Il Po sfonda ogni record negativo. Siccità estrema, acqua salata di mare che risale inquinando le falde: il bilancio di un 2023 drammatico
Il Po sfonda ogni record negativo. Al rilevamento finale di Pontelagoscuro la portata del fiume e' scesa a toccare mc/s 338,38 , cioe' oltre 100 metri cubi al secondo in meno del minimo storico di aprile e ben al di sotto dei 450 dei metri cubi al secondo, considerati il limite sotto cui il fiume e' inerme di fronte alla risalita del cuneo salino. Ad attestarlo e' il settimanale report dell'Osservatorio Anbi sulle risorse idriche, che rende noto come il bollettino del Consiglio Nazionale Ricerche di marzo certifichi che il 35,3% delle aree agricole irrigue, negli scorsi 24 mesi, ha sofferto di siccita' severa-estrema; inoltre, in Piemonte, Lombardia, Trentino ed Emilia, la combinazione "anomalia termica-deficit pluviometrico" ha raggiunto il livello massimo. Non solo: nel siccitoso 2022 questi dati vennero registrati il 4 giugno, vale a dire che il piu' importante corso d'acqua italiano vive una condizione di crisi idrica estrema, da monte a valle, con ben 40 giorni di anticipo sul drammatico anno scorso. L'ingressione salina sta gia' condizionando un'altra stagione agricola nel delta polesano, i cui bracci sono colmi di acqua marina, inquinando falde e terreni.
Altro dato indicativo di un'emergenza, che sta salendo, e' quello delle riserve idriche della Lombardia: manca il 58,4% di risorsa rispetto alla media storica ed il 12,55% sul 2022. Cresce anche il deficit di neve, che si attesta a - 68,8% rispetto alla media, cioe' quasi il 10% sotto il minimo storico ed il 20% in meno rispetto al gia' deficitario 2022. Stabile sui valori dello scorso anno e' la portata del fiume Adda, inferiore pero' di oltre 30 metri cubi al secondo rispetto al 2017; calano Serio, Oglio e Mincio. Tra i grandi laghi, maggiormente in crisi e' sempre quello di Garda, penalizzato dall'abnorme differenziale tra afflussi quasi azzerati e deflussi (circa 38 metri cubi al secondo) necessari per l'equilibrio dei territori a valle; rispetto all'anno scorso, al livello del piu' grande lago italiano manca oltre mezzo metro d'acqua. Tra gli altri bacini, Maggiore e Lario sono in calo, mentre il Sebino cresce leggermente. In Valle d'Aosta, in 2 giorni sono caduti circa 30 centimetri di neve sulle Grandes Murailles, mentre decrescono le portate di Dora Baltea e torrente Lys. In Piemonte, le portate di tutti i fiumi, ad eccezione della Stura di Lanzo, subiscono cali. In Liguria rimangono stabili i flussi negli alvei di Entella, Magra, Argentina e Vara, l'unica pero' ad avere un livello superiore alla media mensile. In Veneto, il fiume Adige scende di ben 34 centimetri al di sotto dei 4 metri sullo zero idrometrico: per il periodo e' il dato piu' basso del decennio. Cala anche il Piave, mentre restano invariati i livelli di Brenta e Livenza; in crescita il Bacchiglione. Il Canale Emiliano Romagnolo ha raggiunto il livello di massima attenzione presso l'impianto idrovoro Palantone di Bondeno entrando, di fatto, nello stato di preallarme a fronte di un quadro idrico complessivo, che appare anticipatamente critico di ben due mesi. La neve in Emilia Romagna si e' quasi completamente sciolta; i bacini montani tra i fiumi Parma e Trebbia (mm.195 di pioggia caduti nel 2023 contro una media di mm.365) soffrono di deficit idrico estremo. Tornano sotto i minimi storici le portate in alveo di Secchia ed Enza, ma e' marcato anche il calo dei fiumi romagnoli e del Reno, che finora sembravano affrontare meglio questa stagione idrologica complessa. "Settimana dopo settimana si aggrava la situazione idrica nel Nord Italia con crescenti conseguenze sull'economia e l'ambiente dei territori.
"Ovunque i Consorzi di bonifica ed irrigazione stanno attrezzandosi per gestire al meglio la prossima stagione irrigua, consci delle enormi difficolta', che li attendono. Di fronte all'emergenza ed in attesa dell'operativita' alle scelte del Governo, non possiamo che chiedere alle Autorita' competenti il rispetto delle priorita' di legge, che garantiscono per le risorse idriche, dopo l'uso umano, quello agricolo" conclude il direttore generale di ANBI, Massimo Gargano.
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