Il portale d'ingresso del Curgnac di Solarolo Monasterolo è in pericolo. Servono almeno 100mila euro per le riparazioni del tetto che è in gravi condizioni
E’ in serio pericolo una delle strutture più imponenti, suggestive e singolari del territorio fluviale. Il maestoso portale di ingresso della cascina Maggi Stanga del Cornacchio di Solarolo Monasterolo, presenta lesioni e cedimenti che potrebbero comprometterne la stabilità ed è urgente intervenire. Se è vero che la cascina interna è di proprietà privata, è altrettanto vero che il portale, con lo splendido timpano curvilineo suggellato da un lungo pinnacolo in cima al quale spicca quello che molti ritengono essere un corvo, è di proprietà comunale e le lesioni che purtroppo presenta sono importanti. Trovare centomila euro (questa è la cifra che, a spanne, dovrebbe servire) per sistemare la storica struttura, restaurarla e metterla in sicurezza, per un piccolo Comune di poche centinaia di abitanti come Motta Baluffi è una impresa ardua e ora la speranza è che si possano reperire i fondi per salvare un simbolo dell’architettura rurale cremonese e delle terre di fiume.
Di un recupero della Villa Maggi Stanga del Cornacchio si parla da molti anni; a riguardo, nel novembre 2003 (quindi quasi 23 anni fa), quando era sindaco Franco Albertoni, il sandanielese Alberto Assandri aveva presentato una tesi di grande interesse, divenuta un volume, laureandosi in architettura all’Università degli studi di Firenze. Di quel volume, del tutto artistico e realizzato con contributo dell’Unione dei Comuni Municipia, si possono ancora trovare copie in municipio.
Per quanto riguarda la statua, detta del corvo, che per decenni è rimasta sulla cuspide del portale della cascina ed è, da sempre, simbolo tanto della corte quanto del luogo, in pochi sanno che l’originale, da almeno quarant’anni non si trova più sulla sommità del portale ma è conservata, “ferita” nella sala consiliare del municipio. Come evidenzia anche Assandri nella sua tesi la statua è precipitata, ormai molti anni fa, forse colpita da un fulmine o forse abbattuta da raffiche di vento. Presenta, come si può facilmente notare, numerosi fori causati da proiettili. C’è chi sostiene che a colpire la statua siano stati cacciatori che la usavano come bersaglio e chi, invece, ritiene che si tratti di “lasciti” della seconda guerra mondiale. In ogni caso, come conferma anche Assandri nei suoi studi, quello in questione non è un corvo ma un rapace che tiene tra gli artigli un volatile più piccolo ed ha le ali spiegate a rappresentarne la cattura.
Potrebbe trattarsi di un avvoltoio, già simbolo della famiglia Silva, ma su questo restano forti dubbi anche a fronte del fatto che la famiglia in questione non è mai stata proprietaria della tenuta, acquistata dal marchese Vincenzo Stanga con gli averi della sostanza Silva. L’appellativo di “corvo” è probabilmente dovuto all’annerimento della statua e dal fatto che le cornacchie sono molto diffuse in pianura. Una storia, anche questa, che andava doverosamente spiegata, con la speranza che il maestoso portale, possa tornare presto in sicurezza e al suo originario ed antico splendore.
Eremita del Po
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