successivi. Rimangono in redazione, oltre al Direttore Mario Mirabella Roberti, solo Beppe Ermentini e Gianetto Biondini. Per i due anni 1970 e 1971 esce un unico numero doppio. Lo stesso avviene per i due anni 1972 e 1973, con uscita del relativo numero cumulativo nel giugno 1974. È la fine della cosiddetta “Prima Serie” di Insula Fulcheria, quella storica, oggi ambita dai collezionisti di cose cremasche che intendono ricostruire per la propria biblioteca la serie completa della rivista. Per i successivi anni dal 1974 al 1982 compresi, Insula Fulcheria cessa del tutto le proprie pubblicazioni e per molto tempo da più parti a Crema se ne recita il de profundis.
Non è possibile in questa sede approfondire le ragioni di questa scomparsa della rivista del Museo per un periodo temporale così lungo. Basti rammentare quanto in quegli anni, in particolare a partire dal 1975, intervenissero modifiche significative negli assetti politici, amministrativi e culturali cittadini. Ed è evidente quanto certe dinamiche politiche potessero pesare su una pubblicazione come Insula Fulcheria, già di per sé in difficoltà per ragioni proprie e differenti da quelle introdotte dalle ipoteche ideologiche di quegli anni. Da un lato, quindi, una situazione di crisi oggettiva e specifica. Dall’altro, il nuovo corso culturale instaurato in città dalla metà degli anni Settanta, declinato anche sul fronte dei processi gestionali del Museo e delle sue iniziative editoriali. Le critiche alla “cultura elitaria”, definita da alcuni come “cultura delle contesse e dei monsignori”, restano ancora oggi nella memoria di molti (anche se a Crema l’acqua santa e i blasoni non passano mai di moda). Va inoltre tenuto presente il quadro generale di riferimento riguardante in quegli anni il Centro Culturale Sant’Agostino, munito di nuovo Statuto dal 1970. Vengono infatti istituite tre distinte Commissioni per il Museo, per la Biblioteca e per lo Spettacolo, con le loro nuove dinamiche culturali. La vicenda della rivista e del suo prolungato silenzio non è avulsa da tale contesto locale in fase di trasformazione. Fatto sta che occorre attendere l’anno 1983 per vedere la ripresa delle pubblicazioni.
“Insula Fulcheria ritorna!”, annuncia Mario Mirabella Roberti, reinsediato come Direttore della rivista, all’inizio della sua “Presentazione” del tredicesimo numero del 1983. Insieme a lui, nel ricostituito Comitato di Redazione ci sono Dafne Bernardi, Beppe Ermentini, Francesco Galimberti e Carlo Piastrella. A partire dall’anno successivo, Carlo Piastrella diventa Vice Direttore e la redazione risulta composta dal notaio Luigi Ferrigno, divenuto Presidente del Centro Culturale Sant’Agostino, e da Giacomo Cabrini, Gianfranco Belluti, Laura Di Pierro, Edoardo Edallo, Marco Ermentini e Ida Zucca. Si tratta di un mix di persone abbastanza variegato e indicativo di quel momento di transizione generale, che non può non riguardare anche un’istituzione importante come il Museo e quindi la sua rivista. Nel 1986 esce il primo dei “Quaderni” di Insula Fulcheria, come supplemento al sedicesimo numero di quell’anno, a cura di Edoardo Edallo, responsabile di questa serie dei “Quaderni”.
Visto l’incarico assegnato a un Direttore ormai sull’ottantina e non presente in città come Mario Mirabella Roberti, il ruolo di Carlo Piastrella assume un rilievo sempre maggiore. Originario di Pontremoli, divenuto responsabile per concorso della Biblioteca di Crema nel 1970 in sostituzione di Laura Oliva, trasferita a Vicenza, il dott. Carlo Piastrella diventa poi Direttore del Museo e della Biblioteca fino al 31 gennaio 2003. Negli anni che seguono, la composizione della redazione cambia varie volte. Escono alcuni dei soggetti citati in precedenza e arrivano, in ordine sparso e per periodi diversi, in certi casi anche molto brevi, Celestino Cremonesi, Enzo Bettinelli, Walter Venchiarutti, Giorgio Guerrini, Bruno Moruzzi, Cesare Alpini. Qualcuno è solo di passaggio, qualcun altro resta stabilmente. È il secondo periodo della vita di Insula Fulcheria, quello della “rinascita” e della ripresa delle attività dopo il decennio di silenzio. Dal ventunesimo numero del 1991, Carlo Piastrella diventa Condirettore ed esercita una funzione di direzione ormai piena ed esplicita sui processi editoriali. In quell’anno il Comitato di Redazione risulta composto da Luigi Ferrigno, sempre in un ruolo di supervisione redazionale, e da Cesare Alpini, Gianfranco Belluti, Giorgio Guerrini, Bruno Moruzzi e Walter Venchiarutti. Due anni dopo, nel 1993, Roberto Martinelli assume i compiti della Segreteria di Insula Fulcheria, incarico che mantiene fino all’anno 1998 compreso.
I contenuti della rivista offrono in questo periodo, che dura per tredici anni, dal 1983 al 1994 compresi, una notevole varietà di contributi e di autori, con una eterogeneità e una ricchezza di articoli dovute probabilmente anche alle varie situazioni redazionali che si succedono nel tempo. Insula Fulcheria si mantiene tra le duecento e le duecentocinquanta pagine per numero, spaziando dalle materie storiche all’archeologia, dalle arti figurative alla letteratura, dalla linguistica al collezionismo, dal costume locale ad altri ambiti culturali di volta in volta ritenuti degni di attenzione. Non mancano le rubriche, gli articoli sulle tesi di laurea, i resoconti sulle attività del Museo. Tutto ciò è reso possibile dai contributi erogati dalla Banca Popolare di Crema, a partire dai fondi per la ripresa delle pubblicazioni nel 1983. È da rammentare infatti il fondamentale ruolo esercitato dal Presidente di questa banca, Cesare Pasquali, nell’assicurare le risorse necessarie alla rivista per poter ritornare in attività.
Un terzo periodo della vita di Insula Fulcheria inizia nel 1995 con il venticinquesimo numero. I contenuti della rivista evidenziano, negli otto anni che portano al 2002 compreso, una sostanziale continuità con quelli del periodo precedente, sia pure con avvicendamenti di autori e di argomenti frutto di una fisiologica rotazione di situazioni culturali e di scelte editoriali in normale evoluzione. Si ritiene però opportuna una distinzione dal periodo precedente perché si assiste a una novità organizzativa che in genere, in simili realtà editoriali, è di un certo rlievo. Infatti, una variazione significativa consiste nel fatto che il precedente sistema di gestione della rivista, basato su una redazione composta da una mezza dozzina di componenti, lascia il posto a una ben diversa modalità di conduzione delle attività redazionali. Dal 1995 scompare infatti il Comitato di Redazione e appaiono solo i ruoli del Direttore, Mario Mirabella Roberti, e del Condirettore, Carlo Piastrella, con il supporto di Roberto Martinelli come Segreteria. Dal ventinovesimo numero del 1999, il ruolo di Direttore viene riconosciuto a Carlo Piastrella anche in modo formale, mentre Carlo Mirabella Roberti, ormai novantenne, viene da quel momento qualificato come Direttore “ad honorem”. Sempre dal 1999, scompare dai frontespizi della rivista anche Roberto Martinelli, fino ad allora incaricato della Segreteria.
Naturalmente, ci sono forme di collaborazione informali, tali da supportare il Direttore nei processi redazionali e nei meccanismi operativi necessari per giungere alla pubblicazione dei vari numeri. E in effetti, nella sua seconda “Presentazione” come Direttore, quella del trentesimo numero dell’anno 2000, Carlo Piastrella, oltre a esprimere i propri ringraziamenti “agli autori, alla Banca Popolare di Crema per la sperimentata disponibilità, al tipografo Leva per la perizia e la … pazienza”, ringrazia i “dipendenti del Museo per la passione con cui eseguono il lavoro redazionale”. Questi dipendenti sono Roberto Martinelli e Franca Fantaguzzi. Sono i due collaboratori del Museo che, tra le loro incombenze lavorative, curano anche, proprio dal 1995, la sezione della rivista con le “Attività del Museo Civico”. Lo stesso ringraziamento è ribadito nella “Presentazione” al trentaduesimo numero del 2002, in cui Carlo Piastrella si accommiata (“Nuc dimittis …”) non solo dalla rivista ma anche dall’Amministrazione municipale, in ragione del suo pensionamento. Viene poi a mancare nel 2019. Per cui, i numeri di Insula Fulcheria usciti in questi otto anni vengano regolarmente e validamente realizzati in assenza di un Comitato di Redazione formalmente costituito e ufficialmente riconosciuto.
Questi numeri continuano ad avere in media dalle duecento alle duecentocinquanta pagine. Gli autori sono di tutto rispetto e gli articoli esprimono contenuti di un buon livello qualitativo. Insomma, è una situazione che fa riflettere. Sono però da tenere presente anche i rilievi di Edoardo Edallo, Presidente del Gruppo Antropologico Cremasco, in Il Museo e la sua rivista, tra cultura antropologica e cultura letteraria, in Insula Fulcheria, nº L, Fantigrafica, Cremona 2020, p. 25, laddove afferma che Carlo Piastrella “realizzò la rivista in completa autonomia, senza che la Commissione Museo (pur indicata sul frontespizio come C.d.R.) fosse coinvolta, riportandola a una funzione di tipo tradizionale, con saggi specialistici vari, benvisti dall’élite culturale cittadina, ma ormai slegati da ogni operatività territoriale del Museo”. Tuttavia, non si sono rinvenute sui frontespizi dei numeri in questione le asserite indicazioni di una Commissione Museo (specificata come “C.d.R.”) che sarebbe stata da coinvolgere in quanto facente funzione di Comitato di Redazione in quel periodo.
Un fatto che non riguarda direttamente Insula Fulcheria ma che, in quegli stessi anni, coinvolge il Centro Culturale Sant’Agostino nel suo complesso è quello del trasferimento della Biblioteca nel restaurato Palazzo Benzoni in via Civerchi. Il progetto, iniziato nel 1997 con il restauro dell’immobile, finanziato soprattutto con fondi regionali, arriva a compimento nel 2002 con l’inaugurazione dei nuovi locali della Biblioteca. L’operazione “liberò ampi spazi al Sant’Agostino, lasciando però il Museo orfano e segnando la fine del CCSA unitario. L’idea di un unico centro pubblico, capace di organizzare la cultura della città, ora veniva meno anche fisicamente”. Così Edoardo Edallo, in Il Museo e la sua rivista …, cit., p. 26. Dal 2003 Roberto Martinelli viene nominato Direttore del Museo e Thea Ravasi ne diviene la Conservatrice. Nel 2011 le succede in questo ruolo Germana Perani. Dall’agosto 2006 la Direzione del Museo passa alla cremonese Francesca Moruzzi, nominata quell’anno Responsabile dei Servizi Culturali Bibliotecari, Archivistici e Museali del Comune di Crema. Francesca Moruzzi era già stata nominata responsabile della Biblioteca (Servizi Bibliotecari e Archivistici) dal luglio 2001. Dal gennaio 2016 la dott.ssa Francesca Moruzzi è Coordinatrice Responsabile del Settore Cultura, Eventi e Turismo del Comune di Crema ed è la principale interlocutrice, insieme all’Assessorato alla Cultura, del Direttore responsabile di Insula Fulcheria. Ma torniamo ora al 2003, l’anno in cui ha inizio l’ultimo periodo della vita della rivista, ancora in corso.
“Poco tempo prima che questo numero di Insula venisse definitivamente varato, il Sindaco dott. Claudio Ceravolo mi proponeva l’incarico di presiedere, nella qualità di direttore responsabile, il gruppo redazionale della rivista, comprendente l’assessore pro tempore alla cultura e il responsabile in carica del Museo civico”. Questo l’inizio del testo (“Ai Lettori”) del nuovo Direttore della rivista, don Marco Lunghi, che precede la “Presentazione” del trentatreesimo numero dell’anno 2003. È ribadito il sistema di nomina diretta del Direttore da parte del Sindaco della città di Crema, incarico in genere rinnovabile annualmente, ed è confermato lo stretto rapporto con l’Assessorato alla Cultura e con la Direzione del Museo, tanto ai fini decisionali, quanto per le attività di pianificazione, gestione e controllo della rivista. Siamo agli inizi di un ventennio caratterizzato da notevole stabilità, in cui Insula Fulcheria mantiene una sostanziale univocità e continuità di guida, di organizzazione, di meccanismi operativi interni, di sistemi di relazione verso l’esterno. Ma chi è don Marco Lunghi, il quarto Direttore di Insula Fulcheria, succeduto ad Amos Edallo, Mario Mirabella Roberti e Carlo Piastrella?
Nato il 23 agosto 1933 a Santa Maria della Croce, ordinato sacerdote il 30 maggio 1957, si laurea in Lettere e ottiene la licenza in Teologia. Cappellano a Bottaiano (1957-1962) e a Cremosano (1989-1993), già insegnante in Seminario (1964), poi Presidente delle edizioni Buona Stampa, può vantare un periodo come docente di Antropologia culturale presso la facoltà di Scienze della Formazione all’Università Cattolica di Brescia, oltre che ricerche importanti sul campo di etno-antropologia in diversi paesi stranieri. Non è quindi un antropologo della domenica. È attualmente Direttore dei corsi di UniCrema. Da vent’anni è il “padre” della rivista, che guida con intelligenza organizzativa, accortezza relazionale e cortese autorevolezza. Ne ricostituisce gradualmente gli organismi funzionali, a partire dal 2004, anno in cui compaiono Roberto Martinelli come Capo Redattore e Veronica Del Lago come Coordinatrice. Dal 2005 ritornano una Redazione ufficiale, composta da Giovanni Giora, Emanuele Picco, Daniela Ronchetti e Walter Venchiarutti, e una Segreteria composta da Daniela Bianchessi e Giovanni Castagna. Il trentacinquesimo numero del 2005 è il primo numero doppio annuale nella storia della rivista (quasi 580 pagine), mentre escono due “Quaderni”, il secondo e il terzo della serie (supplementi rispettivamente dei numeri del 2004 e del 2005). Esce poi un numero non doppio nel 2006, però di quasi 550 pagine. Sin dal trentaquattresimo numero del 2004, la rivista viene divisa in due parti: nella prima è ospitato un “tema monografico”, definito di anno in anno, mentre nella seconda sono collocati gli articoli aventi i consueti contenuti storici, artistici e d’altro genere. Non manca lo spazio per le tesi di laurea, le attività del Museo e le varie rubriche.
Dal trentaseiesimo numero del 2006 viene formalizzato un vero e proprio Comitato di Redazione, composto da Franco Bianchessi, Mario Cassi, Giovanni Giora, Emanuele Picco e Walter Venchiarutti. La Segreteria resta composta da Daniela Bianchessi e Giovanni Castagna. Un’importante novità è la creazione, sempre dal 2006, di un Comitato Scientifico. I suoi membri sono Giuliana Albini, Cesare Alzati, Anna Cabrini, Renata Casarin, Franco Giordana, Lynn Pitcher, Giovanni Plizzari, Luciano Roncai e Juanita Schiavini. Prosegue intanto a Crema il venticinquennio politico che vede quasi sempre alla guida del Comune le forze di centro-sinistra, con il decennio dei due mandati di Claudio Ceravolo, poi l’interruzione avvenuta col mandato di Bruno Bruttomesso (centro-destra), quindi il decennio del doppio mandato di Stefania Bonaldi. In questo arco di tempo, i vari Assessorati alla Cultura si limitano quasi sempre a una supervisione di massima dell’operato del Direttore della rivista, senza interferire con le sue scelte editoriali e senza intervenire nelle varie nomine, sia riguardo al Comitato di Redazione che in merito al Comitato Scientifico. La partecipazione all’uno o all’altro Comitato avviene in base a meccanismi di cooptazione basati sulla discrezionalità del Direttore. Sia l’Assessorato alla Cultura, sia la Direzione del Museo non entrano nel merito di tali cooptazioni e la vera struttura decisionale ufficiale e formale resta unicamente quella che vede il Direttore della rivista interloquire con l’Assessorato alla Cultura e con la Direzione del Museo. Ciò non impedisce un mero riconoscimento de facto, anche sui frontespizi della rivista, dei due Comitati.
Questa libertà di azione e questa discrezionalità decisionale favoriscono buoni risultati. Per i cinque anni dal 2007 al 2011, la rivista esce sempre in numero doppio annuale. Come già accaduto per l’anno 2005, il primo volume riguarda il “tema monografico”, mentre il secondo contiene tutti gli altri articoli. Si va dalle 630 alle 690 pagine complessive annue. Come supplemento al trentanovesimo numero del 2009, viene pubblicato il quarto “Quaderno” della serie, di circa 260 pagine. É evidente quanto il valore di una rivista non si valuti tanto sulla scorta della quantità di pagine stampate ma soprattutto in base alla qualità dei testi che vi sono pubblicati. Per cui, su tale punto, nulla quaestio. Va però fatto presente l’impegno profuso in questi anni e va apprezzato il cospicuo risultato editoriale che emerge da una tale quantità di contributi offerti e di materie trattate, anche alla luce del fatto che le persone coinvolte nella realizzazione dei vari numeri agiscono in modo del tutto volontario e disinteressato. Quanto alla qualità, senz’altro più che valida, di queste pubblicazioni, esula da tale sede ogni intendimento di valutazione o pretesa di giudizio.
Dal 2007 il Direttore don Marco Lunghi è assistito da un Vice Direttore, Walter Venchiarutti. Soresinese ma cremasco d’adozione, già autore nel numero tredicesimo del 1983 di un significativo articolo dal titolo “Per una ricerca antropologica” (un testo veramente premonitore per i successivi sviluppi di Insula Fulcheria), Walter Venchiarutti acquisisce un ruolo di sempre maggiore impulso, definizione e conduzione delle attività del Comitato di Redazione, coadiuvando in modo sempre più fattivo e decisivo il Direttore e sgravandolo da molti adempimenti correnti e da numerose incombenze operative. L’articolo precitato tratta anche del Gruppo Antropologico Cremasco, formatosi pochi anni prima e allora composto, oltre che da Walter Venchiarutti, da don Marco Lunghi, Edoardo Edallo, Daniela Ronchetti, Rosella Dossena e Dina Fiameni. Sempre nel 2007 Emanuele Picco risulta come Coordinatore, mentre il Comitato di Redazione si riduce a Franco Bianchessi, Mario Cassi e Giovanni Giora. Restano immutati il Comitato Scientifico e la Segreteria. Negli anni che seguono, la struttura organizzativa della rivista subisce variazioni di nomi e di compiti, ferme restando le figure del Direttore e del Vice Direttore, che assicurano continuità alla linea editoriale. Dal 2007 non è più Tino Leva, fornitore storico della rivista per la parte tipografica, a ricevere l’incarico della stampa, se non per i numeri del 2008 e del 2012.
Dal quarantaduesimo numero del 2012, Insula Fulcheria riprende a essere pubblicata con un volume singolo annuale. D’ora in avanti si resta tra le 320 e le 450 pagine. In questo numero del 2012 si comunica che tutti gli articoli dal 1962 al 2011 risultano disponibili e scaricabili in formato PDF dal sito del Comune di Crema (e così sarà anche per gli articoli dei numeri successivi). Si pubblica un articolo del Vice Direttore, dal titolo “Cinquanta anni di Storia”, interessante anche per cogliere il tipo di auto-percezione che chi guida la rivista possiede in merito ai ruoli, alle funzioni, agli avvenimenti e alle varie fasi della storia editoriale: si parte dalla fase della “infanzia mitica”, si attraversano quelle della “adolescenza esuberante” e poi della “giovinezza autorevole”, per giungere infine a quella della “maturità antropologica”. Esiste ormai una saldatura importante e anche una certa sovrapposizione identitaria tra la Direzione e, in parte, il Comitato di Redazione, da un lato, e il Gruppo Antropologico Cremasco, dall’altro, in termini di persone, contenuti, sistemi di gestione, sede, supporti di segreteria. Sempre nel 2012 il Comitato di Redazione viene potenziato di numero e risulta composto da Elena Benzi, Franco Bianchessi, Piero Carelli, Mario Cassi, Giovanni Castagna, Giovanni Giora, Roberto Knoblock ed Emanuele Picco. Scompare la Segreteria, di cui aveva fatto parte Elena Benzi nel solo anno 2011. Resta immutato il Comitato Scientifico, con l’unica variazione di Cesare Alpini al posto di Anna Cabrini.
Negli anni successivi e fino a oggi, Insula Fulcheria prosegue nel suo cammino consolidato, basandosi sullo sperimentato gruppo di lavoro redazionale, ormai ben collaudato e quasi sempre coeso. Si realizzano pubblicazioni nelle quali il taglio antropologico della rivista, veicolato soprattutto dal “tema monografico” annuale, viene fatto coesistere con le parti tradizionalmente dedicate alla ricerca storica, alla critica artistica, alla letteratura e ad altri temi che vengono proposti nel corso degli anni dai vari autori invitati a collaborare dalla Direzione. Anche la scelta degli autori, come quella dei membri dei due Comitati, è lasciata infatti alla discrezionalità dei ruoli direttivi di Insula Fulcheria. Per il “tema monografico” annuale e per le altre aree tematiche sono individuati dei “referenti” di redazione, ai quali cui gli autori si correlano per le fasi di scelta, elaborazione e verifica dei testi. Al Museo sono in genere riservate alcune decine di pagine in coda alla rivista. Si sviluppa negli ultimi anni un rapporto, per così dire, piuttosto dialettico tra la Direzione e il Comitato Scientifico, soprattutto a partire dal 2017, riguardo al ruolo effettivo e alle reali competenze di tale Comitato. Dopo le dimissioni di alcuni suoi membri, nel 2020 questo Comitato viene ridefinito con quattordici componenti: Giuliana Albini, Cesare Alpini, Christian Campanella, Roberta Carpani, Marilena Casirani, Nicoletta Cecchini, Alessandra Chiapparini, Valerio Ferrari, Sara Fontana, Pietro Martini, Filippo Piazza, Giovanni Plizzari, Giovanni Righini e Paola Venturelli. Dopo una fugace ricomparsa della Segreteria nel 2018, con Daniela Bolis, nel 2020 viene incaricata dei compiti di Segreteria Graziella Vailati. Dopo l’ultima variazione del 2021, il Comitato di Redazione risulta oggi composto da dieci persone: Elena Benzi, Franco Bianchessi, Piero Carelli, Mario Cassi, Edoardo Edallo, Giovanni Giora, Roberto Knoblock, Bruno Mori, Antonio Pavesi e Alvaro Stella. Sommando i membri dei due Comitati, la Segreteria, il Vice Direttore e il Direttore, si arriva a ventisette persone. L’ultimo numero della rivista, quello del 2021, è il cinquantunesimo pubblicato.
In conclusione, il ventennio trascorso (che potremmo definire il “ventennio antropologico”), quello del quarto periodo dell’esistenza di Insula Fulcheria, offre un consuntivo più che valido. Forse sarebbe giunto il momento di fare tesoro dei risultati positivi ottenuti in questo periodo e provare a rivolgere lo sguardo ai prossimi anni con spirito rinnovato e con elementi di novità in grado di migliorare ulteriormente il già significativo percorso svolto sinora. Si tratta però di riflessioni e considerazioni che vanno riservate ai ruoli competenti, a partire da quelli politici e amministrativi, come l’Assessorato alla Cultura, e da quelli responsabili delle istituzioni culturali cittadine, come la Direzione del Museo. Tuttavia, il discorso sulle prospettive e sulle opportunità di Insula Fulcheria meriterebbe un articolo a parte.
Foto 1 – Amos Edallo, Mario Mirabella Roberti, Carlo Piastrella
Foto 2 – Don Marco Lunghi, Walter Venchiarutti, Edoardo Edallo
Foto 3, 4, 5, 6 – La “Serie Storica” e i primi due numeri dopo la ripresa.
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commenti
walter venchiarutti
7 aprile 2022 06:32
Mi complimento con il Dott. Pietro Martini, ad oggi il suo saggio, dedicato alla rivista Insula Fulcheria, è il migliore e più completo che sia stato scritto e pubblicato. Ha colto in pieno identità, finalità e modalità perseguite
Edoardo Edallo
7 aprile 2022 06:47
Ottimo
Pietro Martini
8 aprile 2022 11:13
Ringrazio molto entrambi per i commenti positivi all'articolo, anche per il ruolo che avete in Insula Fulcheria.
Approfitto per correggere un refuso: "Nunc dimittis" (mancava una "n").