11 giugno 2025

Santa Croce di Polesine, minuscolo borgo all'epoca diocesi di Cremona, diede due vescovi a Melfi (Lucania)

Ricorre in questi giorni (esattamente il 15 giugno) il 360esimo anniversario della morte di monsignor Lazzaro Caraffini, figura di spicco del clero cremonese del Seicento prima di diventare vescovo di Melfi e Rapolla prima e di Como poi (la diocesi retta oggi dal cardinale Oscar Cantoni, in  precedenza vescovo di Crema). Monsignor Caraffini nacque a Santa Croce di Polesine (oggi Polesine Zibello) il 16 giugno 1594 e morì a Como il 15 giugno 1665.  Fu il secondogenito dei quattro figli di Giovanni Maria Caraffini, patrizio cremonese, che lo avviò alla carriera ecclesiastica per assecondare quella vocazione che in lui si era manifestata sin dalla più tenera età. Secondo la consuetudine in vigore ai tempi nelle famiglie in vista per nobiltà e censo ricevette la prima istruzione da protettori per poi entrare nel seminario di Cremona dove frequentò i corsi regolari di studio fino all’ordinazione sacerdotale. Nella Chiesa cremonese ricoprì diverse dignità e nel 1622 papa Urbano VIII lo nominò vescovo di Melfi e Rapolla, in terra Lucana, per poi trasferirlo, tre anni dopo, alla cattedra episcopale di Como dove succedette al fanatico persecutore di eretici Desiderio Scaglia. L’episcopato di monsignor Caraffini segnò pagine gloriose nella storia della Chiesa lariana, eresse ventidue nuove parrocchie e consacrò quattordici chiese. Stimato e venerato dal suo popolo per la vasta dottrina e le grandi opere di carità e bontà realizzate morì all’età di 75 anni e venne sepolto nella cattedrale di Como. Come anticipato, monsignor Caraffini nacque a Santa Croce, in terra di Po, un piccolo borgo che non ha mai superato le poche centinaia di abitanti. Che in un piccolo centro di campagna possano nascere, in tre secoli, due vescovi, è già un fatto più straordinario che singolare. Che i due vadano a poi a reggere la stessa diocesi, a quasi 800 chilometri di distanza, prima di essere entrambi trasferiti in sedi più prestigiose, è una coincidenza che ha dell’incredibile, se non del soprannaturale.  Il fatto è presto spiegato e riguarda appunto  due prelati: Lazzaro Caraffini e Alberto Costa, nati per altro in due abitazioni poste e non più di trecento metri l’una dall’altra lungo la stessa direttrice, quella che collega Polesine e Zibello Il primo, Lazzaro Caraffini, dopo le dignità ricoperte a Cremona, fu appunto eletto vescovo di Melfi e Rapolla (località della provincia di Potenza) nel 1622, per poi essere trasferito a Como nel 1626, reggendo quindi per poco più di tre anni la diocesi lucana. Il secondo, Alberto Costa, nato a Santa Croce il 15 marzo 1873, fu eletto a sua volta vescovo di Melfi e Rapolla nel 1912. Alla sua diocesi, nel 1924, la Santa sede unì anche la città di Venosa, patria di Orazio. In terra lucana rimase molto più del suo predecessore, fino al 1928 quando fu trasferito a reggere la diocesi di Lecce, dove morì nel 1950. Sia monsignor Caraffini che monsignor Costa sono ricordati in due lapidi poste all’ingresso della chiesa parrocchiale di Santa Croce, quella in cui hanno mosso i primi passi della loro fede ed in cui, evidentemente, è stato “messo a dimora” il seme della loro vocazione sacerdotale.   Notizie storiche a parte, resta l’interrogativo su questa incredibile coincidenza storica di due vescovi nati a meno di tre secoli di distanza nello stesso, minuscolo borgo, che hanno iniziato il ministero episcopale nella medesima città, nella stessa cattedrale, a quasi 800 chilometri di distanza dalla terra natale. Per un credente, forse, verrebbe fin troppo facile dire che tutto questo dipende dall’azione dello Spirito Santo, le cui vie sono inaccessibile e imperscrutabili. Ma un agnostico, un non credente, o un semplice dubbioso, può limitare tutto questo alla coincidenza e alla casualità? Non potrebbe essere  che, attraverso i secoli, un invisibile filo snodatosi attraverso i percorsi della mistica e del soprannaturale abbia unito, attraverso le figure di due vescovi, le terre del Grande fiume a quelle della lontana Lucania? Domande a cui, certamente, non è possibile dare una risposta. Ma di certo il 360esimo anniversario della morte di monsignor Caraffini non può passare “sotto l’uscio” e si è ritenuto doveroso ricordarlo.

Eremita del Po

Paolo Panni


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